La
questione israelo-palestinese e le guerre che colpiscono
il Medio Oriente; le scelte del governo di Ariel Sharon
e una serie di pregiudizi che da secoli resistono
nell’immaginario collettivo, a partire dalla
difficoltà ad accettarne il diritto del popolo
ebraico a rivendicare la propria identità collettiva.
Il rapporto sulle manifestazioni di antisemitismo
svolto dal Centro di ricerca della Technische Universität
di Berlino per conto dell’Osservatorio Europeo
dei Casi di Razzismo e Xenofobia (Eumc)
ruota attorno a una complessità di elementi
che abbiamo letto insieme a Saul Maghnagi, assessore
all’educazione e alla cultura dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane.
Come è strutturato il rapporto dell’Eumc?
Il dossier nasce da un’indagine non di primo
livello, che non utilizza quindi lo strumento dell’intervista,
ma si fonda sull’analisi dettagliata di tutti
i documenti di fonte varia che possono contenere riferimenti
razzisti nei confronti degli ebrei. Questo tipo di
analisi non è nuovo, già all’inizio
degli anni settanta Alfonso Di Nola utilizzò
una metodologia analoga quando, in una ricerca su
episodi di antisemitismo in Italia (Antisemitismo
in Italia 1962-1972, Vallecchi, 1973, NdR), analizzò
il contenuto di giornali, libri, discorsi, denunce,
lettere minatorie: tutti testi che erano stati resi
ufficiali da un’effettiva pubblicazione. Il
rapporto dell’Eumc compie un’analisi abbastanza
rigorosa di tutti gli episodi conosciuti, il ché,
da un punto di vista strettamente metodologico, ne
fa un procedimento accettabile perché si basa
su un confronto di testi simili comparsi in epoche
diverse. Ad esempio, le scritte sui muri possono essere
considerate un elemento più o meno adeguato
alla definizione dell’antisemitismo e della
sua rappresentazione nella società, però
se queste vengono confrontate con le scritte sui muri
di dieci anni fa, non c’è dubbio che
si sta misurando la variazione nel tempo di uno stesso
fenomeno, quindi si sta adottando lo stesso indicatore
per verificare come le manifestazioni di antisemitismo
sono cambiate nel corso degli anni. Lo stesso ragionamento
vale per gli articoli di giornale, per le dichiarazione,
le testimonianze e la bibliografia raccolta. Per il
lavoro, insomma, che ha portato alla realizzazione
del dossier.
Stabilito
allora che secondo lei la metodologia del rapporto
è valida, spostiamo l’attenzione sui
contenuti del documento. La ricerca ha analizzato
episodi di antisemitismo nella prima metà del
2002, con particolare attenzione al periodo che va
dal 15 maggio al 15 giugno. Quali indicazioni ha tratto
dalla sua lettura?
Il fatto più importante è che nel periodo
preso in considerazione si registra, rispetto agli
anni passati, una maggiore presenza di episodi di
antisemitismo e una maggiore preoccupazione di coloro
che vi sono direttamente coinvolti, come le comunità
ebraiche e soggetti che le rappresentano a livello
internazionale o locale. In modo particolare la preoccupazione
di questi ultimi nasce dalla manifestazione di generalizzazioni
che da tempo non si sentivano o che si sperava essere
rimosse.
Che tipo di generalizzazioni?
Dai dati raccolti, ad esempio, emergono alcune accuse
di deicidio che dopo il Concilio Vaticano Secondo
sembravano definitivamente sepolte; un altro segnale
è la ricomparsa di riferimenti ad un presunto
complotto giudaico per la conquista del mondo, idea
questa nata e diffusa soprattutto nella Russia degli
zar e nella Germania nazista. Riemergono insomma elementi
di carattere remoto.
E
allo stesso tempo si leggono nel rapporto stretti
legami tra l’antisemitismo e le vicende del
Medio Oriente.
In parallelo alla ricomparsa di queste vecchie accuse
rivolte agli ebrei, si presenta un’attenzione
specifica legata a quanto succede in Medio Oriente,
e qui il problema si complica perché si intrecciano
due aspetti legati alle critiche rivolte alla politica
israeliana. Nell’ambito del legittimo disaccordo
e della legittima opposizione che si possono portare
alla politica del governo di Israele ci sono due elementi
di distorsione che nel dossier vengono citati come
manifestazioni di antisemmitismo. Da una parte si
notano episodi in cui la critica al governo tende
a generalizzare e far coincidere le posizioni politiche
di Sharon e dei suoi collaboratori con le idee di
tutto il popolo ebraico; dall’altra si sottolinea
come l’elemento della storia e della cultura
ebraica che viene generalmente attaccato è
il sionismo, cioè la forma con cui gli ebrei
hanno definito la propria autoidentificazione nazionale,
un fenomeno ottocentesco comune a molti popoli.
