Da giornali
e siti internet del mondo arabo, i commenti e le osservazioni
di intellettuali, politici, giornalisti sull’esito
delle elezioni palestinesi.
Ne proponiamo qui una breve rassegna.
“Il risveglio da un’illusione”
La vittoria di Hamas ha annunciato la fine di una fase
politica all’interno del movimento palestinese,
in cui Fatah ha fallito nel gestire le negoziazioni
di pace e nel formare un leadership pulito. Ciò
non sminuisce il ruolo negativo che ha avuto Israele
nell’ostacolare qualsiasi tentativo di negoziazione
e nell’attaccare la leadership, dimostrando di
non volere, realmente, dialogare con palestinesi moderati.
Il popolo palestinese ha trovato in Hamas la sua salvezza,
dopo il continuo peggioramento della sua vita, un movimento
attivo in grado di aiutare il popolo. La vittoria di
Hamas è, solamente, il risveglio dall’illusione
del processo di pace. (…)
Credo che Hamas abbia avviato un cammino verso la moderazione
e la maturazione, i suoi portavoce hanno dichiarato
di voler trattare una tregua a lungo termine, la domanda
è: Israele intende sfruttare questa opportunità?
Hamas adesso ha l’appoggio della popolazione ed
è in grado di mantenere la sicurezza se Israele
accetta di fare alcune rinunce. L’Europa e l’America
dovrebbero maturare una loro posizione, e non considerare
Hamas un movimento terroristico, come ha fatto il ministro
degli esteri spagnolo quando prima delle elezioni ha
detto: “se vincesse Hamas, l’intero mondo
dovrebbe aprire bene gli occhi”. (…)
Per quanto riguarda la Road Map, Israele aveva ucciso
l’idea tempo fa, perciò riavviare il processo
di pace deve avere nuove basi, tra le quali mettere
fine agli assassini e il ritiro dai territori ancora
sotto occupazione. La palla sta nelle mani d’Israele
e la scelta davanti ad essa è molto chiara. Spero
che i palestinesi riescano ad arrivare ad una posizione
unica e dire al mondo: “questa è la nostra
posizione e adesso dovete scegliere voi”.
(Patrick Seale – irlandese, esperto di Medio Oriente
– su Al-Jazeera.net,
28 gennaio 2006)
“Come nel ’48, una svolta democratica”
La vittoria di Hamas mi ricorda la svolta politica del
dopo ’48, è l’inizio di un cambiamento
democratico nella regione, e una dimostrazione che la
svolta accada sempre in seguito ad una disgrazia palestinese.
È la prima vera caduta di un governo arabo in
seguito a delle elezioni libere e pulite. Hamas ha vinto
perché la sua agenda politica non trovava solamente
il consenso della maggior parte dei palestinesi, ma
di tutti gli arabi, favorendo il boicottaggio d’Israele,
la resistenza e la fede islamica, e rifiutando le negoziazioni
e Oslo.
La vittoria di Hamas favorisce la posizione della Palestina,
e dimostra l’inattendibilità dei centri
di studio e ricerca finanziati dall’America. Hamas,
comunque, modificherà la sua agenda, non totalmente
come ha fatto Fatah, ma la migliorerà, anche
per le negoziazioni, in un modo diretto o indiretto.
Hamas si è dimostrata realistica, mantenendo
le condizioni della tregua, non ha lanciato dei missili
e non ha mandato i kamikaze a partire dal momento in
cui Israele ha smesso di commettere assassini e ha iniziato
a trattare con i rappresentanti di Hamas all’interno
dei comuni in Cisgiordania. (…)
Se la comunità internazionale sospenderà
gli aiuti non farà che migliorerà la posizione
di Hamas, causando il fallimento dell’Anp che
perderà il controllo sui gruppi estremisti, e
allora, la sua unica scelta sarà tornare all’uso
degli armi.(…)
Le prime tre prove che Hamas dovrà affrontare
saranno:
1. eliminare la corruzione all’interno dell’Anp,
2. gestire i rapporti con il mondo esterno,
3. trovare una soluzione per la tregua interrotta. Rinnovarla
o meno?
(Abd al-Bari Attwan,
direttore del quotidiano “al-Quds al-Arabi”)
“Hamas dimostri di essere all’altezza
della politica”
La vittoria di Hamas è un mutamento radicale
sia per le forze internazionali sia per quelle arabe
responsabili. Ma il largo risultato di Hamas è
conseguenza ovvia del comportamento irresponsabile dell’Autorità
palestinese che non ha saputo mantenere la sua posizione,
e delle forze internazionali che non hanno saputo gestire
il processo di pace e hanno voluto isolare il popolo
palestinese; e non sottovalutiamo il ruolo negativo
d’Israele e gli Stati Uniti che hanno rifiutato
di trattare con gli arabi moderati.(…)
Hamas ha trovato nelle elezioni l’opportunità
che cercava per migliorare la sua posizione, e non ha
sorpreso il popolo palestinese che, anzi, ha manifestato
il suo bisogno di tranquillità e maggior attenzioni
per i problemi interni della vita quotidiana. Hamas
non ha fatto altro che leggere i segnali che il popolo
palestinese aveva inviato.
