A parlare è Romano Prodi, Presidente della Commissione
Europea, in una lunga intervista al settimanale
americano
Time (n. 25, Vol. 161 del 23
giugno 2003). L'intervistatore, James Graff, ha
esordito con tipica franchezza yankee chiedendo
a Prodi "perché mai agli europei dovrebbe importare
qualcosa di ciù che viene deciso dalla Commissione".
Risposta: "Non se parliamo della dimensione delle
banane, sì se invece trattiamo di politica monetaria,
fiscale o estera". E Prodi ha comunque ricordato
al suo interlocutore che anche gli americani non
si sono occupati dei dettagli tecnici del processo
di stesura della Costituzione.
Per contro, il Presidente della Commissione ha
ripetutamente sottolineato le differenze fra Stati
Uniti e Unione Europea, affermando che "l'Europa
è un'unione di genti e nazioni, diversa dall'America.
Non migliore, ma completamente diversa". Ha quindi
rilasciato la dichiarazione che è diventata il
titolo dell'intervista: "Non esisterà mai un'unica
nazione europea", ad indicare non un cosmico pessimismo
nel futuro dell'Europa unita, quanto una sensibilità
- tutta europea - per il rispetto delle peculiarità
nazionali che compongono il mosaico UE.
Alla domanda "Quali valori specifici differenziano
l'Europa dall'America?" Prodi ha risposto: "Una
certa idea di solidarietà sociale e una volontà
di tutela dei cittadini attraverso il sistema
sanitario pubblico, ciù che un tempo veniva definito
il
welfare state. In secondo luogo, in
Europa crediamo in una economia di mercato "corretta",
alla quale vengono applicate modifiche che non
fanno parte dell'esperienza quotidiana in America.
La parola protezionismo è più amata in Italia
che negli Stati Uniti".
A sostegno dell'efficacia della UE, Prodi ha affermato
che "la gente ci vede sempre meno come un capro
espiatorio, e sempre più come un ente capace di
risolvere tutti i problemi. In realtà non siamo
né l'uno né l'altro, ma se riusciamo a suscitare
reazioni come queste, vuol dire che c'è bisogno
di noi". Inevitabili le domande sull'avvento di
Silvio Berlusconi alla presidenza del Consiglio
d'Europa, alle quali Prodi ha risposto diplomaticamente:
"Io conosco i miei obblighi e il mio ruolo istituzionale,
e mi comporto di conseguenza. Non c'è bisogno
di una grande trasporto per cooperare, basta fare
il proprio dovere".
Per leggere l'intervista:
www.time.com/time/europe/html/030623/qandaprodi.html