
"Perché
non ricominciare dalla base, come si sarebbe detto una
volta?" Abbiamo chiesto a Gianfranco Pasquino,
docente di Scienze Politiche all'Università di
Bologna, di commentare i risultati delle ultime elezioni
per cercare di capire che significato hanno avuto queste
europee e queste amministrative per il centro sinistra.
E il professore esprime in una domanda la sua lettura
delle vicende della Lista Unitaria, una forza politica
nata col difetto di partire dall'alto dei vertici, senza
tenere in considerazione gli elettori e i militanti.
"E' stupefacente come i leader del centrosinistra,
con tutta la loro intelligenza - e lo dico senza la
minima ironia - non si rendano conto che ci sono delle
strategie organizzative da perseguire: se si vuole fare
una lista unica bisogna partire dal basso, non dall'alto",
osserva Pasquino. "Ora Fassino scopre che Moretti
a piazza Navona aveva torto, che non è vero che
le persone non si riconoscono nei dirigenti politici
della sinistra, ma se Moretti non avesse parlato in
quel modo, i leader del centrosinistra sarebbero ancora
lì a guardarsi le ferite, incapaci perfino di
leccarsele. E' alla società civile che bisogna
prestare attenzione, perché non ricominciano
da lì?"
Professore, diamo uno sguardo ai risultati di tutta
la tornata elettorale conclusa con i ballottaggi del
26 e 27 giugno. Come possiamo riassumerli?
Berlusconi
esce male da tutte le elezioni perché ha investito
nella politica molto della sua personalità;
ancora peggio del suo leader ne esce Forza Italia,
ma questi sono dati facilmente prevedibili: tutti
gli analisti elettorali sanno che partiti come Forza
Italia ottengono tanti più voti quanto più
ampie sono le liste dei candidati, e alle europee
le liste non sono mai molto lunghe. Ma, se un certo
deflusso di voti dal partito del Presidente del Consiglio
era prevedibile, è pure vero che nessuno poteva
prevedere che i consensi persi da Forza Italia fossero
così tanti. Quanto all'opposizione, i piccoli
partiti escono dalla doppia tornata elettorale abbastanza
bene. La ragione di questo risultato è soprattutto
nel fatto che quando le elezioni si svolgono con il
metodo proporzionale, i voti si disperdono. E' come
se molte persone si sedessero a tavola e dovessero
ordinare da mangiare: se il menu avrà due soli
piatti, le scelte cadranno su quelle poche pietanze,
ma se la lista sarà molto ricca, allora le
scelte dei commensali saranno più varie. Il
sistema elettorale fa differenza perché mette
l'elettore nella condizione di avere più scelte
per soddisfare le proprie preferenze.
Quali effetti possono avere queste elezioni nella
politica del centrosinistra?
Ci sono due elementi da affrontare. Innanzitutto
è importante che il centrosinistra abbia conquistato
più amministrazioni provinciali e comunali
di quante ne avesse cinque anni fa, estendendo così
il proprio potere politico su base locale. E' questo
un vantaggio che, se utilizzato bene, può avere
effetti benefici sulle prossime elezioni politiche
nazionali: se un sindaco e un'amministrazione provinciale
lavorano bene producono consenso, e questo potrebbe
avere effetti e ripercussioni quando si voterà
per il parlamento. In secondo luogo credo che queste
elezioni abbiano ridato animo ad alcuni partiti, penso
ai Ds e a Rifondazione comunista, mentre ne ha un
po' depresso altri, a cominciare dalla Margherita
che è andata prevedibilmente male.
Perché dice che si poteva prevedere una
flessione della Margherita?
Perché è un'organizzazione estremamente
artificiale e dunque destinata ad avere alti e bassi
a seconda delle elezioni, dei candidati e della leadership.
E' un soggetto politico nato dall'unione di quattro
gruppi che si sono messi insieme in maniera verticistica
e burocratica, pensando che unendosi si sarebbero
sommati i consensi dei singoli gruppi in un unico
contenitore. Invece non è così, non
esiste un meccanismo automatico di moltiplicazione
dei voti. Alle elezioni del 2001 la Margherita era
andata bene perché avevano come leader il candidato
alla Presidenza del Consiglio; ma nel momento in cui
non c'è più un candidato che traina
consenso il successo elettorale viene meno.
Possiamo dire queste stesse cose anche per la lista
Unitaria? In fondo si tratta anche qui di quattro
gruppi politici che si sono uniti a ridosso del periodo
elettorale.
Possiamo sì. Si tratta della stessa operazione
verticistica, burocratica e abbastanza frettolosa.
