Fa passi
avanti il rapporto tra Islam e Italia. Il 7 marzo la
Consulta islamica ha approvato ad ampia maggioranza
un testo che condanna il fondamentalismo e definisce
il percorso verso la nascita di un autentico Islam italiano.
Organo consultivo del ministero dell’Interno,
composto da sedici membri in rappresentanza di altrettante
comunità islamiche che vivono nel nostro paese,
la neonata Consulta è stata fortemente voluta
dal ministro Giuseppe Pisanu. Nella sua seconda riunione
ufficiale, al Viminale, il 70% della Consulta ha votato
a favore di un testo in cui è stata espressa
“la più ferma condanna di ogni offesa ai
valori e ai simboli religiosi e di ogni reazione illegale
e violenta”, e l’impegno “per la crescita
e la formazione dell’Islam italiano moderato e
integrato”. L’organo si è però
spaccato sui due documenti presentati, dando l’impressione
che si vadano delineando due fronti interni: i “laici”
e i “religiosi”. Il primo testo, più
moderato, è stato appunto approvato da 11 dei
16 membri (di cui due assenti), ed è stato presentato
da Souad Sbai, presidentessa dell’associazione
Donne marocchine.
Il testo condanna il terrorismo (“L’Islam
è una religione di pace. Rigettiamo ogni forma
di estremismo, fondamentalismo, violenza e discriminazione.
Rifiutiamo il terrorismo”). Si batte per una piena
integrazione (“In quanto musulmani in Italia,
desideriamo operare nella totale fedeltà alla
Costituzione della Repubblica e nel pieno rispetto delle
leggi dello Stato”). Difende il pluralismo anche
all’interno dei paesi musulmani (“Affermiamo
la libertà di coscienza e religiosa come valore
universale fondante la convivenza in una società
laica e pluralista. Tale libertà dovrebbe essere
pienamente attuata e tutelata in ogni paese musulmano”).
Auspica la diffusione della libertà e della democrazia
nel mondo islamico e legittima l’esistenza di
Israele accanto alla Palestina. Il documento affronta
anche il tema dell’integrazione e lancia alcune
proposte, come corsi universitari affinché gli
imam possano avere una formazione specifica, il sostegno
all’apprendimento della cultura e dei valori italiani
da parte degli immigrati, “la piena trasparenza
nella gestione finanziaria delle moschee” e sermoni
in lingua italiana. Astenutosi lo studente marocchino
Khalid Chaouki (“Non ho firmato pur condividendo
il contenuto, perché la Consulta deve occuparsi
dei problemi concreti e quotidiani della comunità”),
hanno votato no Mohamed Nour Dachan, medico di origini
siriane e presidente dell’Ucoii (Unione comunità
islamiche italiane), e l’imam algerino di Salerno
Rachid Amadia. “La verità – spiegano
alcuni membri dell’Ucoii – è che
il documento di Souad Sbai è una provocazione
e una trappola per mettere l’Ucoii nell’angolo”.
Fatto sta che la Consulta ha invece bocciato il secondo
testo, quello presentato proprio dall’Ucoii, che
non parla di questioni generali o di politica estera
e che chiede tra l’altro l’8 per mille,
i mille euro per i neonati, mense islamiche a scuola,
nelle fabbriche, nelle carceri e negli ospedali. Sette
le richieste per la scuola, dalla “cancellazione
di notizie false sull’Islam dai libri scolastici”
all’“ora di religione islamica”, dal
“venerdì libero per la preghiera in moschea”
all’inserimento della “lingua araba come
opzione a livello nazionale”. Trovano spazio anche
l’idea di costituire una banca islamica, dei mutui
islamici, agevolazioni delle moschee e osservatori sulle
xenofobie e sul razzismo in ambito politico, giornalistico
e sui siti internet.
I due principali quotidiani italiani hanno usato toni
diversi nel commentare la notizia. Il Corriere della
Sera vede il bicchiere quasi pieno. “Vincono i
moderati”, titola il quotidiano di via Solferino.
“Gli italiani possono sentirsi rassicurati”,
commenta l’editorialista Magdi Allam, che attacca
però l’Ucoii, che mirerebbe “ad affermare
una entità islamica all’interno dello Stato
italiano” e che ha rilanciato proposte controverse,
come quella di un censimento dei musulmani d’Italia
e “la richiesta di un ‘bollino verde’
che attesti che ‘le merendine e i cibi confezionati’
siano islamicamente corretti”. Allam saluta “la
sfida vittoriosa lanciata da una maggioranza di musulmani
moderati e laici alla strategia dell’Ucoii tesa
a imporsi come rappresentante egemone dei musulmani
in virtù del controllo di un buon numero di moschee”,
e conclude: “Il Manifesto è un evento rilevante
nel processo di formazione dell’Islam italiano”.
Per la Repubblica, invece, la Consulta “rischia
già di dividersi e di mostrare due anime pericolosamente
distanti l’una dall’altra”, e per
il suo editorialista Renzo Guolo “emergono già
le prime tensioni nella Consulta dell’Islam italiano”.
Guolo, come Allam, è anch’egli critico
verso alcune proposte dell’Ucoii, come quella
della “censura” sui testi scolastici (“La
ricerca storica, così come l’adozione dei
libri di testo, è libera nel nostro paese –
ricorda il professore padovano – Lo spettro di
una nuova censura multiculturalista va decisamente allontanato.
Storici e docenti non possono subire pressioni di alcun
tipo nelle loro scelte”) o come quella della possibilità
di istituire scuole private parificate islamiche: “Una
posizione che, dal punto di vista costituzionale, sarà
difficile liquidare – avverte Guolo – L’Ucoii
sfrutta infatti il varco aperto dalla legge sulla parità
scolastica, perseguita con tenacia dal mondo cattolico”.
Tutte queste richieste, conclude l’editorialista
di Repubblica, dovranno essere riaffrontate dopo le
elezioni, “senza strumentalità, ma anche
senza ambiguità”: “Dal come verranno
affrontate dipenderà molto della convivenza civile
in questo paese”.
(dcp)
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