296 - 24.03.06


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Consulta islamica, luci e ombre




Fa passi avanti il rapporto tra Islam e Italia. Il 7 marzo la Consulta islamica ha approvato ad ampia maggioranza un testo che condanna il fondamentalismo e definisce il percorso verso la nascita di un autentico Islam italiano. Organo consultivo del ministero dell’Interno, composto da sedici membri in rappresentanza di altrettante comunità islamiche che vivono nel nostro paese, la neonata Consulta è stata fortemente voluta dal ministro Giuseppe Pisanu. Nella sua seconda riunione ufficiale, al Viminale, il 70% della Consulta ha votato a favore di un testo in cui è stata espressa “la più ferma condanna di ogni offesa ai valori e ai simboli religiosi e di ogni reazione illegale e violenta”, e l’impegno “per la crescita e la formazione dell’Islam italiano moderato e integrato”. L’organo si è però spaccato sui due documenti presentati, dando l’impressione che si vadano delineando due fronti interni: i “laici” e i “religiosi”. Il primo testo, più moderato, è stato appunto approvato da 11 dei 16 membri (di cui due assenti), ed è stato presentato da Souad Sbai, presidentessa dell’associazione Donne marocchine.

Il testo condanna il terrorismo (“L’Islam è una religione di pace. Rigettiamo ogni forma di estremismo, fondamentalismo, violenza e discriminazione. Rifiutiamo il terrorismo”). Si batte per una piena integrazione (“In quanto musulmani in Italia, desideriamo operare nella totale fedeltà alla Costituzione della Repubblica e nel pieno rispetto delle leggi dello Stato”). Difende il pluralismo anche all’interno dei paesi musulmani (“Affermiamo la libertà di coscienza e religiosa come valore universale fondante la convivenza in una società laica e pluralista. Tale libertà dovrebbe essere pienamente attuata e tutelata in ogni paese musulmano”). Auspica la diffusione della libertà e della democrazia nel mondo islamico e legittima l’esistenza di Israele accanto alla Palestina. Il documento affronta anche il tema dell’integrazione e lancia alcune proposte, come corsi universitari affinché gli imam possano avere una formazione specifica, il sostegno all’apprendimento della cultura e dei valori italiani da parte degli immigrati, “la piena trasparenza nella gestione finanziaria delle moschee” e sermoni in lingua italiana. Astenutosi lo studente marocchino Khalid Chaouki (“Non ho firmato pur condividendo il contenuto, perché la Consulta deve occuparsi dei problemi concreti e quotidiani della comunità”), hanno votato no Mohamed Nour Dachan, medico di origini siriane e presidente dell’Ucoii (Unione comunità islamiche italiane), e l’imam algerino di Salerno Rachid Amadia. “La verità – spiegano alcuni membri dell’Ucoii – è che il documento di Souad Sbai è una provocazione e una trappola per mettere l’Ucoii nell’angolo”.

Fatto sta che la Consulta ha invece bocciato il secondo testo, quello presentato proprio dall’Ucoii, che non parla di questioni generali o di politica estera e che chiede tra l’altro l’8 per mille, i mille euro per i neonati, mense islamiche a scuola, nelle fabbriche, nelle carceri e negli ospedali. Sette le richieste per la scuola, dalla “cancellazione di notizie false sull’Islam dai libri scolastici” all’“ora di religione islamica”, dal “venerdì libero per la preghiera in moschea” all’inserimento della “lingua araba come opzione a livello nazionale”. Trovano spazio anche l’idea di costituire una banca islamica, dei mutui islamici, agevolazioni delle moschee e osservatori sulle xenofobie e sul razzismo in ambito politico, giornalistico e sui siti internet.

I due principali quotidiani italiani hanno usato toni diversi nel commentare la notizia. Il Corriere della Sera vede il bicchiere quasi pieno. “Vincono i moderati”, titola il quotidiano di via Solferino. “Gli italiani possono sentirsi rassicurati”, commenta l’editorialista Magdi Allam, che attacca però l’Ucoii, che mirerebbe “ad affermare una entità islamica all’interno dello Stato italiano” e che ha rilanciato proposte controverse, come quella di un censimento dei musulmani d’Italia e “la richiesta di un ‘bollino verde’ che attesti che ‘le merendine e i cibi confezionati’ siano islamicamente corretti”. Allam saluta “la sfida vittoriosa lanciata da una maggioranza di musulmani moderati e laici alla strategia dell’Ucoii tesa a imporsi come rappresentante egemone dei musulmani in virtù del controllo di un buon numero di moschee”, e conclude: “Il Manifesto è un evento rilevante nel processo di formazione dell’Islam italiano”.

Per la Repubblica, invece, la Consulta “rischia già di dividersi e di mostrare due anime pericolosamente distanti l’una dall’altra”, e per il suo editorialista Renzo Guolo “emergono già le prime tensioni nella Consulta dell’Islam italiano”. Guolo, come Allam, è anch’egli critico verso alcune proposte dell’Ucoii, come quella della “censura” sui testi scolastici (“La ricerca storica, così come l’adozione dei libri di testo, è libera nel nostro paese – ricorda il professore padovano – Lo spettro di una nuova censura multiculturalista va decisamente allontanato. Storici e docenti non possono subire pressioni di alcun tipo nelle loro scelte”) o come quella della possibilità di istituire scuole private parificate islamiche: “Una posizione che, dal punto di vista costituzionale, sarà difficile liquidare – avverte Guolo – L’Ucoii sfrutta infatti il varco aperto dalla legge sulla parità scolastica, perseguita con tenacia dal mondo cattolico”. Tutte queste richieste, conclude l’editorialista di Repubblica, dovranno essere riaffrontate dopo le elezioni, “senza strumentalità, ma anche senza ambiguità”: “Dal come verranno affrontate dipenderà molto della convivenza civile in questo paese”.
(dcp)

 

 

 

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