257 - 10.07.04


Cerca nel sito
Cerca WWW
"Perché non ripartiamo dal basso?"
Gianfranco Pasquino con Mauro Buonocore


"Perché non ricominciare dalla base, come si sarebbe detto una volta?" Abbiamo chiesto a Gianfranco Pasquino, docente di Scienze Politiche all'Università di Bologna, di commentare i risultati delle ultime elezioni per cercare di capire che significato hanno avuto queste europee e queste amministrative per il centro sinistra. E il professore esprime in una domanda la sua lettura delle vicende della Lista Unitaria, una forza politica nata col difetto di partire dall'alto dei vertici, senza tenere in considerazione gli elettori e i militanti. "E' stupefacente come i leader del centrosinistra, con tutta la loro intelligenza - e lo dico senza la minima ironia - non si rendano conto che ci sono delle strategie organizzative da perseguire: se si vuole fare una lista unica bisogna partire dal basso, non dall'alto", osserva Pasquino. "Ora Fassino scopre che Moretti a piazza Navona aveva torto, che non è vero che le persone non si riconoscono nei dirigenti politici della sinistra, ma se Moretti non avesse parlato in quel modo, i leader del centrosinistra sarebbero ancora lì a guardarsi le ferite, incapaci perfino di leccarsele. E' alla società civile che bisogna prestare attenzione, perché non ricominciano da lì?"

Professore, diamo uno sguardo ai risultati di tutta la tornata elettorale conclusa con i ballottaggi del 26 e 27 giugno. Come possiamo riassumerli?

Berlusconi esce male da tutte le elezioni perché ha investito nella politica molto della sua personalità; ancora peggio del suo leader ne esce Forza Italia, ma questi sono dati facilmente prevedibili: tutti gli analisti elettorali sanno che partiti come Forza Italia ottengono tanti più voti quanto più ampie sono le liste dei candidati, e alle europee le liste non sono mai molto lunghe. Ma, se un certo deflusso di voti dal partito del Presidente del Consiglio era prevedibile, è pure vero che nessuno poteva prevedere che i consensi persi da Forza Italia fossero così tanti. Quanto all'opposizione, i piccoli partiti escono dalla doppia tornata elettorale abbastanza bene. La ragione di questo risultato è soprattutto nel fatto che quando le elezioni si svolgono con il metodo proporzionale, i voti si disperdono. E' come se molte persone si sedessero a tavola e dovessero ordinare da mangiare: se il menu avrà due soli piatti, le scelte cadranno su quelle poche pietanze, ma se la lista sarà molto ricca, allora le scelte dei commensali saranno più varie. Il sistema elettorale fa differenza perché mette l'elettore nella condizione di avere più scelte per soddisfare le proprie preferenze.

Quali effetti possono avere queste elezioni nella politica del centrosinistra?

Ci sono due elementi da affrontare. Innanzitutto è importante che il centrosinistra abbia conquistato più amministrazioni provinciali e comunali di quante ne avesse cinque anni fa, estendendo così il proprio potere politico su base locale. E' questo un vantaggio che, se utilizzato bene, può avere effetti benefici sulle prossime elezioni politiche nazionali: se un sindaco e un'amministrazione provinciale lavorano bene producono consenso, e questo potrebbe avere effetti e ripercussioni quando si voterà per il parlamento. In secondo luogo credo che queste elezioni abbiano ridato animo ad alcuni partiti, penso ai Ds e a Rifondazione comunista, mentre ne ha un po' depresso altri, a cominciare dalla Margherita che è andata prevedibilmente male.

Perché dice che si poteva prevedere una flessione della Margherita?

Perché è un'organizzazione estremamente artificiale e dunque destinata ad avere alti e bassi a seconda delle elezioni, dei candidati e della leadership. E' un soggetto politico nato dall'unione di quattro gruppi che si sono messi insieme in maniera verticistica e burocratica, pensando che unendosi si sarebbero sommati i consensi dei singoli gruppi in un unico contenitore. Invece non è così, non esiste un meccanismo automatico di moltiplicazione dei voti. Alle elezioni del 2001 la Margherita era andata bene perché avevano come leader il candidato alla Presidenza del Consiglio; ma nel momento in cui non c'è più un candidato che traina consenso il successo elettorale viene meno.

Possiamo dire queste stesse cose anche per la lista Unitaria? In fondo si tratta anche qui di quattro gruppi politici che si sono uniti a ridosso del periodo elettorale.