Dopo la vittoria, Hamas si troverà a governare
e dovrà trovare un modo realistico per farlo,
confrontandosi con la realtà dei fatti, altrimenti,
condannerà il popolo palestinese all’esclusione.
(…)
Alcuni paesi arabi troveranno difficoltà nel
trattare con Hamas, specialmente, Giordania ed Egitto
in particolare; altri paesi non si troveranno in posizioni
imbarazzanti, a meno che non debbano fare una scelta
chiara nel caso emergesse su Hamas una diretta influenza
dell’Iran.(…)
La prima prova che affronterà Hamas sarà
dimostrare, realmente, d’essere all’altezza
della situazione, a costo di perse parte dei suoi sosteniotori
che lo vedono solo come un movimento armato.
Abd al-Wahhab Badrakhan
(Vice direttore
del quotidiano “Al-Hayat”)
“Hamas vicina al popolo”
La vittoria di Hamas è il risultato del suo comportamento
pulito, dimostrazione dell’interesse che spende
per il popolo palestinese.
Inoltre, Hamas, con i suoi ideali, rappresenta la maggior
parte del popolo palestinese che rifiuta riconoscere
lo stato d’Israele e rifiuta di rinunciare ai
suoi diritti com’è successo ad Oslo.
Secondo Hamas, la resistenza continua perché
la battaglia continua, a meno che il fuoco non venga
interrotto da parte degli israeliani. (…)
Hamas è capace di gestire un nuovo governo, vista
l’esperienza e la qualifica dei suoi membri, il
problema sta nella gestione della politica estera.
La prima prova che dovrà affrontare Hamas è
nel trovare un modo per trattare con Fatah e gestire
il sistema di sicurezza attualmente controllato dal
partito perdente.
(Azzam al-Tamimi Presidente
dell’Istituto del Pensiero politico islamico di
Londra)
“Che volto avrà il nuovo governo?”
Quel ch’è successo annuncia l’inizio
di una nuova era.(…) Hamas non rinuncerà
a formare il nuovo governo per non deludere chi l’ha
eletto.
Ora Hamas è obbligato a ristudiare la sua posizione,
e l’interferenza di Fatah nel governo la costringerà
a modificare la sua agenda per formulare un programma
accettato da entrambe le parti. Per quanto riguarda
le promesse internazionali dell’Autorità,
Hamas le studierà con i suoi membri e alleati,
ma non potrà decidere il futuro della Palestina
da solo.
La posizione degli Stati Uniti è chiara: non
si tratta con i terroristi, ma gli Stati Uniti hanno
rifiutato di trattare anche con Arafat che negoziava
con Israele. La posizione americana potrebbe essere
identica a quella adottata con il Libano: trattare con
il governo e boicottare i ministri di Hizbolla.
Hamas cercherà d’interferire nella gestione
del sistema di sicurezza, assumendo i suoi membri all’interno
delle forze dell’ordine per arrivare all’equilibrio
cercato. La domanda principale è: che volto avrà
un governo che deve essere abbastanza convincente per
gli elettori che credono che il primo obiettivo di Hamas
sarà al liberazione della Palestina?
(Fahmi Hwayydi, intellettuale islamico)
“È la fine di Hamas?”
È una svolta nella storia del popolo palestinese.
L’Olp è ancora riconosciuta come l’unico
rappresentante del popolo palestinese, e intende portare
l’esperienza di Hamas al fallimento. L’esistenza
di due poteri all’interno dell’Autorità,
un presidente e un parlamento entrambi eletti dal popolo,
forse porteranno a ciò. Fatah cercherà
di mantenere il suo ruolo nell’Autorità,
lasciando a Hamas un ruolo marginale, e il presidente
cercherà di controllare le forze dell’ordine
e i rapporti internazionali, sfruttando la sua posizione
di presidente eletto direttamente dal popolo.
(Yaser al-Zatara
analista politico)
“Soluzioni a ciò che Fatah non
ha saputo risolvere”
Gli Stati Uniti hanno dichiarato di non voler trattare
con un governo
formato da un gruppo islamico come Hamas e in questa
dichiarazioni li hanno seguiti gli alleati europei.
Il problema è che la minacce economiche di Stati
Uniti ed Europa
dimostrano che Hamas merita d’essere eletta, per
la sua onestà, per il lavoro svolto per il puro
interesse del popolo palestinese svolto negli ultimi
anni.
Quando gli Stati Uniti pretendono che Hamas riconosca
lo stato di Israele dimostrano di non aver capito che
cosa il movimento rappresenta, ed è ancora più
strano che esponenti di Fatah chiedano ad Hamas di accettare
le vecchie posizioni dell’Anp. Non dimentichiamo
che Hamas è nato ed ha vinto le elezioni proprio
con l’intento di risolvere i problemi che Fatah
non ha saputo risolvere.(…)
(Azzam al-Tamimi sul quotidiano
“Al-Quds al-Arabi” del 31 gennaio 05)
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