“Il
grande ostacolo che ci si trova davanti quando si
vuole comunicare con i giovani non è rappresentato
tanto dai contenuti, quanto dai codici e dai linguaggi
adoperati. […] Se si è in grado di coinvolgerli
emotivamente, se si sa essere autorevoli senza cadere
nella prolissità, ricordandosi di mantenere
un modo di esprimersi ironico e leggero, allora è
possibile ottenere la loro attenzione, anche prolungata”.
È questa la conclusione fondamentale del Terzo
Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione in Italia,
presentato lo scorso 30 ottobre a Milano presso la
sede della Fondazione Cariplo. La nuova edizione del
progetto - frutto di una collaborazione tra Cor, Mediaset,
Rai, Mondadori, Ordine dei Giornalisti e Telecom Italia
– dopo famiglie e singoli individui, si concentra
appunto sull’analisi delle relazioni tra media
e generazione X. Per scoprire che i giovani non sono
poi così superficiali, e che pur avendo la
propensione a usare i mezzi di comunicazione con funzione
di svago, pur non essendo dei grandi lettori, pur
puntando quasi esclusivamente al coinvolgimento emotivo-sensoriale,
pur sfruttando media e fiction per fuggire dalla noia
e – perché no? – dall’impegno
che dovrebbero spendere nel raggiungimento della propria
realizzazione personale, diffidano della massificazione
dei messaggi e concepiscono la comunicazione come
uno scambio tra pari, come uno strumento di estensione
dei rapporti interpersonali al di là dei limiti
spazio-temporali connessi alla fisicità.
Le
interviste condotte su un campione rappresentativo
di 1200 ragazzi – tra i 14 e i 30 anni –
hanno riscontrato una netta predominanza, nella dieta
mediatica giovanile, dei mezzi di comunicazione elettronica
e digitale - in particolare televisione, cellulare
e radio – portatori di un modello di relazione
“diretto, fluido, personale, disimpegnato e
interattivo”. Il telefonino – utilizzato
abitualmente dal 90,4 per cento degli intervistati
– è senz’altro il medium che più
soddisfa le esigenze affettive-relazionali delle nuove
generazioni. È un cavo d’emergenza che
collega al resto del mondo, un prolungamento della
persona, con cui è possibile comunicare, giocare,
inviare sms che fanno sentire parte di una comunità,
confermando la continuità della rete di contatti
in cui il giovane si colloca.
La televisione si conferma il mezzo a più
alta penetrazione. Con il 90,7 per cento di utenza
abituale e avvertita dal 59,3 % degli intervistati
come uno strumento che si usa con confidenza e dimistechezza
(un medium “vicino” per usare la definizione
tecnica del rapporto), la tv si conferma il mezzo
a più alta penetrazione, tanto da essere percepita
come una sorta di dovere sociale. Ormai questa grande
narratrice di storie è presente in ogni casa
e, in virtù della sua immediatezza, sostituisce
la carta stampata come fonte di informazione (34 per
cento del totale e 60,1 dopo i diciotto anni) e conoscenza
(31,3 per cento), grazie soprattutto alla possibilità
di trasmettere informazioni in tempo reale.
Un posto di riguardo spetta alla radio. 71,1 intervistati
su cento hanno dichiarato di ascoltare abitualmente
i programmi radiofonici delle stazioni italiani, mentre
soltanto il 2,3% considera l’apparecchio radiofonico
uno strumento difficile da utilizzare o comunque lontano
dalle proprie abitudini mediali. Le stazioni più
apprezzate sono quelle che avvicinano il loro linguaggio
e il loro rapporto con gli ascoltatori alle caratteristiche
degli utenti; grande spazio allora ai programmi che
utilizzano espressioni gergali giovanili, che permettono
di intervenire (spesso via cellulare) con messaggi
e che, spesso grazie alla scelta dei generi musicali
che vengono mandati in onda, definiscono un’identità
di gruppo in cui i giovani utenti possano facilmente
riconoscersi.
A fronte di questa netta omogeneità di pareri,
Internet è una vera eccezione, spacca in due
il mondo giovanile: metà di loro lo vive come
il più avanzato coronamento della propria aspirazione
all’interattività, per l’altra
metà il web è percepito come uno strumento
difficile – oscuro e ingombrante – che
compromette facilità e fluidità della
comunicazione. I più la usano per motivi di
studio (47,5 per cento) o di lavoro (30,1 per cento),
ma anche come fonte di informazione (con oscillazioni
tra il 24,5 e il 34,5 per cento) e per impieghi ludici
e relazionali – scambiare messaggi, chattare,
partecipare a forum (40,7 per cento) e scaricare file
video e musicali (30,5 per cento). Eppure, a dispetto
della sua diffusione, la Rete delle reti non è
amata dai giovani: sono ancora molte le perplessità
nutrite nei suoi confronti, non tanto per le sue potenzialità
– pienamente riconosciute – quanto per
il costoso e pesante armamentario tecnologico necessario
a entrare in contatto con le persone presenti in essa.
Il computer non è ancora percepito come un
prolungamento di sé. E non è difficile
prevedere, dunque, che con la possibilità di
accedere al Web attraverso il più amichevole
cellulare questa diffidenza possa presto svanire.
Più complessa la situazione dei media a stampa
che, in questo Terzo rapporto Censis, giocano in tutto
e per tutto la parte della Cenerentola.
Se da una parte il 66,1% degli intervistati si dichiara
“lettore abituale” e il 29,7 sostiene
di “dedicarsi alla lettura nel tempo libero”,
è anche vero che, per i giovani italiani tra
i 14 e i 30 anni, sfogliare un libro è il più
delle volte una scelta dettata dalla necessità
e non dalla passione. Ne sia testimonianza il modo
in cui è percepita l’informazione della
carta stampata, caratterizzato da un evidente sentimento
di diffidenza e lontananza nei confronti dei periodici
(solo il 3,6 % dichiara di avere confidenza con la
lettura di settimanali e mensili) che si attenua leggermente
quando le domande degli intervistatori riguardano
i quotidiani, nel qual caso sale all’11,8 la
percentuale di coloro che considerano i giornali un
elemento abituale della loro dieta mediatica.
Insomma, pur mostrando una scarsa attitudine all’impiego
dei mezzi cartacei, i ragazzi di oggi, “nati
e cresciuti in un ambiente in cui la presenza dei
media appare come un dato naturale, si muovono in
questo habitat con estrema disinvoltura, entrando
in rapporto con i mezzi di comunicazione con una frequenza
e un’intensità sconosciute alle generazioni
precedenti”.
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