256 - 26.06.04


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Campagna elettorale alla prova tv
Fabrizio Morri con Mauro Buonocore

Poca Europa alle europee. Questo il paradosso delle ultime elezioni: si votava per eleggere i membri del Parlamento europeo ma in campagna elettorale si œ parlato di altro. Non dellingresso della Turchia nellUnione, non del patto di stabilitù e nemmeno di maggioranze ponderate. Per J™rgen Habermas il voto del 12 e 13 giugno non ha espresso affatto un elettorato europeo ma øun caleidoscopio di immagini riflesse da situazioni nazionaliÓ, e anche in Italia non era lUnione al centro della partita elettorale.
Anche da noi poca Europa: si œ parlato di Iraq, soprattutto di Iraq, pi¦ di tutto di Iraq. Lo si vede in tv e lo dimostra, analiticamente, una ricerca svolta dalla Direzione della Campagna elettorale della Lista Unitaria che, con la collaborazione del Dipartimento di Sociologia e Comunicazione dellUniversitù La Sapienza di Roma, ha monitorato i sei canali Rai e Mediaset nel periodo elettorale. øSi œ parlato molto della crisi internazionale legata alle vicende iracheneÓ, dice Fabrizio Morri, responsabile informazione dei Ds che ha diretto la campagna elettorale di Uniti nellUlivo, øma cera una distanza tra i temi che le persone ritenevano importanti e i temi su cui la tv concentrava la propria attenzione e quindi quella degli spettatori. E chiaro che ci sono eventi che hanno prioritù: un attentato, una vicenda particolare come quella degli ostaggi, ma sul piano della discussione politica linformazione televisiva ha sempre privilegiato lIraq mentre in cima alle preoccupazioni degli italiani cera lincertezza per il futuro, limpoverimento del paese la sensazione fondata che si stesse peggio di tre o quattro anni faÓ.

Come œ nata lidea di Mediamonitor, la ricerca che ha monitorato linformazione televisiva nel periodo della campagna elettorale?

Lidea di partenza veniva dalla consapevolezza che lanomalia del sistema televisivo italiano avrebbe potuto caricarsi in campagna elettorale di effetti e significati molto gravi a favore di una parte politica e a discapito dellaltra. Anche prima che si entrasse in clima elettorale, la tv presentava agli occhi dei telespettatori tg faziosi, trasmissioni di intrattenimento che diffondevano un messaggio di ricreazione e di tranquillitù tacendo i problemi che attraversavano la societù. Ovviamente sto parlando in termini generali, non sto dicendo che la televisione italiana fosse un Moloch pregiudizialmente fascista e ostile agli avversari politici del governo; cerano e ci sono, tanto in Rai quanto in Mediaset, trasmissioni equilibrate che guardavano alla realtù con senso critico, ma landamento prevalente della tv italiana, giù prima della campagna elettorale (e quindi prima che scattassero le tutele e le garanzie per lespressione delle forze politiche come la par condicio) faceva registrare una certa faziositù.

E poi cera unaltra ragione che ha guidato la ricerca. Come forza di opposizione, avevamo la sensazione che facessimo fatica a imporre alcuni temi allagenda delle televisioni. Durante il periodo di monitoraggio, i nostri indicatori, i nostri collaboratori (tra cui istituti specializzati) ci testimoniavano che gli italiani erano molto preoccupati per i temi economico-sociali. Ovviamente tra gli interessi cera anche lIraq, ma in misura minore perch¹ lattenzione dei cittadini andava piuttosto allimpoverimento del paese, allincertezza per il futuro, alla sensazione netta che, rispetto a qualche anno fa, la situazione non sia migliorata ma vada peggiorando. Confrontate queste informazioni con tutto quello che si vedeva trasmesso dalle tv lo scarto era enorme. Il punto quindi era: che corrispondenza cera tra le aspettative del pubblico e il comportamento dei media? Cercare una risposta a questa domanda œ stato il motivo che ci ha spinto a realizzare la ricerca.

Altro obiettivo da raggiungere, poi, era quello di consigliare i rappresentanti della Lista Unitaria che partecipavano a trasmissioni di approfondimento politico, in modo che il loro comportamento risultasse il pi¦ efficace possibile dal punto di vista mediatico, e cioœ in modo che riuscissero ad evidenziare i punti forti del nostro programma e i punti deboli del nostro avversario. Insomma, bisognava riuscire a far parlare di noi e nella fase finale della campagna elettorale, ci dicono i dati, le trasmissioni che ospitavano i nostri leader sono state pi¦ seguite.

