291 - 26.12.05


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Il Trattato è debole ma non è morto

Daniele Castellani Perelli



La Costituzione europea è morta. Viva la Costituzione europea. Davanti al vicolo cieco istituzionale in cui sembra essersi cacciata l’Ue, a 5 mesi dalla doppia bocciatura franco-olandese del trattato, un gruppo di studiosi e costituzionalisti europei prova a rilanciare la questione. Dal punto di vista della Realpolitik, va detto, il proposito sembra più una provocazione, destinato all’insuccesso. Ma l’operazione ha un secondo fine più concreto e immediato: scuotere l’Europa dal torpore e dalla depressione, riavviare un dibattito che sembra esanime.

A chiamare a raccolta gli studiosi è stata la Fondazione Basso, che il 18 novembre, a Roma, ha organizzato il convegno internazionale “Per un’Europa Costituzionale” nei locali degli uffici italiani della Commissione e del Parlamento europeo. Nella sessione mattutina hanno parlato il senatore a vita Giorgio Napoletano, l’ex garante della privacy Stefano Rodotà, l’ex presidente del Parlamento europeo Enrique Barón Crespo e una serie di noti costituzionalisti europei.

L’occasione è stata ghiotta per sentire il polso degli europeisti, per vedere se è stata digerita la crisi estiva. Ebbene, il polso è debolissimo. Gli “ultimi giapponesi” che si sono rifugiati qui, a due passi da Piazza Venezia, hanno ripetuto che “è necessario reagire alla crisi, senza perdersi nell’attesismo, nel pessimismo o nelle risposte vaghe o ambigue”. Lo ha detto chiaro e tondo Napolitano, che, per riferirsi allo stato attuale dell’Europa, ha snocciolato un vocabolario da depressione: “palude”, “paralisi”, “disincanto”, “malessere”, “allarme”, “pulsioni suicide”, “autolesionismo”, “anacronistiche presunzioni”. L’ex Presidente della Commissione per gli Affari Costituzionali del Parlamento europeo ha biasimato il fatto che la cosiddetta “pausa di riflessione” post-referendaria si sia tradotta in una scomparsa del discorso sull’Europa, nella sconfessione di quella seria riflessione che aveva accompagnato il processo costituzionale tra il 2001 e il 2005.

Simbolo di questa mortificazione del dibattito sarebbe il fallimento del semestre britannico. Lo ha spiegato lo stesso Napolitano, che certo non può essere accusato di antipatia verso il premier laburista Tony Blair e che ha censurato la “inutilità” del recente vertice informale di Hampton Court e “le ambizioni meramente oratorie” del presidente di turno. Lo ha ribadito Rodotà, che ha parlato di “risultati inquietanti”, di “rassegnazione politica”, di “un silenzio sulla questione costituzionale che viene prodotto con il contributo di Blair e senza un’adeguata reazione della Commissione Barroso”. Per entrambi gli oratori l’aver congelato la Costituzione (e il discorso su di essa) significa aver messo tra parentesi l’intera costruzione europea: “Si parla del contesto, e non più del testo – ha ammonito Napolitano – ma strategie come quelle di Lisbona, a cui tengono tutti, possono essere realizzate solo se si dota l’Europa di più poteri, e quindi attraverso la Costituzione”.

E allora, per reagire alla depressione, ecco anche le proposte. Il senatore a vita ha chiesto che si torni ai referendum, che la Francia voti di nuovo sulla prima e la seconda parte della Costituzione, anche perché nella seconda parte sono difesi quei diritti del lavoro che tanto stanno a cuore alla sinistra francese, che però non se ne è accorta. Rodotà ha invitato invece a salvare la Carta dei diritti fondamentali, che è stata aggiunta al trattato ma che è già stata approvata a Nizza: il congelamento del trattato sta infatti incidendo su un arretramento dei diritti europei, ha avvertito l’ex garante, e proprio nel momento in cui, soprattutto in America Latina, la Carta dei diritti europea si diffonde come un esempio, e ai suoi valori il professore americano Jeremy Rifkin dedica il suo The european dream. “Assegniamo pieno valore giuridico alla Carta dei diritti”, ha proposto il magistrato Franco Ippolito. “Quella carta consolida il modello sociale europeo – ha ricordato il giudice Giuseppe Bronzini – Disegna il modello della flexicurity, in cui la flessibilità è compensata dai diritti sociali”.

Già, i diritti sociali. Rodotà ha sottolineato che proprio nel preambolo del trattato costituzionale è scritto: “Il godimento di questi diritti fa sorgere responsabilità e doveri nei confronti degli altri come pure della comunità umana e delle generazioni future”. Barón Crespo ha lodato il modello europeo, e ha anch’egli criticato la sinistra francese: “Il ministro degli esteri estone Toomas Hendrik Ilves ha detto che abbiamo fatto una guerra per non parlare di banchiere ebreo, e ora ci ritroviamo con l’idraulico polacco”. Insomma la Costituzione non è morta, e a chi lo crede, secondo Barón Crespo, basterebbe ricordare una frase di Don Giovanni: “Los muertos que vos matáis gozan de buena salud”. “I morti che voi uccidete godono di buona salute”.

 

 

 

 

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