276 - 29.04.05


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L’Europa cristiana
di Benedetto XVI

Mauro Buonocore



Un nome che guarda all’Europa, che anzi sembra metterla al centro dell’attenzione del nuovo papato. Nella scelta di Joseph Ratzinger sta tutta la volontà di ribadire a chiare lettere quanta importanza il nuovo pontefice dedichi all’affermazione delle radici culturali dell’Europa tra le missioni del proprio mandato: sarà Benedetto XVI e porterà il nome del primo patrono d’Europa, proponendosi come custode delle radici cristiane del continente.

All’indomani della rapida elezione del cardinale tedesco al soglio pontificio, i giornali si riempiono di fiumi di parole, commenti, testimonianze, ritratti del fedele collaboratore di Wojtyla, di colui che Giovanni Paolo II aveva chiamato ad essere il Prefetto della Fede, guardiano e tutore dell’ortodossia cattolica. Eppure in pochi hanno messo l’accento sul perché sia Benedetto il nome del nuovo papa.
Tra questi Vittorio Messori sul Corriere della Sera: “Perché quel nome e non un Giovanni Paolo III?(…) Ma perché Paolo VI proclamò san Benedetto da Norcia patrono dell’Europa (e Wojtyla vi aggiunse Cirillo e Metodio, apostoli dell’Oriente) e, dunque, la scelta di quel nome è un ribadire quali siano le radici cristiane dell’Europa che la Costituzione dell’Unione non ha voluto riconoscere”.

In maniera ancora più chiara ed esplicita la questione è affrontata dal Sole 24 Ore che titola in prima pagina: “Benedetto XVI, la forza dell’identità cattolica” e, nell’articolo, parla della “scelta di uno dei difensori più convinti delle radici cristiane della cultura europea”.
Papa Ratzinger guarderà vicino e mette, già dal nome, tra le proprie priorità la difesa della memoria cristiana, sottolinea Gianfranco Ravasi dalle pagine interne del Sole: “L’orizzonte in cui far risuonare e testimoniare il messaggio cristiano non è solo quello dei continenti di diversa matrice spirituale come l’Asia o l’Africa; è soprattutto l’Europa avvolta nella nebbia dell’indifferenza”.
Tema questo già caro al Ratzinger cardinale che si batte da tempo contro l’affermazione di ogni relativismo in difesa dell’universalismo della Verità cristiana. “Il cristianesimo non è certo partito dall’Europa” aveva detto Ratzinger lo scorso 1 aprile in un discorso pronunciato il giorno prima della morte di Wojtyla e ripreso dal Sole. “Ma proprio in Europa – continuava l’allora cardinale – ha ricevuto la sua impronta culturale e intellettuale storicamente più efficace e resta pertanto intrecciato in modo speciale all’Europa”. Il Vecchio Continente però, nella visione di colui che di lì a pochi giorni sarà Benedetto XVI, ha seguito una deriva che lo ha portato, passando per il Rinascimento e soprattutto per l’Illuminismo, tra le braccia di esasperazioni razionaliste sviluppando così una “cultura che, in un modo sconosciuto prima d’ora all’umanità, esclude Dio dalla coscienza pubblica, sia che venga negato del tutto, sia che la sua esistenza venga giudicata non dimostrabile, incerta, e dunque apparente nell’ambito delle scelte soggettive, un qualcosa di irrilevante nella vita pubblica”. Da qui il riferimento al nome del futuro papa: “Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da Norcia, il quale, in un tempo di dissipazione e di decadenza, si sprofondò nella solitudine più estrema, riuscendo dopo tutte le purificazioni che dovette subire, a risalire alla luce (…)”.

In quel discorso, pronunciato poco più di due settimane prima di salire a capo della Santa Sede, il cardinale Ratzinger parlava di un’Europa caduta preda dei dubbi della ragione e delle domande del relativismo, un’Europa che non ha voluto inserire nella propria costituzione alcun riferimento a radici cristiane, ma ha privilegiato l’apertura alla molteplicità e alla coesistenza di idee e culture diverse.
Forse non sapeva che sarebbe diventato papa, Ratzinger, ma in difesa della Chiesa chiamava a raccolta il mondo cristiano nel nome di Benedetto.

 

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