250 - 03.04.04


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Un progetto, tante voci
Monique Canto-Sperber e Nadia Urbinati


Questo articolo ² un estratto del saggio "Che cosa ² il socialismo liberale e perch³ ² rilevante oggi?", introduzione al libro Liberal-Socialisti. Il futuro di una tradizione, edito da Marsilio nella collana I libri di Reset, a cura di Monique Canto-Sperber e Nadia Urbinati.

Quando concepimmo questo libro, nel 1993, l'idea che il socialismo liberale potesse intessare gli europei sembrava velleitaria. Non fu un caso se il progetto rest÷ per dieci anni incompiuto. Da pochi anni era ufficialmente finita la Guerra fredda e molta parte della sinistra europea si stava interrogando sul destino degli ideali ai quali il movimento democratico e riformatore si era ispirato a partire dalla Rivoluzione francese: uguaglianza delle opportunitö formali e materiali affinch³ la libertö individuale non diventasse un privilegio per i pochi e un mito per i pið. Soprattutto, affinch³ la democrazia costituzionale fosse quanto pið possibile coerente ai propri principi e mettesse ciascuno nella condizione di poter contribuire a decidere dei destini della propria comunitö politica, nazionale ed europea, secondo il criterio del bene generale. La fine delle ideologie totalizzanti non soltanto non significava la fine del valore di questi ideali di libertö e giustizia sui quali si era modellata la modernitö occidentale. Semmai, ne esaltava il valore perch³ rendeva tutti pið direttamente protagonisti della ricerca delle vie migliori, e pið coerenti alle procedure democratiche, per mettere quegli ideali in pratica. Ci÷ che era andato in crisi con la fine della Guerra fredda - una crisi irreversibile e pið che benvenuta - era quindi un modello di emancipazione; un modello che, oltretutto, si era giö da molto tempo rivelato come radicalmente incapace di produrre gli effetti che prometteva: uguaglianza e libertö dal dominio.

I due appuntamenti che tra il 1992 e il 1993 si tennero a Oxford e a Torino rispettivamente sul tema "What is Left?" testimoniano di quella fervida stagione di ricerca e revisione. Testimoniano della volontö di intraprendere vie nuove, ma anche di riprendere il filo di un movimento riformatore che non era nuovo in Europa, perch³ nato insieme al processo di democratizzazione e di giustizia sociale, nella seconda metö dell'Ottocento, ed era stato violentemente e tragicamente interrotto dai totalitarismi fascista e comunista, e ostacolato dalla logica manichea della Guerra fredda.

Si suole dire che il XX secolo sia stato un secolo diviso in due, in parte totalitario e in parte democratico. Bench³ sostanzialmente non sbagliata, questa ² una partizione troppo semplice e il frutto di una visione ideologica riduttiva. Il XX secolo ² stato un secolo complesso, laboratorio di progetti riformatori, di costituzionalismi democratici, di politiche di giustizia sociale, di creazione di un ordine normativo internazionale che ha cercato di imbrigliare la forza con le regole della politica e del diritto. Il loro (temporaneo) fallimento non li ha sviliti nel significato n³ li ha falsificati. Al contrario, ne ha incrementato il valore e il significato simbolico. Quel (temporaneo) fallimento era dipeso da due opposte egemonie: quelle dispotiche nella sinistra occidentale e quelle dogmatiche nell'ideologia liberista. Il fallimento nell'Italia del dopoguerra del progetto politico che fu prima del movimento clandestino antifascista "Giustizia e Libertö" e poi del Partito d'Azione, ² esemplare di quelle opposte egemonie, ovvero della vocazione assolutizzante con la quale sono stati interpretati modelli sociali sostanzialmente positivi nei principi, quello liberale e quello socialista. La caduta del Muro di Berlino riapriva i giochi sull'interpretazione di quei valori alla luce della scelta democratica, il fondamento che dava valore effettivo all'ideale delle eguali libertö.

