Il 20 gennaio 2004 è stata presentata
al Senato una mozione
sull’antisemitismo in cui un gruppo di senatori,
in relazione ai recenti episodi che testimoniano una
nuova ondata di manifestazioni antisemite, condanna
l’antisemitismo come “un pericolo grave
e una tragica regressione”, per poi proporre
dei richiami alla coscienza europea affinché
si prendano misure che sensibilizzino il sentire comune
verso il problema della condizione e della considerazione
della cultura e della gente ebraica, misure come “la
redazione di un dizinario dell’antisemitismo”.
Riportiamo qui di seguito l’intervento fatto
in aula a Palazzo Madama dal sen. Luigi Zanda (Margherita)
sulla questione.
Signor
Presidente, onorevoli Senatori,
un paio di mesi fa il Senatore della maggioranza Luigi
Compagna mi ha chiesto di firmare una mozione di condanna
contro l’insorgere di una nuova ondata di antisemitismo
in varie parti del mondo.
Ho firmato senza alcuna esitazione, prima ancora di
sapere che primo firmatario della mozione era il senatore
dell’opposizione Ottaviano Del Turco.
Sarebbe moralmente molto grave e pericoloso che maggioranza
e opposizione non trovassero modo di parlare la stessa
lingua neanche davanti al ripresentarsi di un obbrobbrio
come l’antisemitismo.
Possiamo avere idee anche molto differenti sulla politica
di Sharon, ma non possiamo dividerci sulla condanna
di un crimine contro l’umanità.
Auspico, quindi, che la mozione che oggi qui discutiamo
riceva il voto favorevole di tutto il Senato della
Repubblica.
Ho
firmato di getto questa mozione e l’ho fatto
per diverse ragioni.
Chi, come me e come gran parte della mia generazione,
è stato educato nell’immediato dopoguerra
nella vivissima memoria di quella immensa “barbarie
pianificata” (come l’ha chiamata Giovanni
Paolo II) che è stata l’olocausto, chi
non ha dimenticato le grandi tragedie dell’umanità
e i duemilacinquecento anni di persecuzioni antiebraiche,
non può assistere indifferente e muto a segnali
concreti e visibili di rigurgito del delirio antisemita,
comunque esso si manifesti. In insulti verbali, in
volgari scritte sui muri delle città o nella
forma più violenta dell’intolleranza
nei confronti dei luoghi della religiosità
e della preghiera del popolo ebraico.
E’ necessarioo che il Parlamento e il Governo
Italiano esprimano con chiarezza e con forza la loro
condanna di un fenomeno così vile e orrendo
come l’antisemitismo e che promuovano ogni iniziativa
politica, istituzionale e culturale, a carattere nazionale,
europeo e internazionale, capace di contrastarlo e
batterlo a partire dalle iniziative indicate dalla
mozione
e illustrate dal Senatore Del Turco.
In questo spirito ho apprezzato le espressioni con
le quali il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri
ha negato che il suo partito sia ancora “neofascista”
o “postfascista”.
Tutti i sinceri democratici non possono che essere
lieti che l’onorevole Fini, Presidente di un
partito che lui stesso ha lealmente riconosciuto essere,
attraverso il Msi, erede del fascismo e della Repubblica
di Salò, abbia ritenuto suo dovere chiedere
perdono per le infami leggi razziali che proprio il
fascismo ha promulgato e per la persecuzione degli
ebrei italiani di cui il regime fascista ha la piena
responsabilità a partire dal 1938.
Se l’onorevole Fini è arrivato a proclamare
che il fascismo fu “parte del male assoluto”,
ciò è dovuto in primo luogo proprio
al riconoscimento dell’orrore di quelle leggi
e di quelle persecuzioni.
Ma oggi, all’inizio del 2004, un dibattito
sull’antifascismo, se vuol essere credibile,
deve necessariamente considerare l’esistenza
dello Stato di Israele e deve fare i conti con la
politica del Governo del primo ministro Sharon.
Nei nostri giorni troppo spesso, purtroppo, l’antisemitismo
viene motivato con le vicende del drammatico conflitto
israelo-palestinese, conflitto che insanguina il medio
oriente sin dalla nascita dello Stato di Israele e
che negli ultimi anni, anziché diminuire di
intensità e di ferocia ha visto crescere odio,
violenza e morte.
Recentemente Amos Luzzatto, presidente dell’Unione
delle comunità ebraiche in Italia, ha ricordato
che “l’antisemitismo in Europa c’è
sempre stato e non è mai scomparso”.
