250 - 03.04.04


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L'Europa tra Usa e terrore
Marco Clementi con Andrea Borghesi


"L'Europa ² un obiettivo intermedio per i terroristi, mentre gli Stati Uniti sono quello finale, contro il quale essi si pongono in contrapposizione frontale". CosÒ il professore Marco Clementi, docente di Relazioni internazionali all'Universitö di Pavia e autore recentemente per il Mulino di L'Europa e il mondo, giudica la strategia militare del terrorismo internazionale dopo l'attacco di Madrid. Il colloquio con Clementi parte dalle elezioni spagnole.

La vittoria socialista in Spagna sembra segnare un'inversione di tendenza nella politica estera di quel paese. Oltre a un nuovo atteggiamento verso l'occupazione in Iraq, sembrano profilarsi cambiamenti anche per quanto riguarda la Costituzione europea. Che cosa succederö a suo parere?

Vorrei innanzitutto dire che non ² improbabile che anche un nuovo governo popolare avrebbe potuto ammorbidire la propria posizione sulla Costituzione. Certo ² che la vittoria del Psoe coincide con l'annuncio molto solenne della ripresa della politica europeista della Spagna. Questo senza ombra di dubbio si tradurrö in una posizione molto pið morbida e disponibile verso la firma della Costituzione. Ž un po' prematuro forse capire se questo coinciderö con una totale ritirata dalla negoziazione sulle procedure decisionali dell'Ue (lo scontro si ² giocato intorno al meccanismo di calcolo della doppia maggioranza che il governo Aznar considerava sfavorevole per il suo paese, ndr) oppure con un ammorbidimento delle richieste. In ogni caso mi sembra che alla luce delle posizioni spagnole annunciate, si pu÷ essere molto pið ottimisti sulla prospettiva di varo della Costituzione.

In questa prospettiva, sembra che l'attentato di Madrid e il risultato elettorale stiano portando effetti a catena. Il fronte, costituito in particolare da Spagna e Polonia, che sembrava sovrapporre sostegno all'intervento in Iraq e posizione "euroscettiche", sembra sfaldarsi. Il premier polacco Kwasniewski dice che "sulle armi di sterminio di massa gli Stati Uniti ci hanno ingannati". Rotta questa sovrapposizione si potrebbe arrivare a una accelerazione del processo di integrazione europeo?

Questo effetto ² pensabile. Un conto era per i polacchi assumere una posizione dura insieme con un paese importante come la Spagna, un conto ² assumerla oggi, ancora di fatto all'esterno dell'Ue, e in isolamento. La svolta spagnola toglie moltissima forza negoziale alla posizione della Polonia. Un nuovo orientamento ² possibile anche a livello pið generale. Ž possibile, quindi, che il clima pro-integrazione sia molto pið sereno di qualche mese fa. Questo per÷ non senza qualche elemento di complessitö. Non ² detto, infatti, che il nuovo posizionamento della Spagna non produrrö conseguenze su coloro che si erano un po' defilati dal gruppo degli oppositori. Per esempio, la Gran Bretagna ² stata sempre perplessa sulle soluzioni integrative e sulla stessa costituzione; in questo nuovo contesto un riposizionamento di Spagna e Polonia, potrebbe spingerla ad alzare la voce. Questo ancor di pið se la Londra si dovesse ritrovare in una situazione di isolamento con la costituzione di un nuovo gruppo che comprenda Francia, Germania e Spagna. Una spinta, insomma, ci sarö ma non senza elementi di complessitö.

Passiamo alla sperata conseguenza di una approvazione della Costituzione, quella cio² di una maggiore cooperazione in tema di difesa nell'Unione.

