286 - 14.10.05


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Rimane un abisso
tra goverati e governanti

Alfio Mastropaolo
con Mauro Buonocore


“Queste cose non si fanno”. Alfio Mastropaolo, che pure è un sostenitore del sistema elettorale proporzionale, di fronte alla riforma proposta dalla maggioranza proprio non ci sta. “Stanno facendo una legge a loro proprio uso e consumo, ed è una cosa assolutamente estranea alle regole della democrazia”.

Il governo ha fretta, corre e fa correre il progetto di riforma del sistema elettorale. L’idea è che si torna al proporzionale e di corsa. Ma se sulla necessità della riforma e sul miglior tipo di sistema elettorale possibile una discussione sarebbe auspicabile, tutta questa fretta non ha proprio motivo di esistere sotto il cielo della democrazia. “È un problema di timing”, sottolinea il prof. Mastropaolo che insegna Scienze politiche all’Università di Torino e conosce molto bene trucchi e calcoli dei meccanismi elettorali. “Ogni sistema elettorale ha bisogno di un periodo di apprendimento, non è corretto cambiare le regole del gioco quando siamo così vicini alla campagna elettorale”. E a leggere i giornali, la cronaca ci riporta alla memoria episodi della storia politica italiana davvero poco confortanti: “due soli precedenti assomigliano a quello che sta accadendo in Parlamento: la ‘legge truffa’ del ’56, e la legge dei blocchi nazionali approvata da Mussolini nel ‘23”. Due tentativi per fare in modo che il conteggio dei seggi giocasse a favore dei gruppi di governo, due riforme fatte passare a colpi di maggioranza a ridosso delle elezioni. “Ecco – continua Mastropaolo – si stanno facendo una legge su misura, anzi, sono convinti che sia su misura ma poi non è detto che il sistema da loro congegnato garantisca un buon risultato elettorale. Come al solito il diavolo fa le pentole ma non i coperchi: un simile sistema proporzionale poteva avere senso quando c’erano i grandi partiti storici, le grandi identità in cui ci si riconosceva; io non credo che la gente sia parecchio affezionata a Forza Italia o a Berlusconi, nel momento in cui vanno a pagare le bollette di luce e gas e a mettere benzina nel serbatoio delle auto”.

Ma stiamo già andando troppo lontano con previsioni e calcoli. Rimane la discussione sul sistema elettorale e un ragionamento serio andrebbe fatto, sottolinea il professore: “L’attuale sistema uninominale non ha risolto i nostri problemi, ha aumentato il centralismo dei partiti che propongono i candidati e spesso votiamo,’obtorto collo’, candidati che non ci piacciono con la sola aspirazione di evitare che vincano gli avversari. Questo non è un sistema elettorale che favorisce la governabilità perché ha prodotto una stabilità fittizia; né è un sistema elettorale che riavvicina i governanti a i governati”.

Tutto condivisibile, ma se parliamo di governabilità e di stabilità guardiamo alla Germania, che ha un sistema proporzionale, e vediamo ancora grande incertezza.
“Noi siamo presi dall’idea secondo cui i cittadini eleggono l’esecutivo. E questo è sbagliato. Le elezioni sono fatte per eleggere il parlamento, non una maggioranza”, ribatte Mastropaolo e poi spiega: “Viviamo in società complicate, una riduzione di questa complessità, nella tradizione democratica, è quella delle arene parlamentari all’interno delle quali si formano dei governi e delle maggioranze. Io penso che il risultato tedesco sia il riflesso dell’articolazione della complessità tedesca che non è per altro molto dissimile da altre realtà europee. Noi possiamo trovare delle tecniche attraverso le quali produrre delle stabilità, ma sappiamo benissimo che queste stabilità sono fittizie. Basta guardare gli ultimi cinque anni in cui ha governato Berlusconi, anni di assoluto immobilismo che non hanno fatto vedere una politica industriale o una politica fiscale. Questo accade perché l’idea secondo la quale per avere stabilità basta eleggere un governo e nominare un decisore sovrano è una sciocchezza; la società è composita, contiene interessi molteplici e comporli in un insieme è operazione faticosa, impegnativa, che richiede delle mediazioni”.

Ma resta comunque il fatto che ancora non si conosce il nome del futuro cancelliere tedesco e la soluzione che si profila, la formazione di una Grande coalizione tra i due grandi blocchi di destra e sinistra è di una certa originalità. Come dobbiamo interpretare l’esito delle elezioni in Germania?
“Il risultato tedesco dimostra che c’è una maggioranza affezionata allo stato sociale, una parte di questa è disposta a rivederlo, a ritoccarlo, e allo stesso tempo c’è una classe dirigente propensa a tagli drastici. È probabile che un governo di Grande coalizione riesca, visto che la maggioranza è molto ampia, a fare alcune riforme, alcuni riadattamenti del welfare che sono probabilmente necessari, e che allo stesso tempo riesca a mantenere la sostanza di questo modello sociale tipico dell’Europa e sul quale certi settori della classe dirigente sono troppo disinvolti”.
Il problema vero, sottolinea Mastropaolo, è che il sistema elettorale deve far in modo di coinvolgere i cittadini nella politica, e che “i problemi vanno discussi pubblicamente”. Quindi non è una questione di maggioranze, di stabilità, di governi duraturi e di legislazioni che terminano il loro mandato?
“Ma che significa? – ribatte Mastropaolo – È forse bello e apprezzabile il modello inglese in cui il governo Blair ha il consenso reale del 20% degli elettori? Tanto è bassa la percentuale dei votanti che Blair è sostenuto da un inglese su quattro o su cinque. Noi abbiamo bisogno non soltanto di governabilità, ma di avere tanto consenso. Il meccanismo elettorale non deve soltanto decidere, ma deve coinvolgere, persuadere. Una società democratica non si può permettere il lusso di escludere i cittadini dalle decisioni”.

 

 

 

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