La fine della Guerra fredda aveva inoltre impresso un mutamento importante all'idea di Europa, un progetto che fino ad allora era stato interpretato e governato in relazione alla politica dei due blocchi, come cuscinetto tra l'Est e l'Ovest, e realizzato in chiave essenzialmente economica e strumentale. Anche l'Europa poteva finalmente essere libera di intraprendere, per consenso autonomo dei suoi abitanti, il cammino verso la costruzione di un destino comune; un progetto unico al mondo, peculiare alla nostra storia passata e recente, e per÷ capace di diventare un modello per altri popoli e aree geografiche del globo: un modello di abitudine alla cooperazione e, laddove sia voluto, di unificazione politica.

Questi erano i due grandi scenari politici e ideali degli anni nei ideammo questo volume: il primo, uno scenario di emancipazione secondo la grande tradizione liberale e socialista e il secondo, uno scenario di costituzione politica nel senso democratico classico. Nel 1993, tanto l'uno quanto l'altro erano finalmente emancipati da ipoteche esterne e dunque potenzialmente capaci di diventare catalizzatori di una nuova progettualitö politica. Anche l'Europa era un progetto di "terza via" rispetto sia alle politiche nazionalistiche degli stati che i mercati e le migrazioni globali rendevano ormai anacronistiche, sia all'egemonia della finanza globale sulle politiche economiche e strategiche delle nazioni.

La nostra idea di un'antologia sul socialismo liberale si trov÷ nel giro di pochi mesi a incontrarsi e intrecciarsi con due avvenimenti importanti per la sinistra democratica, italiana e non: il quarantesimo avviversario di "Dissent", la rivista americana fondata da Irving Howe negli anni pið bui della Guerra fredda come una sfida tanto allo stalinismo quanto al maccartismo; e la fondazione a Torino della rivista "Reset" nei giorni stessi nei quali si tenne il convegno sopra menzionato "What is Left?". Per celebrare i quarant'anni di "Dissent", si era dato origine a un seminario annuale al quale avrebbero partecipato intellettuali della sinistra americana ed europea insieme a rappresentanti delle riviste "Esprit" e "New Left". In terra neutrale, nel Canton Ticino, e grazie alla generositö e lungimiranza del Direttore della Biblioteca Cantonale di Locarno, nel giugno 1994 si tenne il primo dei seminari annuali Europa-USA sui temi pið pressanti che stavano di fronte alle democrazie occidentali. I seminari furono un importante laboratorio teorico transatlantico, una consuetudine che le vicende seguite all'attentato dell'11 settembre 2001 renderebbero oggi pið che mai necessario riprendere e coltivare.

Il progetto da noi ideato ² stato dunque parte di una fervida stagione plurivocale di elaborazione e di ricerca di una visione ideale per la nuova sinistra dell'era post-Guerra fredda. L'edizione francese, che porta il titolo Le socialisme lib³ral. Une anthologie: Europe-Ätats-Unis, prese corpo nella primavera del 2003. L'edizione originale, come questa versione italiana, ² divisa per capitoli ciascuno dei quali raccoglie le esperienze dei maggiori paesi che hanno contribuito a definire l'identitö ideologica del socialismo liberale. In aggiunta alle introduzioni delle sezioni nazionali (la sola parte che viene qui proposta ai lettori italiani), l'edizione francese comprende anche una selezione dei testi pið significativi che in ciasun paese possono essere classificati come liberal-socialisti. L'antologia ² uscita in un momento estremamente difficile per la sinistra francese, dopo la drammatica sconfitta elettorale del 2002 e, soprattutto, la preoccupante crescita elettorale e d'opinione dei partiti di destra e xenofobi. Un'antologia sul socialismo liberale acquistava quindi un importante significato morale e culturale perch³ non soltanto poteva riavviare la ricerca ideale nella sinistra francese ma anche rilanciare quei valori universalistici che la rinascita del populismo e del nazionalismo metteva in forte e pericolosa discussione. Al di lö della sconfitta delle coalizioni di centro-sinistra, in Francia come in Italia pochi anni prima, la posta in gioco era ed ² un modello democratico di societö giusta europea: da un lato l'Europa della grande tradizione cosmopolita, democratica e liberal-socialista e dall'altro l'Europa dei localismi, delle comunitö omogenee e d'esclusione, dei razzismi, una visione che si ² spesso coniugata con la mitologia del mercato senza regole e dell'egemonia dei forti contro i deboli. Il progetto socialista liberale pu÷ e deve essere un'alternativa alla contrapposizione, sbagliata e manipolata ad arte, tra universalismo e rispetto delle differenze nazionali e religiose.

