Raghuram G. Rajan e Luigi Zingales, Salvare il
capitalismo dai capitalisti, Einaudi, Euro17,00
“Nel
nostro paese la sinistra deve essere liberale perché
nessuno lo è nel centrodestra”. È
quanto ha affermato Pierluigi Bersani, responsabile
economico dei Democratici di Sinistra, durante la
presentazione del libro di Raghuram G. Rajan e Luigi
Zingales Salvare il capitalismo dai capitalisti
(Einaudi); l’ex ministro ha discusso del volume
dei due giovani economisti con Carlo De Benedetti,
presidente della Cir (Compagnie Industriali Riunite),
una delle più importanti holding private italiane
con interessi anche nell’editoria (gruppo editoriale
L’Espresso).
Bersani ha affermato che “il compito della politica
in un paese a capitalismo maturo è quello di
costruire e garantire, una volta stabilite regole
chiare, la libertà dei mercati, senza arrivare
però ad una società di mercato”.
A questo proposito ha rivendicato il fatto che “il
periodo più fecondo delle liberalizzazioni
e delle privatizzazioni in Italia è stato quello
del centrosinistra” mentre oggi “corriamo
il rischio di un generale ripiegamento su se stesso
del sistema, un fenomeno già operante nel circuito
bancario-industriale dove si è arrestata la
capitalizzazione delle imprese”. Arrivando poi
all’attualità degli scandali e dei crack
finanziari, l’esponente Ds ha espresso la necessità
“di democratizzare il capitalismo, che oggi
è in crisi di fiducia, credibilità e
trasparenza”.
“Un libro attualissimo per l’Italia –
ha commentato De Benedetti - ma che Zingales (che
vive negli Stati Uniti, ndr) probabilmente non avrebbe
scritto se vivesse nel nostro paese: gli avrebbe procurato
molti problemi di carriera in quanto mette in luce
come uno dei difetti principali dei nostri capitalisti
quello di essere liberisti quando sono fuori da un
mercato, e monopolisti quando l’hanno occupato”.
Un atteggiamento miope che il presidente del gruppo
Cir vede ripetersi oggi alla vigilia dell’allargamento
dell’Unione, quando “con conservatorismo
puro, i governi dell’Ue a 15 si apprestano a
bloccare l’immigrazione di lavoratori dall’Est,
quando invece avremmo bisogno di manodopera qualificata
e proveniente da paesi culturalmente omogenei ai nostri”.
De Benedetti ha, infine, evidenziato come “a
dispetto del titolo provocatorio e di alcune frasi,
che lette isolatamente farebbero pensare ad autori
vetero-comunisti, il libro esce dalla testa di liberisti
veri che però usano un linguaggio inusuale
per gli economisti liberali”.
Alla presentazione partecipa uno dei due autori, Luigi
Zingales, premiato lo scorso anno con il premio Bernacer
come migliore economista europeo, professore di Finanza
alla Graduate School of Business della University
of Chicago, la città patria del liberismo internazionale.
Non smentisce la sua filiazione da quegli economisti
come Robert Mundell, Milton Friedman, George Stigler
ed altri (i cosiddetti “Chicago Boys”)
che alla fine degli anni ’60 “uccisero”
il keynesismo e con esso la politica del sostegno
pubblico alla creazione della domanda e alla crescita,
quando afferma che “non ci fidiamo della politica,
sulla quale abbiamo una visione minimalista. Eppure
senza regole – concede – il mercato non
funziona”.
"L’obiettivo del libro – continua
Zingales – è proprio quello di pensare
un difficile bilanciamento tra politica ed economia”.
Per quanto riguarda l’Europa l’autore
afferma che “finora è stata un bene per
i mercati in quanto ha ridotto le possibilità
per gli stati nazionali di imbrigliarli in vincoli
normativi; ora però c’è il rischio
della nascita di un’Europa politica che imponga
regole e leggi dappertutto creando un monopolio della
politica sul continente”.
Una fiducia, quella di Zingales nella finanza, limitata
dalla consapevolezza che essa “da sola non può
creare ricchezza ma può dare le gambe a chi
ha buone idee imprenditoriali”, in un processo
di “normale dinamica capitalistica che tra il
1999 e il 2000, durante la cosiddetta bolla speculativa
– continua l’economista - si era addirittura
invertito negli Usa, tanto che erano i capitali a
creare idee e imprenditori”. Zingales ha, infine,
invitato la politica italiana ad evitare norme troppo
restrittive in campo finanziario per evitare quanto
accaduto negli stati Uniti dove “sull’onda
del panico provocato dai crack di Enron e Worldcom
sono state approvate leggi troppo rigide”.
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