Spicca la
violenza, per verità niente affatto cristiana,
con la quale Avvenire, con un suo editoriale
del 13 Maggio (“Basta truccare le carte”)
ha risposto a quello di Michele Ainis su La Stampa
del giorno prima.
Scrive Dino Boffo: “A tutto c'è un limite.
Anche all'impostura mediaticamente imbellettata con
dotte citazioni. Anche alla protervia per quanto mimetizzata
da afflato etico-civile. Anche all'ignoranza travestita
nei panni del progressismo d'accatto”. E conclude:
“E quell'individuo di specie umana che ha cominciato
a vivere al momento dell'incontro tra ovulo e spermatozoo,
che lei vuol congelare, o vivisezionare, o manipolare,
anche quello vince? Ecco, piantiamola davvero con i
trucchi, ed entriamo civilmente nel merito”.
Questo ben poco civile tono è significativo del
clima che si è creato attorno a una questione
così delicata come quelle che riguardano la procreazione:
cioè le aspettative e i sentimenti delle generazioni
viventi, sopratutto, ma non solo, quelle più
giovani nonché le prospettive delle generazioni
future.
Vale forse la pena di cercare di rimettere un po’
d’ordine negli argomenti.
1.
Non vi è dubbio che i problemi, oggetto della
legge prima e dopo del referendum, siano questioni rilevanti
che toccano tutti i cittadini e le cittadine, in particolar
luogo.
2.
Pertanto è altrettanto fuor di dubbio che lo
strumento costituzionale del referendum è particolarmente
appropriato. Difficilmente si potrà dire che
si tratta di un referendum specioso o su un tema irrilevante.
3.
Nella costituzione italiana il referendum è uno
strumento importante, serve a dar voce diretta ai cittadini
nei casi in cui le leggi votate dal parlamento appaiano
ingiuste o comunque non consone all’opinione generale.
Non vale pertanto l’argomento ampiamente utilizzato,
spesso in sottotraccia, dai sostenitori dell’astensione
che la legge è già stata votata dalla
maggioranza del parlamento. Il referendum si fa proprio
per verificare se questa maggioranza coincida, sul tema
specifico, con quella del paese.
4.
E’ ovvio, e non ci sarebbe bisogno di dirlo, che
l’astensione e la scheda bianca sono opzioni legittime
e ammesse per la coscienza individuale, tanto più
quando si tratta di questioni straordinariamente delicate
che attengono alla sfera intima della persona. In questo
senso Michele Ainis commette un chiaro errore tecnico
definendo “incostituzionale” l’astensione.
Incostituzionale può essere solo una norma, non
un comportamento. I comportamenti sono sanzionati da
leggi specifiche, eventualmente di carattere penale,
prodotte nel quadro di un sistema costituzionale, ma
non possono essere incostituzionali. Questa imprecisione
indebolisce molto l’argomentazione di Ainis che
avrebbe avuto un peso ben diverso se avesse invece sostenuto
che l’incitamento alla astensione è contro
lo spirito della costituzione, che presuppone chiarezza
e lealtà di comportamenti.
5.
E non sono neppure accettabili le accuse mosse non a
chi si astiene, ma a chi fomenta l’astensione,
di far qualcosa di illegale o antidemocratico. Non vi
è nulla di illegale nell’astenersi e quindi
neppure nell’invito ad astenersi. “Antidemocratico”,
oltre a essere termine abusato, che quindi tende a perdere
un senso specifico, è anche inesatto perché
se si può sostenere che sia contro quella parte
del demos, il popolo, che vuole respingere la legge
(anche ammesso e non concesso che sia vincente in caso
di raggiungimento del quorum) si può altrettanto
validamente sostenere che c’è un’altra
parte del demos, sicuramente in maggioranza in parlamento
cui la Costituzione offre le armi, compresa l’astensione,
per affermare la propria opinione contraria.
6.
L’astensione organizzata va distinta dall’astensione
individuale. Questa, tuttavia, se fosse solo legittima
incertezza, avrebbe a disposizione un modo limpido per
esprimersi: andare a votare e votare scheda bianca.
7.