Un altro aspetto da rilevare tra le caratteristiche
che accomunano gli episodi di antisemitismo è
una delegittimazione del diritto di esistenza di Israele,
ossia una negazione dell’affermazione di identità
collettiva degli ebrei. Non sono necessari atti di
violenza fisica o verbale nei confronti degli ebrei
per parlare di antisemitismo, ma, e questo emerge
con chiarezza dalle pagine del dossier, è sufficiente
negare il diritto del popolo ebraico a rivendicare
la propria identità.
Ecco allora che la grande confusione intorno alla
valutazione delle politiche israeliane e la negazione
del diritto di esistenza dello Stato di Israele sono
elementi che possono far parlare di antisemitismo
e non più di legittima analisi di fatti politici.
L’attenzione dei ricercatori che hanno
dato vita al rapporto, si sofferma in modo particolare
sulla primavera del 2002. In quel periodo si è
registrato, secondo il documento, un incremento di
fenomeni e di manifestazioni antisemite, proprio nei
mesi in cui il Medio Oriente ha vissuto un’escalation
dei conflitti.
Io non credo sia vero che l’antisemitismo nasce
perché c’è un conflitto in Medio
Oriente che ne determina la genesi. I fenomeni di
pregiudizio sussistono e in particolari condizioni
si manifestano in forme molto tradizionali.
Ci faccia qualche esempio.
La frase “occhio per occhio dente per dente”
è, secondo la legge talmudica, una limitazione
che viene introdotta nella legislazione per affermare
il principio secondo cui nessuno può ricevere
una punizione superiore alla colpa che ha commesso:
se una persona ha commesso un reato, questo non può
essere punito in un modo più pesante del danno
che ha arrecato. Si tratta quindi di una prescrizione
diretta ai giudici, nata in un momento storico in
cui la vendetta prevaleva sulla giustizia. Ora questa
frase è diventata un simbolo della supposta
vendicatività degli ebrei. Ecco quello che
intendo quando parlo di forme tradizionali di pregiudizio
verso gli ebrei.
Ancora un esempio: il rapporto con il denaro. E’
in tempi antichi che agli ebrei fu inibita qualunque
altra attività che non fosse il commercio.
Da allora è evidente che molti ebrei si sono
trovati a stretto contatto con la circolazione del
denaro e questo, in condizioni di grave pericolo,
si è rivelato uno strumento di possibile salvezza.
Ma è altrettanto evidente che tutto ciò
non ha nulla a che vedere con l’avarizia e con
i luoghi comuni che nell’immaginario collettivo
la legano all’ebraismo.
Questi due tipi di luoghi comuni sul popolo ebraico
appena accennati, la violenza come fatto costitutivo
e l’attaccamento al denaro, si aggiungono oggi
a elementi di ostilità verso gli ebrei davvero
paradossali, come il già citato ritorno della
convinzione di un complotto giudaico-pluto-massonico,
per riprendere una definizione utilizzata nella Russia
zarista prima, dai nazisti poi, e rilevata dal dossier
nell’Europa contemporanea.
Dalla lettura del documento gli episodi antisemiti
non possono riferirsi a una precisa fazione politica.
Destra e sinistra, con modalità e forme diverse,
fanno la loro comparsa nelle manifestazioni di sentimenti
ostili al popolo ebraico.
Non è possibile dire che la destra è
antisemita e la sinistra no, oppure affermare che
in passato il mondo cattolico lo è stato ed
ora non lo è più. Il dossier è
abbastanza chiaro nel farci capire che non si può
analizzare il fenomeno dell’antisemitismo attraverso
appartenenze politiche o sociali. In realtà,
se vogliamo schematizzare la società in destra
e sinistra, cattolici e laici e via dicendo, in ciascuna
di queste entità sono presenti fenomeni di
antisemitismo e allo stesso tempo nessuna di queste
può essere in qualche modo indicata in assoluto
come tale.
Non c’è dubbio che gli ebrei siano stati
perseguitati dalle destre fascista e nazista, così
come dallo stalinismo, è altrettanto chiaro
che i cattolici abbiano avuto una parte importante
nella persecuzione ebraica. Se però vogliamo
ragionare nei termini dell’attualità,
fenomeni antisemiti assumono forme diverse in realtà
diverse.
Link:
Il
sito dell'Eumc, l'Osservatorio Europeo dei
Casi di Razzismo e Xenofobia.
Il
dossier integrale pubblicato dal Crif.
Dal sito Repubblica.it la
traduzione italiana della parte generale del rapporto.
Ancora dal sito di Repubblica.it le pagine del rapporto
dedicate
all'Italia.
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