A me sembra che questo sarebbe un passo molto importante. Indirettamente, i fatti di Madrid possono essere considerati produttori di conseguenze rilevanti in tema di politica estera e di difesa. Basti considerare che se la Costituzione fosse stata in vigore prima dell'11 marzo, tutti i paesi europei avrebbero dovuto soccorrere la Spagna "con tutti gli strumenti a disposizione inclusi quelli militari", la cosiddetta clausola di solidarietö, che oggi non ² in vigore. Questa ² una sola delle conseguenze che il varo della Costituzione potrebbe realizzare. Ci sono molte altre questioni che potrebbero essere traguardate. Gli attentati di Madrid hanno dimostrato come anche il territorio europeo sia un fronte aperto nella guerra al terrorismo e questo potrebbe far cambiare idea a coloro che ritengono la cosiddetta homeland security, la difesa del territorio interno intesa in senso non tradizionale, fosse solo una preoccupazione americana. Ci si pu÷ aspettare che con la Costituzione altre misure possano essere decise, come la collaborazione sull'intelligence, nuove norme in materia di controllo alle frontiere esterne all'Ue. Anche se la cosiddetta "Cia europea" sembra essere una proposta tramontata, progressi in questa direzione sono stati fatti.

Si parla anche di creare un "Mister antiterrorismo", un coordinatore unico europeo per la sicurezza che farebbe riferimento all'Alto rappresentante per la politica estera, una figura non prevista in Costituzione.

SÒ, l'idea ² di costituire figure che svolgano funzioni in grado di formulare e implementare politiche di sicurezza interna con evidenti conseguenze esterne. Allo stesso tempo, per÷, mi ha sorpreso l'annuncio portoghese di rinunciare a Shengen (alla libera circolazione dei cittadini dell'Unione, ndr) in occasione dei prossimi Europei di calcio. Questo mi sembra sbagliato. Accredita l'idea che si controlla meglio la sicurezza a livello nazionale senza consentire la libera circolazione nel proprio territorio. Eppure tutti sanno che i gruppi terroristici si insediano e prendono contatti nei luoghi prescelti per gli attentati in grande anticipo: quella scelta, quindi, ² assolutamente inutile.

Non rischia tra l'altro di deresponsabilizzare gli altri?

Certo. Tanto che, in questo senso, la posizione della Grecia (in vista delle Olimpiadi, ndr) ² quella di chiedere il mantenimento dei patti siglati in sede europea, attivando tutti gli strumenti disponibili per aumentare la sicurezza. In questo caso, la risposta responsabilizza e compatta i paesi dell'Unione per una lotta comune.

Passiamo ai rapporti Europa-Stati Uniti. Non le sembra che, dopo una lunga fase nella quale gli Usa hanno spinto per una maggiore integrazione dei paesi europei, oggi questa spinta sia esaurita, anche a seguito della contrarietö di alcune potenze europee alla missione in Iraq?

Senza ombra di dubbio la funzione statunitense ² stata importante negli ultimi sessant'anni ma sempre e comunque nell'ottica che l'integrazione non andasse a detrimento della collaborazione militare atlantica. Non mi sembra che questa prospettiva si sia modificata negli ultimi tempi. Molti pið problemi ci sono stati, invece, su scelte concrete di politica estera, come per l'Iraq. Conflitti effettivi sulla lotta al terrorismo non ci sono tra Europa e Stati Uniti; quello che ha diviso buon parte delle cancellerie europee da Washington ² stata la guerra. Personalmente, ² una scelta che non ho condiviso in quanto prima del conflitto l'Iraq non poneva problemi di terrorismo internazionale, mentre oggi sÒ. Le divergenze di cui parlo per÷, teoricamente, dovrebbero essere oggi sanate e quindi si dovrebbe essere tornati nella situazione pre-irachena nella quale il conflitto Europa-Stati Uniti non c'era. Ž immaginabile un maggiore incentivo per sanare una situazione che adesso ² diventato un problema di tutti. Ž ovvio, in questa visione, che sia l'Onu a dover ricoprire un ruolo per ricomporre l'unitö proprio dove questa unitö si ² persa.

In quali termini pu÷ avvenire questo ricompattamento e questo nuovo ruolo Onu?

