Dopo poco
più di un anno l’Ucraina è tornata
a votare. E cosa resta della Rivoluzione Arancione che
aveva sconfitto il regime decennale di Leonid Kuchma,
che chiamavano “l’uomo di Mosca”,
e portato in trionfo il nuovo presidente Yushenko?
In questi mesi, dagli allori di quello storico dicembre
del 2004, il governo ucraino dell’alleanza arancione
si è diviso, è stato colpito da scandali
e guerre del gas, si è sciolto. Ma la rivoluzione
rimane, resiste perché, ha scritto Tatiana Zhurzhenko,
“è stata un’esperienza di libertà,
in cui ciascuno poteva sentirsi un cittadino dell’Ucraina,
un’esperienza unica che fino a quel momento, per
gli ucraini, era mancata”.
Ma quell’esperienza resta nella storia e nell’immaginario
collettivo ucraino come un “mito senza eroi”.
Gli eroi di allora infatti, hanno ceduto la maggioranza
relativa al Partito delle Regioni di Viktor Yanukovic
(ex delfino di Kuchma e rappresentante delle forze sconfitte
dalla rivoluzione) che ha conquistato circa il 30% delle
preferenze; sopra il 26% è arrivato il Blocco
Arancione di Yulia Timoshenko, affermandosi come la
forza che più di tutte ha tra le mani l’eredità
della Rivoluzione, mentre si è fermato intorno
al 14% Viktor Yushenko con il suo Ucraina Nostra.
Il passato ritorna, dunque, ma senza i numeri per governare,
che rimangono, sommati, nelle mani delle forze che mobilitarono
il cambiamento del 2004. Per capire di più del
risultato elettorale abbiamo fatto qualche domanda a
Tatiana Zhurzhenko, esperta di politica ucraina e di
storia dell’Europa Orientale.
Chi è il vero vincitore delle elezioni?
Difficile dire ora chi sia il vincitore. Ucraina Nostra,
sembra essere il partito politico che ha perso, e questo
rappresenta anche una sconfitta personale per il presidente
del paese e leader del partito Yushenko. O almeno, se
proprio non volgiamo dire che abbia perso, dobbiamo
ammettere che si trovi ora in una situazione difficile.
Se guardiamo agli altri partiti viene da osservare che
Yanukovich, uscito sconfitto dalla Rivoluzione Arancione
del 2004, ha conservato un elettorato più o meno
stabile che ha espresso di nuovo una preferenza in suo
favore e che possiamo circoscrivere alle regioni orientali
e meridionali del paese che non hanno mai accettato
la Rivoluzione.
L’elettorato che un anno e mezzo fa scese in piazza
a dimostrare e portò l’Ucraina a nuove
elezioni fino alla vittoria di Yushenko, al momento
è diviso e, in maniera abbastanza inaspettata,
si è espresso in favore di Yulia Timoshenko e
del suo Blocco Arancione.
Come molti commentatori hanno detto e scritto, molti
di questi elettori che hanno creduto alle voci che prima
del voto parlavano di una programmata alleanza tra Yushenko
e Yanukovich, all’ultimo momento hanno deciso
di votare per la Timoshenko.
Quali indicazioni possiamo trarre da questi
risultati?
La prima reazione, a caldo, è quella di dire
che il risultato elettorale rappresenta una seconda
chance per la Coalizione Arancione. Allo stesso tempo,
però, questa coalizione sembrerebbe essere molto
instabile poiché, non dobbiamo dimenticarlo,
all’interno di Ucraina Nostra esiste un’ala
molto vicina al Partito delle Regioni di Yanukovich,
un’ala che non dà molto peso alle differenze
ideologiche nella formazione di una coalizione di governo.
Da una parte, Yushenko è messo sotto pressione
dalle aspettative dei cittadini per una nuova coalizione
Arancione; dall’altra parte però, la sua
posizione tra gli elettori delle regioni orientali è
ora più debole che mai e potrebbe essere tentato
dall’idea di un’alleanza con Yanukovich.
Aggiungiamo poi che Yulia (Timoshenko, ndr)
rappresenta per il presidente un partner molto difficile.
Seondo alcuni commentatori queste elezioni
sono per Yushenko, al tempo stesso, una sconfitta ma
anche una vittoria. È stato un voto molto trasparente
che si è svolto in condizioni democratiche, e
questo in fondo si deve anche a lui.
Credo che la risposta a questa domanda potremmo darla
solo tra qualche anno, quando riusciremo a guardare
agli avvenimenti di oggi da una certa distanza storica.
È vero, la sconfitta relativa subita da Yushenko
può anche essere letta come una conquista: dopo
dieci anni di regime capeggiato da Kuchma, per la prima
volta il partito del presidente in carica non ha abusato
del proprio potere per vincere le elezioni, e l’immagine
di Yushenko, soprattutto all’estero, trarrà
profitto da questo.
E allora quali sono stati gli errori del presidente
che hanno portato il suo partito lontano dalla vittoria?
Ucraina Nostra si è dimostrata spesso, come
dire, poco professionale, perdendo così quei
voti che avrebbe invece potuto portare a casa.
“Poco professionale”: cosa intende
esattamente?
Ad esempio che l’organizzazione delle elezioni
erano state organizzate in maniera approssimativa, la
gente ha aspettato tantissimo davanti ai seggi prima
di votare e, una volta tornata a casa, era arrabbiata
con “le autorità” che al momento
erano associate nell’immaginario collettivo a
Ucraina Nostra.
Durante la campagna elettorale poi, il partito del presidente
ha usato a volte messaggi contraddittori, e così
lo slogan “Non tradire Maytan” (luogo simbolo
della Rivoluzione Arancione, ndr) non ha sortito
altro effetto che quello di irritare i veri sostenitori
della Rivoluzione che ascoltavano simili slogan e allo
stesso tempo vedevano realizzarsi compromessi e avvicinamenti
tra Yushchenko e Yanukovich.
Secondo lei quale messaggio arriva all’Unione
europea da questa tornata elettorale?
Credo che il modo trasparente e democratico in cui
si sono svolte le elezioni ucraine sia un segnale molto
importante per tutto il mondo Occidentale, specialmente
in contrasto con quanto è avvenuto e sta tuttora
avvenendo in Bielorussia.
Molto dei futuri rapporti tra Ucraina e Unione Europa
dipenderanno dal colore del prossimo governo, ma non
credo proprio che ci possano essere dei cambiamenti
radicali nelle relazioni con l’Europa.
E al contrario: vista con occhi ucraini, quale
atteggiamento ci si aspetta ora dall’Ue verso
Kiev?
Credo che l’Unione europea dovrebbe dare all’Ucraina
dei segnali positivi facendo capire che, da parte sua,
non è esclusa la possibilità che Kiev
entri a pieno titolo nell’Ue; capisco bene che
da Bruxelles si voglia evitare ora ogni tipo di impegno
ufficiale, ma aiuterebbe a consolidare le forze democratiche
del nostro paese.
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