282 - 27.07.05


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D’Alema: “Nell’Islam gli
anticorpi al fondamentalismo”

 


“Se vogliamo sconfiggere il terrorismo dobbiamo attivare gli anticorpi che si trovano nel mondo musulmano, e negoziare con i musulmani che si oppongono alla presenza Usa in Iraq”.
Massimo D’Alema parla alla presentazione del Rapporto Annuale 2005 della Società Geografica Italiana dedicato quest’anno a L’Italia nel Mediterraneo e sottolinea la necessità di trovare una via d’uscita dalla crisi in Iraq alla quale gli attacchi terroristici del fondamentalismo islamico sono strettamente legati perché “l’occupazione occidentale eccita il sentimento di migliaia di giovani musulmani alla guerra santa”.

Nella Sala del Mappamondo di Montecitorio, il punto di partenza della discussione è il Mediterraneo, quell’area geo-politica plurale che il Rapporto annuale della Società Geografica, con le parole di Sergio Conti, descrive come un labirinto che richiede politiche plurali per uscire dai conflitti che lo feriscono. Conflitti che prendono la forma di guerre, ma che hanno anche carattere culturale, ambientale, economico, perché tante diverse e legate da intrecci intricati sono le facce di questo bacino e delle sue sponde. Eppure, sottolinea ancora Conti, lo studio annuale mette in luce come la politica italiana negli ultimi anni si sia fatta sempre meno incisiva allontanandosi dal Mediterraneo.

Il dibattito che segue, protagonisti Francesco Cossiga e D’Alema, scivola nell’attualità del terrorismo cui il Mediterraneo è inevitabilmente legato. “Finora l’impegno europeo in questa area è stato largamente insufficiente – ammette il presidente dei Ds – soprattutto perché l’aiuto che l’Ue può dare alla realizzazione di una convivenza pacifica in Medio Oriente risolverebbe una buona parte del problema del terrorismo e della sicurezza mondiale”.

Il terrorismo ha trovato in Iraq, dall’inizio di questa guerra, un terreno fertile in cui cresce il sentimento di oppressione che eccita animi alla guerra, mentre l’occidente è vissuto “come una malattia, una minaccia all’identità” e il fondamentalismo riesce così a presentarsi come la difesa della cultura islamica. “Non siamo di fronte a un’insorgenza di follia – conclude D’Alema – ma a un movimento che si combatte soprattutto isolandolo all’interno del mondo musulmano. Sul piano politico, in un Iraq che a causa della guerra è diventato la centrale mondiale del terrorismo, dobbiamo trovare una via d’uscita dalla crisi negoziando con le forze che si oppongono alla presenza delle truppe occidentali. È così che la comunità internazionale può trasformare una fragile speranza in un accordo di pace”.

 

 

 

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