Ho letto l'intervento di Emma Bonino nel quale si lanciava l'idea di andare tutti in Iraq ora. Immagino una prospettiva di questo tipo nella quale gli europei dovrebbero andare in quel paese per dare un sostegno militare ed economico molto significativo e partecipando alla gestione multilaterale del dopoguerra in Iraq con l'Onu in un ruolo di primo piano. Si potrebbe pensare a mettere a disposizione del prossimo governo iracheno una vasta forza militare e di polizia con il marchio Onu e la partecipazione dei paesi arabi moderati. Soluzioni come questa permetterebbero alla comunitö internazionale di rispondere a questa sfida, mentre Stati Uniti e Europa ritroverebbero l'unitö.

Passiamo al terrorismo. Come va interpretato l'attacco a Madrid? Esiste una strategia in grado di influire anche sui meccanismi pið importanti delle democrazie occidentali (vedi il voto in Spagna) oppure i terroristi scelgono gli obiettivi in base a criteri non strategici?

Credo che, purtroppo, una visione strategica ci sia e si concretizzi in atti che si realizzano in posti diversi del globo e anche a distanza di tempo l'uno dall'atro. Non ² un'idea tranquillizzante. Vorrei anche precisare, comunque, che, a mio parere, il governo Aznar ² stato sconfitto per come ha gestito le informazioni. Se consideriamo questo fatto, il nesso tra vittoria della strategia dei terroristi e vittoria socialista in Spagna risulta pið attenuato.
Allo stesso tempo, va detto che il terrorismo ha sempre inquinato il normale funzionamento dei meccanismi democratici e, in questo senso, non vedo grosse differenze tra terrorismo nazionale passato e terrorismo internazionale di oggi.
Ma una soluzione per essere meno sottoposti al ricatto terroristico c'²: se l'Unione Europea, infatti, avesse avuto prima dell'11 marzo una politica estera comune e coerente sui mezzi e non solo sui fini, la pressione esercitabile dai terroristi su ciascuno dei paesi sarebbe stata molto minore. Vorrei aggiungere, inoltre, che 11 marzo e 11 settembre sono eventi assimilabili ma diversi: quello alle Torri Gemelle fu un attacco privo di scopi negoziali fatto per colpire il nemico mortale, gli Usa, mentre l'11 marzo ² l'impiego della violenza con obiettivi negoziali, per ottenere un decisione diversa di politica estera da parte della Spagna. Anche le minacce alla Francia, in seguito alla legge sul divieto del velo a scuola, avevano questo carattere. In questa visione gli europei sarebbe nella strategia del terrore un obiettivo intermedio, mentre gli Stati uniti obiettivo finale. Lo scopo sembra quello di creare cunei di separazione tra i paesi europei e tra essi e gli Stati Uniti.

Non le sembra che, da un certo punto di vista, questo carattere negoziale, questa esplicazione di obiettivi da parte del terrorismo internazionale, permetta di combatterlo pið facilmente? Un nemico che si conosce ² sempre meglio di uno che agisce irrazionalmente.

Certo, mi pare, per÷, che la contrapposizione frontale contro quello che ho chiamato l'obiettivo finale, gli Usa, ² senza scampo. Siccome ² impensabile un arretramento totale dell'unica potenza egemone in campo economico, politico e militare nel mondo, temo che l'offensiva verso gli Stati Uniti sia senza ritorno e non razionalizzabile in termini negoziali.

In questi giorni un'altra questione sembra destabilizzare il quadro europeo: gli scontri tra serbi e albanesi in Kosovo. Si riapre la questione balcanica?

Forse sÒ, ma non nei termini degli anni '90. Pið che altro questo episodio dimostra come sia lungo il periodo di gestione di aree in cui non vi sono strutture politiche funzionanti con conflitti etnici e religiosi non sanati. Ci÷ dimostra ancora una volta come la comunitö internazionale, primi fra tutti Usa e Ue, devono trovare strumenti condivisi per risolvere problemi che durano decenni. Non so se gli scontri scoppiati in questi giorni sono il risultato di problemi sedimentati che ad un certo punto esplodono o sono stati organizzati ad hoc, ma sicuramente mostrano come sia delicata una situazione che pure avevamo dato per risolta.

 

 

 

 

 

 

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