Il socialismo liberale ² oggi forse l'unico ideale radicato nella tradizione politica e morale europea ad avere un respiro continentale e universalista. Nato nella sua forma pið compiuta durante la bufera nazi-fascista come ricerca di una visione di emancipazione che non fosse comunista, il socialismo liberale ² un'idea di democrazia avanzata, di societö tollerante e aperta con al suo centro il valore della persona singola e concretamente situata. Non l'individuo astratto del liberalismo classico, o quello gregario delle visioni comunitarie, o infine quello definito esclusivamente dai bisogni materiali come nel socialismo classista, ma invece l'individuo come essere umano che chiede rispetto e riconoscimento nella societö nella quale vive, soffre, ha bisogni, valori culturali e religiosi diversi. L'idea socialista, ricordava Carlo Rosselli nel 1930, ² nata originariamente come rivolta morale contro l'ingiustizia economica e sociale, ma il suo significato ha presto assunto la funzione di denuncia dell'ingiustizia in qualunque forma essa si presenti: sia quando l'ingiustizia ² sfruttamento economico e povertö, sia quando ² discriminazione contro i diversi e intolleranza per ragioni di pregiudizio e di dominio della maggioranza. Questo socialismo, scriveva Rosselli, ha avuto la propria origine nei valori espressi dal liberalismo perch³ come il liberalismo anch'esso ² nato come volontö di resistere all'arbitrio di poteri assoluti e di ogni tentazione monopolistica. Chi vuole andare ai fondamenti dell'idea di giustizia incontra la libertö perch³ incontra il valore della persona: "desidero solo riportare il movimento socialista ai suoi principi originari, alle sue origini storiche e psicologiche, e dimostrare che il socialismo, in ultima analisi, ² una filosofia della libertö".

Il socialismo liberale ² l'erede dei valori universalistici e umanitari che hanno segnato la civiltö occidentale ed europea fin dalle sue origini classiche e cristiane. Una lunga storia, n³ retorica n³ desueta. Idee e valori nei quali tutti possiamo riconoscerci. Vi ² nell'ideale di socialismo liberale un implicito ecumenismo normativo, il bisogno di partire da punti comuni per poter discutere e fare scelte, distinguersi e dissentire. Si dissente solo perch³ ci si comprende e si usa una grammatica comune. La dialettica e il conflitto politici esistono dove esiste un insieme comune di norme democratiche che rendano l'altro un antagonista e un concorrente politico, mai un nemico totale o un oggetto di dispregio. Questo ² il minimo comune denominatore che liberali e socialisti hanno contribuito a edificare, in Italia e in Europa, in anni nei quali la discriminazione si traduceva, per volere degli stati, in violenza fisica.

Ž noto come storicamente la tradizione liberale e quella socialista si siano trovate spesso in conflitto piuttosto che alleate. Il socialismo liberale ha coltivato l'ambizione di invertire questa tendenza. In questo ² consistita la "terza via", un'espressione che ² ritornata periodicamente e come un fiume carsico si ² volta a volta riproposta a seconda delle coppie di opposti con le quali si ² confrontata. Come ha messo in luce Norberto Bobbio, l'autore che forse meglio di tutti ha colto la natura paradossale, e perci÷ stimolante e mai anacronistica, del progetto liberal-socialista (o di socialismo liberale), la terza via ² stata ora tra socialismo di matrice deterministica e liberalismo dell'establishment (dalla seconda metö dell'Ottocento fino all'avvento del fascismo), ora tra forme opposte di pianismo, fascista o sovietico, e una specie di darwinismo sociale liberista (gli anni tra le due guerre mondiali). A quale coppia di opposti il socialismo liberale si propone oggi?