Il punto centrale della ricerca di Mediamonitor œ stata la distanza tra lagenda del pubblico e lagenda dei media: le persone volevano che si parlasse della crisi economica, di una vita che sembra sempre pi¦ cara, mentre in tv si parlava soprattutto della guerra in Iraq. Questa frattura tra le esigenze del pubblico e linformazione televisiva œ una caratteristica dellItalia di Berlusconi oppure œ qualcosa che appartiene ai meccanismi della comunicazione poltica?

Io credo che questa frattura esista comunque, ma œ accentuata dal øberlusconismoÓ. Esiste sempre il rischio che i media dettino lagenda del paese e che si verifichi una sorta di subalternitù della politica nel considerare vero ci… che viene detto solo dai mezzi di comunicazione. E per… una tendenza che si rafforza con lidea della politica di cui œ portatore Berlusconi, che ha avuto un fascino su larga parte degli italiani e si fonda sullindebolimento dei corpi intermedi della societù - come i partiti, i sindacati, la societù civile - e stabilisce tra il leader politico e le persone un rapporto diretto mediato spesso dalla televisione. La crisi delle tradizionali forme di partecipazione democratica, del confronto tra la gente, la caduta di peso del mondo del lavoro sul potere contrattuale, la crisi della scuola e degli istituti formativi, sono tutti elementi che indeboliscono la possibilitù che il flusso tra la societù reale Ë con i suoi problemi Ë e i media sia un flusso non sbilanciato. Oggi questo rapporto œ fortemente squilibrato, i mezzi di comunicazione propongono e affermano delle prioritù che non sempre coincidono con quelle avvertite dalla societù. Tanto œ forte il potere di condizionamento della tv che io sono convinto che il trattamento mediatico della vicenda della liberazione degli ostaggi italiani ha evitato a Forza Italia di scendere al 19% dei voti.

Quali sono stati i temi della campagna elettorale che hanno determinato in maniera maggiore il risultato delle elezioni?

Secondo me ha giocato un ruolo importante la consapevolezza, diffusa nella societù italiana checch¹ ne dicessero le televisioni, che Berlusconi aveva preso in giro una bella fetta del paese. Gli elettori hanno punito Berlusconi e il suo partito perch¹ hanno mancato le promesse.

Questi sono argomenti che hanno causato il crollo elettorale di Forza Italia, per… ci sono stati dei fattori che ne hanno arginato la sconfitta delle forze di governo.

Bisogna per… fare attenzione e leggere bene i dati. Il nostro œ un paese che non ha mai avuto una maggioranza di sinistra. Nel 96 abbiamo vinto le elezioni e lUlivo ha governato per cinque anni; quel risultato elettorale nasceva anche dal fatto che la Lega non si era alleata con il Polo. Se sommiamo i voti che queste due forze politiche avevano raggiunto in quella tornata elettorale, anche nel 96 il centrodestra aveva la maggioranza; œ per questo, e per ragioni di tecnica elettorale nella distribuzione dei seggi, che il centrosinistra riusc– allora a guadagnare la maggioranza e a governare. Da oltre dieci anni, e ancor di pi¦ dallimpegno in politica di Berlusconi, il centrodestra ha sempre avuto la maggioranza delle preferenze degli elettori italiani. Oggi, queste ultime elezioni in cui hanno votato pi¦ persone degli ultimi appuntamenti elettorali, la partita finisce con il 46,1% per il centrosinistra e il 45,4% per il centrodestra, se vogliamo contare tra i voti per il governo anche le preferenze del Nuovo Psi senza il quale la Casa delle Libertù sarebbe al 43,4%.
E vero che tutto il centrosinistra non raggiunge ancora la maggioranza assoluta dei voti e cœ una relativa tenuta del governo, ma œ un governo che in dieci anni, dal 94 al 2004, perde dieci punti e non ha pi¦ una maggioranza nel paese. Da questo punto di vista siamo di fronte a una rivoluzione: œ un risultato che, proiettato verso le prossime politiche e confortato e suffragato dal successo delle provinciali appena svolte, produce in entrambe le camere una maggioranza di centrosinistra.

Un dato evidente della campagna elettorale trascorsa œ che si œ votato per il Parlamento europeo ma non si œ parlato affatto di temi europei. E una questione comune un po a tutti i paesi membri, ma, ad esempio, la stampa tedesca e francese hanno messo in evidenza gli argomenti europei dei programmi di ciascuna forza politica. In Italia questo non œ successo, salvo rari e sporadici casi.

