Questa
e’ l’ultima volta
Tutti i giorni lo dici, questa è l’ultima
volta. Poi sei in ritardo, non hai tempo di andare a
piedi, e sulla metro ci sali, in compagnia delle migliaia
di londinesi che lo fanno tutte le mattine. Però,
a viverla da italiana, la metro è mostro che
spaventa. Spaventa quel mondo sotterraneo senza uscite
a portata di mano, spaventa la profondità delle
sue gallerie. E da quando il terrorismo è diventato
l’incubo degli occidentali, tutte le volte che
i treni si bloccano nei tunnel, cerchi lo sguardo degli
altri in cerca di qualcuno con cui condividere la preoccupazione.
Ma non vedi mai una ruga sul volto degli inglesi, mai
nulla li distrae dalla lettura del loro libro o dall’i-pod
che hanno tutti gli uomini nel taschino, le donne nella
borsetta. È difficile sconvolgere una città
grande come Londra, distoglierla dal suo tran tran.
Una storia “british”
Quello che è successo, per come è successo,
è un racconto molto “british”.
Ero uscita dalla metro, avevo sentito il fire alarm
e avevo proseguito a piedi verso Fleet Street, la strada
storica della stampa londinese. Oggi, per una strana
ironia, di stampa c’è rimasta solo l’agenzia
Ansa italiana, tutti gli altri quotidiani sono andati
via, trasferiti nei grattacieli ipermoderni di Canary
Warf, al di là dei docklands. Il fire alarm
non mi aveva preoccupato, i guasti alla metropolitana
sono piuttosto frequenti e quindi nessuno si preoccupa,
qualcuno si infastidisce, ma si sa così è
la vita del pendolare londinese. Ho cominciato a camminare
verso il centro mentre vedevo file di autobus che andavano
nella direzione opposta. Il cielo era grigio, pioveva,
e mentre proseguivo verso Aldwich, ero sorpresa dal
silenzio. La città era ammutolita. Gli autobus
e le auto avevano smesso di circolare. Il silenzio era
rotto solo dalle sirene della polizia. L’avessi
saputo prima che era un buon segno, non mi sarei preoccupata
tanto. Era il Cobra in azione, il piano del governo
per isolare il punto dell’attacco. E stava funzionando
alla perfezione.
Come spiegare?
Arrivo all’ufficio dell’Ansa. Ci sono state
delle esplosioni nella metropolitana, un autobus è
stato sventrato da una bomba. Non ci sono notizie ufficiali
di vittime, ma dei testimoni dicono di aver visto dei
corpi coperti di sacchi di plastica fuori dalla stazione
di Aldgate, dice Sky. E mentre gli inglesi cercano di
capire e di non farsi prendere dal panico, il sensazionalismo
arriva dall’estero: l’Italia chiama di continuo,
vogliono che qualcuno commenti i cinquanta morti e il
panico nelle strade. Come glielo spieghi invece il silenzio,
la compostezza, la gente che parla sottovoce?
Il giorno è arrivato.
Abbiamo notizie di sei esplosioni separate in stazioni
della metropolitana e di un autobus esploso in Tavistock
Square, dice il portavoce di Scotland Yard. Il giorno
tanto temuto per Londra è arrivato, e a tutti
è parsa una morte annunciata. Il conto alla rovescia
per il 7 luglio londinese era cominciato l’11
marzo 2004 con gli attentati di Madrid. Ma Londra era
pronta, come si può essere pronti a subire l’oltraggio
del terrorismo.
Un nemico invisibile.
Immediatamente dopo le bombe la parola pronunciata più
di frequente è stata al Qaeda. Le esplosioni
che hanno colpito Londra hanno tutte le caratteristiche
dell’azione terroristica che tanto si temeva.
Ma la rete che fa capo allo sceicco saudita Osama Bin
Laden è un nemico invisibile, che nessuno cerca
nelle migliaia di volti dei musulmani britannici che
vivono e lavorano a Londra. La capitale britannica,
con il suo meltin’pot di razze e religioni, è
da sempre il modello di società multiculturale
per eccellenza, esperimento riuscito di convivenza tra
le genti. Tanto che, simbolo di questi attacchi, sono
diventate due ragazze, una musulmana e l’altra
cristiana: le loro foto, il giorno dopo l’attacco
a Londra, in prima pagina su tutti i giornali, a testimoniare
come il terrorismo colpisce in maniera indiscriminata.
Last day
C’è un film ambientato nell’ultimo
giorno di esistenza degli uomini, un giorno qualunque,
in cui i protagonisti camminano per la città
deserta, perché tutti sono chiusi in casa a passare
le ultime ore con amici e parenti. Così hanno
fatto i londinesi il giorno delle bombe. Alle 8 di sera
la città era vuota. Ma a parte il costo umano,
questo è il solo risultato che hanno ottenuto
i terroristi. Giovedì sono riusciti solo a togliere
agli inglesi una pinta o due di birra dopo il lavoro.
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