297 - 14.03.06


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La Rivoluzione Arancione
è rimasta senza eroi

Tatiana Zhurzhenko con
Mauro Buonocore



Dopo poco più di un anno l’Ucraina è tornata a votare. E cosa resta della Rivoluzione Arancione che aveva sconfitto il regime decennale di Leonid Kuchma, che chiamavano “l’uomo di Mosca”, e portato in trionfo il nuovo presidente Yushenko?
In questi mesi, dagli allori di quello storico dicembre del 2004, il governo ucraino dell’alleanza arancione si è diviso, è stato colpito da scandali e guerre del gas, si è sciolto. Ma la rivoluzione rimane, resiste perché, ha scritto Tatiana Zhurzhenko, “è stata un’esperienza di libertà, in cui ciascuno poteva sentirsi un cittadino dell’Ucraina, un’esperienza unica che fino a quel momento, per gli ucraini, era mancata”.
Ma quell’esperienza resta nella storia e nell’immaginario collettivo ucraino come un “mito senza eroi”. Gli eroi di allora infatti, hanno ceduto la maggioranza relativa al Partito delle Regioni di Viktor Yanukovic (ex delfino di Kuchma e rappresentante delle forze sconfitte dalla rivoluzione) che ha conquistato circa il 30% delle preferenze; sopra il 26% è arrivato il Blocco Arancione di Yulia Timoshenko, affermandosi come la forza che più di tutte ha tra le mani l’eredità della Rivoluzione, mentre si è fermato intorno al 14% Viktor Yushenko con il suo Ucraina Nostra.
Il passato ritorna, dunque, ma senza i numeri per governare, che rimangono, sommati, nelle mani delle forze che mobilitarono il cambiamento del 2004. Per capire di più del risultato elettorale abbiamo fatto qualche domanda a Tatiana Zhurzhenko, esperta di politica ucraina e di storia dell’Europa Orientale.

Chi è il vero vincitore delle elezioni?

Difficile dire ora chi sia il vincitore. Ucraina Nostra, sembra essere il partito politico che ha perso, e questo rappresenta anche una sconfitta personale per il presidente del paese e leader del partito Yushenko. O almeno, se proprio non volgiamo dire che abbia perso, dobbiamo ammettere che si trovi ora in una situazione difficile.
Se guardiamo agli altri partiti viene da osservare che Yanukovich, uscito sconfitto dalla Rivoluzione Arancione del 2004, ha conservato un elettorato più o meno stabile che ha espresso di nuovo una preferenza in suo favore e che possiamo circoscrivere alle regioni orientali e meridionali del paese che non hanno mai accettato la Rivoluzione.
L’elettorato che un anno e mezzo fa scese in piazza a dimostrare e portò l’Ucraina a nuove elezioni fino alla vittoria di Yushenko, al momento è diviso e, in maniera abbastanza inaspettata, si è espresso in favore di Yulia Timoshenko e del suo Blocco Arancione.
Come molti commentatori hanno detto e scritto, molti di questi elettori che hanno creduto alle voci che prima del voto parlavano di una programmata alleanza tra Yushenko e Yanukovich, all’ultimo momento hanno deciso di votare per la Timoshenko.

Quali indicazioni possiamo trarre da questi risultati?

La prima reazione, a caldo, è quella di dire che il risultato elettorale rappresenta una seconda chance per la Coalizione Arancione. Allo stesso tempo, però, questa coalizione sembrerebbe essere molto instabile poiché, non dobbiamo dimenticarlo, all’interno di Ucraina Nostra esiste un’ala molto vicina al Partito delle Regioni di Yanukovich, un’ala che non dà molto peso alle differenze ideologiche nella formazione di una coalizione di governo.

Da una parte, Yushenko è messo sotto pressione dalle aspettative dei cittadini per una nuova coalizione Arancione; dall’altra parte però, la sua posizione tra gli elettori delle regioni orientali è ora più debole che mai e potrebbe essere tentato dall’idea di un’alleanza con Yanukovich. Aggiungiamo poi che Yulia (Timoshenko, ndr) rappresenta per il presidente un partner molto difficile.

Seondo alcuni commentatori queste elezioni sono per Yushenko, al tempo stesso, una sconfitta ma anche una vittoria. È stato un voto molto trasparente che si è svolto in condizioni democratiche, e questo in fondo si deve anche a lui.

Credo che la risposta a questa domanda potremmo darla solo tra qualche anno, quando riusciremo a guardare agli avvenimenti di oggi da una certa distanza storica. È vero, la sconfitta relativa subita da Yushenko può anche essere letta come una conquista: dopo dieci anni di regime capeggiato da Kuchma, per la prima volta il partito del presidente in carica non ha abusato del proprio potere per vincere le elezioni, e l’immagine di Yushenko, soprattutto all’estero, trarrà profitto da questo.

E allora quali sono stati gli errori del presidente che hanno portato il suo partito lontano dalla vittoria?

Ucraina Nostra si è dimostrata spesso, come dire, poco professionale, perdendo così quei voti che avrebbe invece potuto portare a casa.

“Poco professionale”: cosa intende esattamente?

Ad esempio che l’organizzazione delle elezioni erano state organizzate in maniera approssimativa, la gente ha aspettato tantissimo davanti ai seggi prima di votare e, una volta tornata a casa, era arrabbiata con “le autorità” che al momento erano associate nell’immaginario collettivo a Ucraina Nostra.
Durante la campagna elettorale poi, il partito del presidente ha usato a volte messaggi contraddittori, e così lo slogan “Non tradire Maytan” (luogo simbolo della Rivoluzione Arancione, ndr) non ha sortito altro effetto che quello di irritare i veri sostenitori della Rivoluzione che ascoltavano simili slogan e allo stesso tempo vedevano realizzarsi compromessi e avvicinamenti tra Yushchenko e Yanukovich.

Secondo lei quale messaggio arriva all’Unione europea da questa tornata elettorale?

Credo che il modo trasparente e democratico in cui si sono svolte le elezioni ucraine sia un segnale molto importante per tutto il mondo Occidentale, specialmente in contrasto con quanto è avvenuto e sta tuttora avvenendo in Bielorussia.
Molto dei futuri rapporti tra Ucraina e Unione Europa dipenderanno dal colore del prossimo governo, ma non credo proprio che ci possano essere dei cambiamenti radicali nelle relazioni con l’Europa.

E al contrario: vista con occhi ucraini, quale atteggiamento ci si aspetta ora dall’Ue verso Kiev?

Credo che l’Unione europea dovrebbe dare all’Ucraina dei segnali positivi facendo capire che, da parte sua, non è esclusa la possibilità che Kiev entri a pieno titolo nell’Ue; capisco bene che da Bruxelles si voglia evitare ora ogni tipo di impegno ufficiale, ma aiuterebbe a consolidare le forze democratiche del nostro paese.


 

 

 

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