E vero, ma questo œ un risultato che ha ragioni complesse. Innazitutto, a difesa del nostro paese, voglio sottolineare che in Italia ha votato oltre il settanta per cento degli elettori, un tasso altissimo se confrontato con le percentuali degli altri paesi europei. Non possiamo quindi dire che in Italia ci sia un grande affievolimento di interesse sui temi europei; la gente œ andata a votare anche dove cera soltanto la scheda per il Parlamento europeo e non si votava per le amministrative e l– la lista Uniti per lUlivo œ andata ancora meglio.

Ma laffluenza alle urne non pu… essere connessa al fatto che in Italia ci fosse la netta sensazione che si andasse a votare per giudicare il governo del paese e non per eleggere gli europarlamentari? In altre parole, si œ votato per lEuropa oppure œ stata un sfida tutta italiana tra Prodi e Berlusconi?

Rispondo facendo io una domanda. Il capo del governo, il vicepremier e tutti i principali ministri si sono candidati pur sapendo che non andranno mai a fare gli europarlamentari (perch¹ chi ha incarichi di governo non pu… essere eletto, per legge, al Parlamento europeo): non œ questo un modo per spostare lattenzione della tornata elettorale sulle vicende politiche interne al paese piuttosto che sui temi dellUe? Candidandosi come capolista in tutte circoscrizioni, Berlusconi ha gettato una sfida per il bilancio del suo governo, per il giudizio del suo governo, una sfida che tra laltro ha coinvolto anche i suoi alleati.
La tesi œ giusta: non si œ parlato molto di Europa, anche se noi ci abbiamo provato e il nostro programma œ stato costruito intorno ai temi dellUnione. Ma se la domanda œ se intorno a questi temi si œ orientato il voto della gente, rispondo no.

Proviamo allora ad affrontare largomento in un altro modo. Dopo una tornata elettorale in cui i cittadini hanno scelto i deputati che li rappresenteranno in Europa e che sono chiamati a fare proposte e a prendere decisioni allinterno dellUnione su materie complesse e difficili, gli italiani ne sanno pi¦ o meno di prima su queste materie?

Qualcosa in pi¦ sanno ma non abbastanza. Che cosa ha percepito fin qui la maggior parte dellopinione pubblica italiana? Ha percepito che œ giusto che lEuropa si desse una moneta unica; che œ giusto che le frontiere diventino una cosa del passato; che œ giusto che la politica sullimmigrazione possa essere governata a livello europeo perch¹ per ogni singolo paese œ molto pi¦ difficile affrontare la questione. Lopinione pubblica ha percepito che lipotesi di una ripresa delleconomia pu… venire solo su scala europea perch¹ œ difficile che un singolo paese regga i processi di globalizzazione, la concorrenza asiatica e altri elementi che rendono la realtù contemporanea assai complessa. Intuitivamente la gente sente questi temi molto vicini, e allo stesso tempo capisce bene che lEuropa, se vuole avere un futuro, deve diventare pi¦ politica e fare un salto ulteriore. Se poi vogliamo analizzare i temi nello specifico e vogliamo sapere come lUnione deve fare quel salto, quanti devono essere gli stati membri, se la Turchia deve entrare o no, quale deve essere il ruolo della Banca Centrale Europea, allora non ci siamo, non possiamo dire che cœ una consapevolezza diffusa su questi temi. Per… esiste nellopinione pubblica la percezione intuitiva di quanto sia necessaria e positiva oggi lesistenza dellUnione Europea e di quanto sia importante che lItalia ne sia una protagonista.

Insomma, la distanza tra opinione pubblica e Unione europea œ ancora molta.

S–, œ una distanza ancora molto ampia, anche se credo che in Italia sia pi¦ piccola che altrove. Se guardiamo ancora una volta al dato di affluenza alle urne dobbiamo ammettere che il nostro œ probabilmente, tra gli stati fondatori dellUnione, il pi¦ europeista. Noi viviamo in un paese in cui lEuropa si ama di pi¦ come idea e come prospettiva di quanto non accada in altri paesi. Abbiamo la consapevolezza dellimportanza e della forza che deriva dallessere parte di un progetto ampio. Ma il nostro giudizio non pu… essere cieco, tutti i grandi processi storici si devono confrontare, da una parte, con la necessitù oggettiva che ci pone il problema della loro realizzazione, dallaltra, bisogna fare i conti, ovviamente, con una volontù politica che guida popoli e nazioni nella realizzazione di questa necessitù. Ma la risposta tra queste due strade non la troveremo se non andando avanti.

 





 

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