“Se
vogliamo sconfiggere il terrorismo dobbiamo attivare
gli anticorpi che si trovano nel mondo musulmano, e
negoziare con i musulmani che si oppongono alla presenza
Usa in Iraq”.
Massimo D’Alema parla alla presentazione del Rapporto
Annuale 2005 della Società Geografica Italiana
dedicato quest’anno a L’Italia nel Mediterraneo
e sottolinea la necessità di trovare una via
d’uscita dalla crisi in Iraq alla quale gli attacchi
terroristici del fondamentalismo islamico sono strettamente
legati perché “l’occupazione occidentale
eccita il sentimento di migliaia di giovani musulmani
alla guerra santa”.
Nella Sala del Mappamondo di Montecitorio, il punto
di partenza della discussione è il Mediterraneo,
quell’area geo-politica plurale che il Rapporto
annuale della Società Geografica, con le parole
di Sergio Conti, descrive come un labirinto che richiede
politiche plurali per uscire dai conflitti che lo feriscono.
Conflitti che prendono la forma di guerre, ma che hanno
anche carattere culturale, ambientale, economico, perché
tante diverse e legate da intrecci intricati sono le
facce di questo bacino e delle sue sponde. Eppure, sottolinea
ancora Conti, lo studio annuale mette in luce come la
politica italiana negli ultimi anni si sia fatta sempre
meno incisiva allontanandosi dal Mediterraneo.
Il dibattito che segue, protagonisti Francesco Cossiga
e D’Alema, scivola nell’attualità
del terrorismo cui il Mediterraneo è inevitabilmente
legato. “Finora l’impegno europeo in questa
area è stato largamente insufficiente –
ammette il presidente dei Ds – soprattutto perché
l’aiuto che l’Ue può dare alla realizzazione
di una convivenza pacifica in Medio Oriente risolverebbe
una buona parte del problema del terrorismo e della
sicurezza mondiale”.
Il terrorismo ha trovato in Iraq, dall’inizio
di questa guerra, un terreno fertile in cui cresce il
sentimento di oppressione che eccita animi alla guerra,
mentre l’occidente è vissuto “come
una malattia, una minaccia all’identità”
e il fondamentalismo riesce così a presentarsi
come la difesa della cultura islamica. “Non siamo
di fronte a un’insorgenza di follia – conclude
D’Alema – ma a un movimento che si combatte
soprattutto isolandolo all’interno del mondo musulmano.
Sul piano politico, in un Iraq che a causa della guerra
è diventato la centrale mondiale del terrorismo,
dobbiamo trovare una via d’uscita dalla crisi
negoziando con le forze che si oppongono alla presenza
delle truppe occidentali. È così che la
comunità internazionale può trasformare
una fragile speranza in un accordo di pace”.
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