Possiamo sì. Si tratta della stessa operazione verticistica, burocratica e abbastanza frettolosa. Alla fine credo che alla Lista Unitaria sia andata molto bene che siano riusciti a conquistare poco meno della somma dei voti che avevano i singoli partiti alle passate elezioni. E' un risultato di cui ci si può accontentare, ma che di certo ha tradito le aspettative della vigilia
perché non c'è stato nessun effetto di trascinamento, nessun effetto di moltiplicazione dei consensi, tant'è vero che subito dopo le elezioni Prodi è passato a una nuova ipotesi politica.

Male la Margherita, bene i Ds, bene i piccoli. Tra questi ultimi mettiamo anche Rifondazione comunista?

Certamente. Se Margherita e Lista Unitaria appaiono come aggregazioni politiche artificiali, Rifondazione può essere invece definita, utilizzando un linguaggio tecnico, un piccolo partito di massa, un partito cioè che ha degli iscritti che diventano rapidamente militanti che hanno passione ideologica e voglia di fare politica. Rifondazione è in un certo senso l'ultimo partito italiano, l'ultimo partito leninista di massa.

Torniamo all'Ulivo. Il risultato elettorale ha acceso una discussione interna sulle strategie del futuro. Si susseguono incontri e vertici, si sente parlare di federazione del centrosinistra e di partito unitario. Che sta succedendo all'interno della Lista Unitaria?

Io mi occupo di scienze politiche, non sono un astrologo e quindi non so rispondere su che cosa sta succedendo dentro la Lista Unitaria, però mi pare di notare una costante del centro sinistra, e cioè: parecchia confusione. Una confusione che è determinata dalla mancanza di una prospettiva unitaria; le ambizioni dei dirigenti si scontrano, alcuni mirano a raggiungere il governo, altri semplicemente il potere, la verità è che la Lista Unitaria è nata senza una prospettiva realmente comune, ma partorita dall'idea di provare ad avere più voti di Berlusconi e cercare di diventare maggioranza nel paese. Forse sono riusciti a raggiungere la maggioranza, è un'ipotesi plausibile anche se non verificata perché alle amministrative ha votato solo la metà del paese. Ma il resto è una grande confusione: forse il candidato alle prossime elezioni sarà Prodi, però potrebbe essere Veltroni che forse non vuole ma gode di grande popolarità; e perché poi non potrebbe fare il Presidente del Consiglio il leader del maggiore partito della coalizione, che nel frattempo è cresciuto? In fondo Fassino è bravo, non commette errori, è visibile, è noto a tutti che è persona capace… Ecco che si è aperta una corsa alla leadership in assenza di criteri per la scelta della leadership.

Ma voglio ancora sollecitare le sue doti astrologiche. Mettiamo il caso che ci sia una crisi di governo e che si arrivi alle elezioni anticipate. Secondo lei come si presenterà il centrosinistra?

Tanto per cominciare teniamo bene in mente che la crisi di governo è improbabile. Il centro destra è un'alleanza che vive conflitti interni per certi versi inevitabili perché tiene insieme idee e soggetti molto diversi tra loro, la cui coesistenza in un unico contenitore è molto difficile, e infatti nel '96 fallì. Ma l'attuale governo è anche composto da persone che sanno benissimo qual è il costo di un'elezione anticipata, che esiste la possibilità di perdere, e quindi di rinunciare a due anni che garantiscono lo stipendio, la macchina blu, un po' di visibilità. Secondo me la crisi di governo non ci sarà perché i rappresentanti del governo, in particolare gli ex democristiani, sono, non dico furbi, ma sufficientemente smaliziati da sapere che la crisi potrebbe costare loro molto cara perché Berlusconi potrebbe anche decidere di far cadere i suoi alleati insieme a lui e non appoggiare candidature né garantire agli alleati seggi sicuri.
Ma ammettiamo pure che si faccia una crisi di governo, resta il fatto che il centro sinistra non è pronto per le elezioni anticipate perché deve ancora risolvere tutta una serie di problemi. E non mi riferisco affatto al programma di governo, quanto piuttosto al futuro, cioè a che cosa è il centrosinistra in questo paese. Se al Parlamento europeo si può fare un intergruppo, nel Parlamento italiano non si è riusciti nemmeno a fare il capo dell'opposizione parlamentare. E nemmeno si può dimenticare che, nonostante le dichiarazioni dei politici della sinistra, all'interno dei Ds esiste un trentacinque per cento dei militanti che non condivide la linea di Fassino. Possiamo fare finta di niente? Io credo di no.

 




 

 

 

Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti da fare? Scriveteci il vostro punto di vista a
redazione@caffeeuropa.it