Ma ha anche voluto aggiungere che adesso “sta
dilagando un antisemitismo che trova le sue motivazioni
nel conflitto israelo-palestinese”.
Ecco. Io credo di dover sottolineare in quest’Aula
l’allarme di Amos Luzzatto e, con lui, respingere
ogni amorale strumentalizzazione di quel conflitto
diretta a fomentare sentimenti antiebraici.
Nessuna motivazione politica o storica o religiosa
può affievolire la gravità morale, ideologica
e politica dell’antisemitismo.
Nessun dissenso, legittimo, sulla politica e sull’azione
di governo del primo ministro Sharon può indurre
alla condanna dello Stato di Israele in quanto tale
o, addirittura, produrre sentimenti di inimicizia
se non di odio nei confronti del popolo di Israele
e degli ebrei della diaspora. Condanne così
indiscriminate sono inaccettabili.
Anche chi, come me, giudica molto gravi la politica
di Sharon e la costruzione del muro di separazione
tra arabi e israeliani, anche chi, come me, considera
un abuso che Israele occupi da trentacinque anni territori
non suoi, rifiuta nel modo più chiaro e più
netto di considerare Israele la prima minaccia della
pace mondiale, come due mesi fa ha irresponsabilmente
risposto ad un sondaggio formulato in modo molto infelice
la maggioranza (il 59%) dei cittadini europei.
L’inattendibilità di quel 59% è
stata, per fortuna, confermata pochi giorni fa quando
abbiamo saputo che più del 91% dei cittadini
italiani (quasi la loro totalità) non mette
in discussione il diritto all’esistenza dello
Stato di Israele, pur avendo in gran maggioranza posizioni
fortemente critiche nei confronti dell’atteggiamento
del governo Sharon sulla questione palestinese. (L’autore
si riferisce qui al Rapporto sull’Italia, indagine
demoscopica annuale realizzata da Eurispes, i cui
risultati sono stati presentati il 16 gennaio 2004.
Ndr).
Io stesso faccio parte di quel 91%.
Considero inviolabile lo Stato di Israele, così
come considero irrinunciabile l’aspirazione
del popolo palestinese ad avere una propria patria
e un proprio Stato con chiari confini.
Onorevole Presidente e onorevoli Senatori, il nostro
Paese dà prova di grande maturità politica
separando il giudizio negativo sull’azione del
Governo d’Israele dai sentimenti nei confronti
di quella nazione e di quel popolo.
Ma vi è un’altra ragione che mi ha spinto
a firmare immediatamente la mozione Del Turco-Compagna.
Una ragione per me di grande rilievo etico e civile.
Molto correttamente la mozione collega la preoccupazione
per la nuova ondata di antisemitismo, con l’insoegere
in varie parti del mondo anche di gravi fenomeni di
razzismo e xenofobia..
Richiamo la vostra attenzione, onorevoli senatori,
su questa orrenda miscela perché è lì
che che trova radici la mentalità dalla quale
nasce e della quale si nutre quell’antisemitismo
che oggi noi condanniamo.
Una miscela di cui anche alcune forze politiche italiane
sono portatrici, dove il razzismo nei confronti degli
immigrati, siano essi africani o arabi o albanesi
o cinesi o altri ancora, alimenta fatalmente quell’incultura
dalla quale nascono e si rafforzano le manifestazioni
di antisemitismo che con tanta crudezza troviamo descritte
nel dossier dell’Osservatorio
europeo sul razzismo e sulla xenofobia.
Non commettiamo l’errore di distinguere tra
il razzismo antisemita che condanniamo e altri razzismi
che condividiamo, sosteniamo o anche soltanto tolleriamo.
Non commettiamo l’errore del nostro Presidente
del Consiglio quando ha enunciato il principio della
“superiorità” della nostra civiltà
occidentale rispetto a quella dei paesi islamici e
nemmeno l’errore di George W. Bush con il suo
famoso invito a una “crociata” contro
l’Islam.
Sia Berlusconi che Bush compresero molto presto la
gravità delle loro espressioni e in qualche
modo se le rimengiarono.
L’Italia, onorevoli senatori, non è
un paese razzista, né xenofobo, né antisemita.
Fermiamo ogni segnale diverso, anche il più
piccolo, anche il meno visibile.
Fermiamo il razzismo e la xenofobia con una illuminata
cultura dell’accoglienza nei confronti degli
immigrati. Fermiamo l’antisemitismo rispettando
il pensiero generoso degli italiani che hanno dimostrato
di saper distinguere tra la condanna degli errori
politici di Sharon e l’amicizia per il popolo
di Israele.
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