240 - 15.11.03


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Una risorsa che si chiama umorismo

Agnes Heller con Mauro Buonocore


“Per il momento l’Unione europea è un grandissimo esperimento, il tentativo di realizzare una grande impresa dal punto di vista politico”.
Agnes Heller non si lascia guidare da facili entusiasmi quando si parla di Europa. Autrice di libri come Etica generale (Bologna 1994), Filosofia morale (Bologna 1997), Dove siamo a casa. Pisan Lectures 1993-1998 (Milano 1999), la Heller, che è stata allieva di Lukacs e attualmente è Hannah Arendt Professor of Philosophy presso la New School for Social Research di New York, ci parla della sua Ungheria e della prossima entrata nell’Unione. E ci racconta il suo modo di vedere l’Ue, immergendosi in una successione di parole che descrivono e spiegano un’istituzione politica come se fosse una persona che per vivere insieme agli altri ha bisogno di fare scelte ponderate, di vivere gli anni che daranno conto di vittorie e sconfitte, dell’autoironia e dell’umorismo necessari per non sopraffare i punti di vista di chi ci sta intorno.

Che significa diventare cittadina europea per Agnes Heller?

Il prossimo mese di maggio l’Ungheria sarà definitivamente un paese dell’Ue e questo è certamente un vantaggio. Lo è in modo particolare perché far parte di un soggetto politico collettivo garantisce ai paesi dell’est una certa difesa dalle guerre.

In che senso?

Nel senso che le guerre che hanno colpito il cuore geografico del territorio che siamo soliti chiamare Europa, come ad esempio la crisi nei Balcani, sarebbero andate in maniera molto diversa se già allora l’Unione europea fosse stata un’istituzione matura, perché avrebbe potuto proteggere i suoi membri dai conflitti che invece li hanno dilaniati, che hanno spaccato popoli e territori.
Ovviamente per il momento si può parlare con ottimismo perché la situazione dell’Europa è oggi, sotto un certo punto di vista, promettente.
L’Unione sembra essere un’istituzione che nasce e cresce con solidi presupposti, ma non possiamo prevedere con esattezza quello che succederà tra qualche decennio, se l’equilibrio che si sta creando là dove ci sono state guerre intestine durerà a lungo. Il grande pregio dell’Ue è che sta nascendo come un’istituzione compatta dal punto di vista politico ed economico, ma mantiene la varietà delle culture che la compongono.

Che cosa è , secondo lei che tiene insieme tante culture diverse?

Esistono delle basi comuni, prima fra tutte probabilmente la filosofia e il pensiero dell’età classica, la cultura greco-romana che può essere considerata un elemento proprio a tutte le tradizioni culturali europee.
Ma dobbiamo stare attenti a non fare confusione e tenere bene distinti i termini di Europa e Unione europea, sono due cose diverse.
Il primo è un concetto più vasto del secondo, è una tradizione che lega, una specie di collante che tiene insieme i paesi europei nonostante le differenze storiche che si sono sviluppate nel corso dei secoli. Questa tradizione va ricercata nella cosiddetta narrativa modello, cioè nei modelli narrativi che sono identici in tutte le letterature europee e rappresentano, nonostante le differenze, un fondo comune. Mi riferisco, ad esempio, ai racconti biblici, e alla cultura greco-romana.

Ma al di là delle origini culturali e dei tratti comuni che possiamo rintracciare nelle storie europee, l’identità europea non è ancora qualcosa di cui possiamo dire che ci appartiene. Se proviamo a chiedere a un ragazzo di qualsiasi nazionalità che cosa significhi essere europeo, la nostra domanda rimarrà incomprensibile. Se invece chiediamo a un ragazzo italiano, ad esempio, che cosa voglia dire essere italiano, che sia romano milanese o napoletano, la sua risposta sarà più chiara e definita. Per questo credo che al momento l’Unione Europea va vista come un grande esperimento, il tentativo di realizzare una grande impresa.

E nella pratica che cosa sarà di questo grande tentativo?

Io spero che nella pratica si possa tradurre in un successo, ma è presto per dirlo perché i successi e gli insuccessi maturano nel tempo. Accade per le istituzioni politiche esattamente quello che succede alla vita degli individui: il bilancio dei pro e dei contro, dei guadagni e delle perdite, dei successi e delle sconfitte cui ci avranno condotto le nostre scelte lo potremo fare solo con il conforto degli anni. E’ il tempo che ci dà conto della bontà di una scelta.

In che modo l’ingresso dell’Ungheria arricchisce l’Unione europea?

Credo che ogni singola nazione abbia i suoi valori da portare dentro l’Ue, ciascuno può avere una sua importanza, una risorsa specifica dal punto di vista culturale, da condividere per arricchire la coesistenza con gli altri. E l’Ungheria non fa certo eccezione. Quello che può portare nella condivisione di valori e tradizioni con i paesi europei, non riguarda soltanto il grande patrimonio culturale e musicale della nostra storia, ma anche lo spirito e l’umorismo tipico degli ungheresiche hanno una fortissima qualità che è l’autoironia. Sto parlando di una qualità che può rivelarsi molto importante all’interno della coabitazione di molte diversità, perché una delle cose di cui ha bisogno un’istituzione politica nascente è la capacità di saper ridere di se stessa in maniera costruttiva. L’autoironia e l’umorismo infatti si traducono in una sorta di scetticismo che non è una caratteristica solo ungherese, ma riguarda anche altri popoli ed è molto importante perché si contrappone al cinismo. Contrariamente a quest’ultimo, lo scetticismo si può definire come una sorta di relativismo che mette sempre le cose in discussione, una qualità costruttiva che lascia spazio alla comprensione dei punti di vista di chi ci sta intorno. Sul piano internazionale, si traduce in una forma di liberismo, una specie di antidoto alle ideologie forti, al terrore, all’arroganza e alla superbia. L’umorismo è un modo di rapportarsi alla vita che cammina sulla via, che tradizionalmente appartiene alla più alta cultura europea, della libertà umana, civile e morale.

 


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