speciale - elezioni Usa 2004


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Ancora un governo di falchi

In molti speravano in una vittoria di Kerry. In molti speravano che questa tornata elettorale si potesse risolvere con un nuovo inquilino alla Casa Bianca. Tanti erano i motivi che alimentavano le speranze e fra questi la possibilità di una nuova politica tra Usa e Europa, di nuovi rapporti, di nuovi impegni. Gianfranco Pasquino, ad esempio, aveva scritto in un articolo apparso su "Il Messaggero" che era auspicabile una vittoria democratica perché il multilateralismo promesso da Kerry sulla scena internazionale avrebbe costretto l'Unione Europea a giocare una parte da protagonista, l'avrebbe sollecitata ad essere attiva interprete di scelte tutte europee, l'avrebbe portata ad essere un interlocutore concreto degli Stati Uniti.
E invece ha vinto Bush, ancora Bush, per altri quattro anni Bush. Per capire cosa questo implichi nei rapporti con l'Ue dobbiamo aspettare che da Washington venga la prima mossa, dice Pasquino.
"Il presidente americano adesso deve prendere l'iniziativa, è lui, in fondo, che ha diviso l'Europa, è il suo Ministro della Difesa che ha detto che esistono una vecchia Europa e una nuova, che ha il volto del governo socialista di Zapatero. Per il momento Bush non ha annunciato una nuova politica multilaterale, si è semplicemente detto aperto a qualche tipo di maggiore disponibilità verso l'Unione, ma la cosa si tradurrà in concreto solo quando dirà: venite a partecipare alla ricostruzione economica dell'Iraq, non solo al controllo del sistema politico iracheno. I soldi si intrecciano con i soldati e se Bush non apre questo tipo di discorso io credo che Germania e Francia non siano disposti ad alcun avvicinamento".

E dalle parti del Vecchio Continente che cosa accade? Possiamo aspettarci atteggiamenti nuovi verso gli Usa? "L'italia ha un ruolo subalterno e Berlusconi continuerà a non dire né fare nulla che possa dare fastidio a Bush o ridefinirne la politica.
La politica di Zapatero, non solo estera ma anche dentro i confini nazionali, è impostata su una serie di valori laici rispetto ai quali Bush è un reazionario cristiano. Mi pare quindi che in questo caso ci sia un non facile problema di comprensione reciproca. Blair è in una posizione curiosa perché, se una volta giustificava la sua vicinanza alla politica americana assumendosi il compito di moderare le scelte di Bush, ora mi pare evidente che il presidente statunitense non è più moderabile perché nei prossimi quattro anni potrà godere della maggioranza in entrambi i rami del Congresso, della possibilità di nominare un giudice della Corte Suprema e quindi non ci sarà alcun contrappeso nel contesto politico statunitense. In più la politica repubblicana è stata ampiamente legittimata dal voto".

Un panorama non molto allettante, non c'è che dire.
"Vedo la situazione molto brutta", ammette Pasquino, "gli unici cambiamenti possibili che si profilano all'orizzonte riguardano le elezioni tedesche del 2006 dove, se vincesse il centro-destra, la Germania si riavvicinerebbe molto all'America repubblicana. Certo che di cose ne possono succedere e ogni passaggio può portare delle conseguenze sul panorama generale. Ma la situazione che abbiamo di fronte agli occhi ci dice che Colin Powell, l'unico che nel passato governo americano ha provato (senza riuscirci) ad essere una voce un po' fuori dal coro, potrebbe essere sostituito alla carica di Segretario di Stato da Condoleeza Rice mentre Dick Cheney resterà vice-presidente. Con questi due falchi ai vertici dell'amministrazione americana non vedo proprio perché si debba sperare in un miglioramento".
(m.b.)

 

 

 

 

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