Da un nostro lettore riceviamo queste riflessioni
che pubblichiamo
Dopo i referendum francese e olandese che hanno respinto
la proposta di Costituzione Europea è iniziata
in tutta Europa una pausa di riflessione sul testo
proposto e sui suoi obiettivi. Una pausa che si protrae
ormai da più di due anni senza che si dibatta
sui motivi del fallimento e chi si propongano nuovi
obiettivi per una nuova Europa.
Il testo di Costituzione proposto era troppo lungo,
prolisso, infarcito di richiami ad altri trattati
e quindi poco comprensibile ai più, ma soprattutto
non era chiaro negli obiettivi che si proponeva; per
questo ha creato un diffuso disorientamento e quindi
il rinchiudersi di molti cittadini entro le proprie
entità statali esistenti portatrici di certezze
politiche immediate, ma prive oggi di prospettive
future.
L’Europa serve agli Europei, gli Stati nazionali
servono ancora ma, solo per obiettivi interni, collegati
più a tradizioni civili o religiose o a stili
di vita, o al desiderio di privilegiare particolari
scelte sociali o assistenziali, che altri popoli non
condividono.
Ma pensare che il futuro possa essere limitato solo
a queste scelte è fuorviante. Il tenore di
vita di quasi tutti gli Europei, il benessere generalizzato,
l’istruzione, le garanzie sociali, per essere
conservate nel futuro, per essere estese a tutti i
cittadini dei paesi da poco entrati nell’Unione,
hanno bisogno di una Entità statale che possa
avere la capacità di garantire a questo insieme
di Stati e popoli, stabilità economica e monetaria,
approvvigionamenti energetici, un mercato interno
di dimensioni tali che l’industria possa poi
confrontarsi con gli altri giganti della scena internazionale.
Ovvero l’Europa deve avere il coraggio di capovolgere
le proprie competenze ed occuparsi di politica estera,
di difesa, di sicurezza, di ricerca e sviluppo tecnologico,
temi che la miriade di stati più o meno grandi
possono solo abbozzare ma non in modo tale per poi
confrontarsi con giganti come Cina, Stati Uniti, Russia,
India, Brasile. Quindi gli Stati devono prendere atto
che singolarmente, in questi campi oggi ed in futuro
non saranno in grado di ottenere risultati positivi.
E non essere in grado singolarmente di confrontarsi
con queste realtà, non solo significa perdere
peso politico internazionale ma anche potere economico
e quindi portare alla deriva tutto il continente con
gravi conseguenze sociali che alla lunga possono condurre
anche a un generale deterioramento democratico e alla
perdita di quelle garanzie liberali di cui oggi tutti
i cittadini godono. E la storia europea tracima di
passati in cui le libertà che qui sono nate,
sono state anche per lunghi periodi calpestate.
L’Europa deve quindi assumere una veste istituzionale
che sia accettata da tutti i suoi cittadini perché
facendosi carico di garantire a tutti la sicurezza
interna ed esterna, li lascia comunque e sempre liberi
nelle scelte più proprie dei diversi stili
di vita. Ovvero agli Europei serve una Unione che
garantisca libertà, pace e sicurezza, perché
in futuro potrebbe essere che anche gli Stati più
o meno grandi, non possano più garantire tutto
ciò ai propri cittadini, perché anche
loro non più liberi in tutte le loro scelte
economiche, in quanto lo sviluppo tecnologico e la
ricerca scientifica che reggono lo sviluppo economico
mondiale procedono oramai per macroaree continentali
e non per singoli Stati.
Una Unione di Stati quindi in cui le identità
nazionali non sono compromesse, ma anzi in essa possano
coesistere nelle rispettive diversità, perché
gli interessi più generali della sicurezza,
dello sviluppo economico, della stabilità monetaria,
sono garantiti. Una Unione quindi, non per soffocare
i singoli Stati, ma al contrario una Unione per esaltare
le peculiarità di ognuno. Se si condivide una
simile visione dell’Europa allora occorre pensare
a un nuovo modello politico amministrativo che superi
l’attuale e anche quello proposta dalla Costituzione
respinta da francesi e olandese, per andare oltre,
per andare in avanti e costruire una Unione per i
popoli europei.
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