Riandare al passato - il quale ², rispetto ai problemi di giustizia e discriminazione, meno distante da noi di quanto possa apparire - si rivela un'utile strategia per affrontare tale questione normativa perch³ di progetto etico-politico. Ci sembra di poter dire che la terza via ² oggi una coniugazione coerente della democrazia costituzionale con un'importante integrazione: la democrazia ² pið di un metodo politico di decisione collettiva, non soltanto regole del gioco e organizzazione dei poteri pubblici in uno spazio geografico specifico. Essa ² un valore perch³ l'accettazione delle regole democratiche e la loro applicazione ² direttamente conseguente alla premessa etica che la persona ² il primo fondamento, soggetto di rispetto a partire da ci÷ che concretamente ²: donna o uomo, giovane o anziano, cittadino o lavoratore ospite.

Storicamente, il metodo del pensiero liberalsocialista ² consistito nel rifiutare l'antagonismo tra le tradizioni socialista e liberale che si era venuto a creare a partire dalla metö del XIX secolo. Esso ² nato dalla reinterpretazione critica di entrambe le tradizioni. Il socialismo liberale intende il socialismo come emancipazione dell'essere umano e della societö da attuarsi attraverso la difesa inflessibile della libertö individuale. Intende il liberalismo come difesa delle libertö civili e politiche, dell'autonomia etica dell'individuo e dell'indipendenza del corpo sociale rispetto allo stato, senza tuttavia ignorare che l'esercizio della libertö di agire richiede capacitö materiali e intellettuali le quali non possono essere acquisite al di fuori della vita sociale o nell'indifferenza delle circostanze effettive nelle quali donne e uomini operano e scelgono.

Liberalismo e socialismo si ispirano a concezioni diverse della societö e dell'azione politica. Tuttavia, poich³ questi due movimenti incarnano tradizioni vive, le loro idee non sono dogmi definiti una volta per sempre, n³ quindi le loro differenze possono essere irrigidite in definizioni immodificabili. Liberalismo e socialismo, proprio perch³ esprimono valori vivi e vitali, stimolano nuove interpretazioni a seconda dei contesti nei quali operano. L'ambizione del socialismo liberale non ² solo di inserire il mercato nel socialismo o di dimostrare che i diritti sociali possono essere compatibili con la libertö economica. Esso si propone inoltre di ritornare al liberalismo come filosofia politica e metodo di emancipazione, un'identitö alla quale a partire dall'istituzione del governo rappresentativo, nel XIX secolo, il liberalismo ha dato una solida base teorica.

L'idea liberal-socialista ² sempre stata minoritaria. Nessun socialismo europeo ha incarnato in modo esplicito questa tradizione. L'unico partito socialista liberale che sia mai esistito, il Partito d'Azione in Italia, ha avuto come si vedrö un'esistenza effimera. Tuttavia l'idea di un socialismo liberale ² stata difesa da autori che hanno in maniera diversa contrassegnato la storia della sinistra europea e americana: per menzionarne soltanto i fondatori ideali, Rosselli in Italia, Hobhouse in Gran Bretagna, Oppenheimer in Germania, Dewey negli Stati Uniti, Renouvier in Francia. Le loro riflessioni costituiscono un insieme di idee, di principi, di impegni politici che incarnano una tradizione liberale all'interno del socialismo. Una tradizione diversificata, non esente da tensioni, per non dire da ambiguitö, ma che ha continuato ad esistere e a fruttificare fino ad oggi sotto forma di un socialismo della critica sociale piuttosto che di un'utopia di societö futura, una sorta di coscienza di s³ e di norma del socialismo. Quando, alla fine del XIX secolo, il filosofo francese Charles Renouvier utilizza, senza dubbio per la prima volta, l'espressione "socialismo liberale", lo fa per indicare il socialismo cosÒ come dovrebbe essere: socialismo dei valori e al tempo stesso un'idea forte di critica dell'ingiustizia.
(Traduzione di Silvana Mazzoni)

 

 

 

 

 

 

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