L’incitamento all’astensione è ben
altra cosa. Anche se fa leva su problemi di coscienza
non è una questione di obiezione di coscienza,
ma solo un sotterfugio organizzato dall’alto,
per vincere ad ogni costo. Se fosse veramente una questione
di coscienza, anche chi incita alla astensione potrebbe
benissimo dire, come diceva Eduardo De Filippo parlando
dal balcone con una immaginaria vicina in un famoso
“propaganda progresso” della Settimana Incom
degli anni Cinquanta: “votate per chi volete (anche
scheda bianca, ovviamente) ma votate”. Con questo
spirito si è contribuito, anche da parte dei
cattolici, che allora erano maggioranza al governo,
alla fondazione della nostra Repubblica, che è
la casa di tutti e a tutti impone certe regole e certi
principi condivisi.
8.
Incitare all’astensione allo scopo di far mancare
il quorum è sicuramente contro lo spirito della
nostra costituzione. Eccome. Ma più in generale,
è contro i valori fondamentali della repubblica,
che trova un fondamento irrinunciabile nel principio
che le decisioni sui destini della collettività
si prendono in comune mediante il voto. Chi fa qualcosa
per corrompere e degradare questo meccanismo (e purtroppo
i mezzi sono molti) compie un atto profondamente lesivo
dei principi fondamentali di ogni costituzione repubblicana
e democratica, non solo della nostra.
9.
L’incitamento a non andare a votare è innanzitutto
profondamente antirepubblicano e offende lo spirito
della costituzione. Si incitano i cittadini a non andare
a votare per evitare che il problema venga affrontato
e deciso in campo aperto secondo le procedure democratiche.
Questo uso strumentale delle regole è riprovato
in tutte le sedi in cui si discute di diritto, anche
se è usato a man salva nei tribunali. Ma un conto
è la chicane dell’On. Previti che fa finta
di frequentare il Parlamento per ottenere rinvii in
una sua vertenza presso il Tribunale di Milano, e un
conto è l’uso della chicane da parte delle
massime autorità religiose del paese, che non
perdono occasione per scagliarsi contro l’immoralità
dei tempi e in particolare quella dei non credenti e
per conclamare la propria superiorità etica.
10.
Ed è qui il punto fondamentale del discorso:
in base a quali principi morali si incitano persone
che dipendono dalla nostra autorità morale, che
ci si sono affidate, a usare un sotterfugio? In nome
del principio che il fine giustifica i mezzi? E che
“quell'individuo di specie umana che ha cominciato
a vivere al momento dell'incontro tra ovulo e spermatozoo”
debba essere difeso a ogni costo, anche sacrificando
un bene importante come la lealtà al buon funzionamento
della res publica? Ma questo principio non è
certamente un principio evangelico, nasce dalla bassa
cucina delle cose terrene. E’ Machiavelli, non
Gesù, che su questo aspetto in particolare ha
pronunciato parole cristalline. Purtroppo sappiamo che,
nel nostro paese in particolare, si tratta di un principio
la cui applicazione generalizzata e indiscriminata rappresenta
un delle debolezze del sistema di decisione collettiva.
11.
Non capisco come sia possibile che le più alte
autorità clericali, che si definiscono morali,
possano assumere una posizione di questo genere che
finisce per umiliare i voti di chi è a favore
della vita, perché si confonderanno con quelli
degli ignoranti e degli ignavi. Non è molto diverso,
come sotterfugio, da quello dei militari che si mimetizzano
tra la folla per evitare di essere identificati dal
nemico. E comunque non si distingue da tutti quelli
che invece di affrontarsi in campo aperto cercano di
forzare le regole del gioco
12.
Mi domando dove Dante avrebbe messo il Cardinal Ruini
e tutti coloro che impegnano l’autorità
morale della Chiesa in una operazione di basso livello
etico, in nome di un principio superiore da essi stessi
definito tale. Su questa strada le fermate sono poche
e la destinazione inquietante.
13.
Il mio “afflato etico-civile” sarà
pure “protervo”, gli insulti costano poco,
ma qualcuno dei credenti mi deve spiegare perché
le alte gerarchie della Chiesa non possano dire, come
don Gino Rigoldi, che andranno a votare e che voteranno
secondo coscienza: non importa come, in ogni caso in
modo onorevole. Non sarà forse perché
hanno paura che la propria autorità morale non
sia sufficientemente solida da convincere i credenti
a “votare per la vita”?
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