Alla fine credo che alla Lista Unitaria sia andata
molto bene che siano riusciti a conquistare poco meno
della somma dei voti che avevano i singoli partiti
alle passate elezioni. E' un risultato di cui ci si
può accontentare, ma che di certo ha tradito
le aspettative della vigilia
perché non c'è stato nessun effetto
di trascinamento, nessun effetto di moltiplicazione
dei consensi, tant'è vero che subito dopo le
elezioni Prodi è passato a una nuova ipotesi
politica.
Male la Margherita, bene i Ds, bene i piccoli.
Tra questi ultimi mettiamo anche Rifondazione comunista?
Certamente. Se Margherita e Lista Unitaria appaiono
come aggregazioni politiche artificiali, Rifondazione
può essere invece definita, utilizzando un
linguaggio tecnico, un piccolo partito di massa, un
partito cioè che ha degli iscritti che diventano
rapidamente militanti che hanno passione ideologica
e voglia di fare politica. Rifondazione è in
un certo senso l'ultimo partito italiano, l'ultimo
partito leninista di massa.
Torniamo all'Ulivo. Il risultato elettorale ha
acceso una discussione interna sulle strategie del
futuro. Si susseguono incontri e vertici, si sente
parlare di federazione del centrosinistra e di partito
unitario. Che sta succedendo all'interno della Lista
Unitaria?
Io mi occupo di scienze politiche, non sono un astrologo
e quindi non so rispondere su che cosa sta succedendo
dentro la Lista Unitaria, però mi pare di notare
una costante del centro sinistra, e cioè: parecchia
confusione. Una confusione che è determinata
dalla mancanza di una prospettiva unitaria; le ambizioni
dei dirigenti si scontrano, alcuni mirano a raggiungere
il governo, altri semplicemente il potere, la verità
è che la Lista Unitaria è nata senza
una prospettiva realmente comune, ma partorita dall'idea
di provare ad avere più voti di Berlusconi
e cercare di diventare maggioranza nel paese. Forse
sono riusciti a raggiungere la maggioranza, è
un'ipotesi plausibile anche se non verificata perché
alle amministrative ha votato solo la metà
del paese. Ma il resto è una grande confusione:
forse il candidato alle prossime elezioni sarà
Prodi, però potrebbe essere Veltroni che forse
non vuole ma gode di grande popolarità; e perché
poi non potrebbe fare il Presidente del Consiglio
il leader del maggiore partito della coalizione, che
nel frattempo è cresciuto? In fondo Fassino
è bravo, non commette errori, è visibile,
è noto a tutti che è persona capace
Ecco che si è aperta una corsa alla leadership
in assenza di criteri per la scelta della leadership.
Ma voglio ancora sollecitare le sue doti astrologiche.
Mettiamo il caso che ci sia una crisi di governo e
che si arrivi alle elezioni anticipate. Secondo lei
come si presenterà il centrosinistra?
Tanto per cominciare teniamo bene in mente che la
crisi di governo è improbabile. Il centro destra
è un'alleanza che vive conflitti interni per
certi versi inevitabili perché tiene insieme
idee e soggetti molto diversi tra loro, la cui coesistenza
in un unico contenitore è molto difficile,
e infatti nel '96 fallì. Ma l'attuale governo
è anche composto da persone che sanno benissimo
qual è il costo di un'elezione anticipata,
che esiste la possibilità di perdere, e quindi
di rinunciare a due anni che garantiscono lo stipendio,
la macchina blu, un po' di visibilità. Secondo
me la crisi di governo non ci sarà perché
i rappresentanti del governo, in particolare gli ex
democristiani, sono, non dico furbi, ma sufficientemente
smaliziati da sapere che la crisi potrebbe costare
loro molto cara perché Berlusconi potrebbe
anche decidere di far cadere i suoi alleati insieme
a lui e non appoggiare candidature né garantire
agli alleati seggi sicuri.
Ma ammettiamo pure che si faccia una crisi di governo,
resta il fatto che il centro sinistra non è
pronto per le elezioni anticipate perché deve
ancora risolvere tutta una serie di problemi. E non
mi riferisco affatto al programma di governo, quanto
piuttosto al futuro, cioè a che cosa è
il centrosinistra in questo paese. Se al Parlamento
europeo si può fare un intergruppo, nel Parlamento
italiano non si è riusciti nemmeno a fare il
capo dell'opposizione parlamentare. E nemmeno si può
dimenticare che, nonostante le dichiarazioni dei politici
della sinistra, all'interno dei Ds esiste un trentacinque
per cento dei militanti che non condivide la linea
di Fassino. Possiamo fare finta di niente? Io credo
di no.
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