241 - 29.11.03


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L'Europa secondo Giulano Amato

Massimiliano Panarari


L'Europa secondo Giuliano Amato alla "Lettura sociale" annuale del Mulino, edizione 2003. Ovvero, le prospettive - non facili, ma ricche di possibilitö - del nostro continente nella riflessione e nelle parole di uno dei protagonisti della sua politica e cultura contemporanee, in occasione della "Lectio magistralis" che la casa editrice di Bologna offre, una volta l'anno, alla propria cittö per fare il punto su un tema caldo del momento.

Nell'aula di Santa Lucia, spazio "consacrato" alle grandi conferenze e agli incontri principali dell'universitö del capoluogo emiliano, Amato ha tracciato un affresco delle sfide e dei rischi che attendono l'Europa impegnata nella faticosa elaborazione finale della sua "carta costituzionale", con la verve che contraddistingue da sempre questo giurista, interprete sofisticato di una cultura liberal-socialista senza veritö rivelate n³ tabð e aperta, con le sue inquietudini, a tutto quanto si muove in ambiti lontani dai propri riferimenti consueti e tradizionali.

Il Mulino - associazione, editoriale, rivista, pensatoio, e molto altroƒ - raccoglie, sull'onda di un progetto di modernizzazione e rinnovamento della cultura italiana nato negli anni cinquanta, alcuni degli intellettuali e politici che hanno provato a dare corpo all'idea di un riformismo - laico, socialista e cattolico - lontano da qualunque vocazione dogmatica, in un paese dotato da sempre di una forte propensione per le "chiese". Un club, non a caso, che va da Romano Prodi a Giuliano Amato. E, proprio quest'ultimo, nel corso della conferenza stampa che ha preceduto la "Lettura", nella mattinata di sabato 15 novembre, ha colto l'occasione per difendere il naturale diritto del presidente della Commissione, oggetto di forsennati attacchi da parte del centrodestra, di esprimere la sua visione politica, come ² accaduto con il "manifesto dei riformisti" e la proposta di una lista unitaria per le elezioni europee. Un modo, anche, per ribadire che tra i due professori ed ex presidenti del Consiglio, il laico e il cattolico, l'identitö di vedute sul da farsi esiste tutta ed ² forte.

Il vicepresidente della Convenzione - autore, fra l'altro, della prefazione al volume La nuova Costituzione europea del giurista Jacques Ziller (il Mulino, pp. 176, euro 9,80), presentato sabato ai giornalisti - con la predilezione per l'ironia e la sottigliezza intellettuale che lo contraddistingue, ha guidato gli uditori della "Lettura" ("se mi riuscirö di appassionare a dei temi complicati e tutt'altro che leggeri come questi, in un sabato pomeriggio di shopping, un pubblico di media borghesia, beh, allora avr÷ vinto una scommessa e sar÷ contento") nel labirinto giuridico-istituzionale della futura Costituzione europea. Ha ripercorso la storia di quella CEE che nasce, nelle intenzioni dei padri fondatori - innanzitutto nella testa di un poi deluso Altiero Spinelli, ma anche nella visione di un Jacques Delors - come uno spazio sÒ di mercati - per armonizzare le economie nazionali e renderle competitive non pið tra loro ma con il resto del mondo (perch³ il benessere porta la pace e pu÷ spegnere quei conflitti che hanno insanguinato il nostro continente per tanto tempo) - ma anche quale effettiva costruzione politica. E se quella idea ha faticato ad affermarsi, i suoi geni si sono trasmessi nella gestazione in corso della Costituzione. Amato, quindi, riconosce le difficoltö, i compromessi indebolenti la forza del nuovo Trattato costituzionale - frutto, non dimentichiamolo, degli Stati nazionali e della loro volontö di condizionare il processo di integrazione salvaguardando quanto pið possibile le proprie prerogative - l'incredibile e spesso tragica - come dimostra la spietata efficienza del terrorismo islamista - velocitö della storia rispetto al lavoro dei costituenti europei. Ma si ² fatto - assicura - molto di quanto si poteva. In sostanza, sostiene il vicepresidente della Convenzione, si sono prodotti dei risultati veri, e si ² operato il tentativo, sostanzialmente riuscito, di andare oltre i compromessi al ribasso cui puntavano alcuni governi (e, nel dirlo, testimonia della sinceritö dell'evoluzione in senso europeista del vicepresidente italiano Gianfranco Fini), facendo dell'organismo chiamato a ripensare la "legge fondamentale" dell'Unione il momento di massimo avvicinamento sino ad oggi tra opinioni pubbliche nazionali e istituzioni comunitarie di Bruxelles, solitamente avvertite come distanti e tecnocratiche.

E, cosÒ, esprimendo i suoi giudizi affilati sulle pericolose identitö di vedute che, a tratti, si registrano tra l'inquilino della Casa Bianca, Bush jr. ("il possesso della forza militare pið possente del mondo induce un cambiamento degli stessi processi mentali, come evidenzia una ricerca di alcuni accademici statunitensi"), e certi settori del movimento no global ("noto una coincidenza strana: entrambi vogliono restituire l'Iraq agli irakeni"), sugli estremismi che si toccano, sul pericolo di un vero e proprio antisemitismo nascosto sotto le pið presentabili apparenze della condanna della politica dell'esecutivo Sharon, sui difetti del bipolarismo all'italiana (una "quotidiana sinfonia per il massacro", come definisce le inclinazioni dei nostri partiti alla rissa permanente, citando il titolo di un vecchio giallo francese), e ribadendo la sua attenzione speciale - da laico aperto alle "contaminazioni" - alla rilevanza dei valori religiosi nella vita e nella storia del nostro continente, Amato conferma la sua verve. E non si sottrae ai giudizi politici, constatando con amarezza e preoccupazione che "si ² spalancata la porta dell'inferno" e che se la ragione non tornerö a prevalere tutti quanti correremo rischi davvero seri e diventeremo sempre pið ostaggi delle "rotelle impazzite" del sistema.

Se l'Europa non vuole essere presentata alla stregua di un "impiccio" o di un cappio che impone soltanto regolamentazioni - quando le sue normative sono ispirate ai modelli regolatori dello Stato nazione e al bisogno di armonizzarlo - occorre dimostrare quanto pu÷ fare - e, in parte, ha fatto - riguardo la ricerca scientifica, la stessa competitivitö degli Stati che la compongono e l'innalzamento dei livelli di coesione delle sue popolazioni; spingendo sempre pið l'acceleratore in questa direzione. In tempi di "organismi geneticamente modificati", Amato ci parla di una costituzione europea "ermafrodita", esito di una compresenza di particolarismi e privilegi nazionali e, al tempo stesso, di una volontö federalista della maggior parte dei popoli. Non ² certamente tutto quello che vorrebbe, ma non ² neppure pochissimo, e il vicepresidente della Convenzione, europeista deciso e senza esitazioni, ci tiene davvero a sottolinearlo. Ottimismo della volontö, ma anche della ragione...




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