E' giusto pagare il riscatto per gli ostaggi
italiani sequestrati in Iraq?
Le risposte dei nostri lettori
Da Roberto Barzanti
Tutto bene quel che finisce male.
Che una coraggiosa giornalista abbia salvato la pelle e sia tornata sana e salva dall'Inferno non può che rallegrare, ma, a parte questo tribolato e angosciato respiro di sollievo, quante incongruenze! Quanti inaccettabili pasticci! A partire dalle prime dichiarazioni di Giuliana Sgrena. La quale non ha trovato di meglio che offrire le sue prime parole libere in dono ai rapitori. Sembrava quasi che dovesse ringraziarli per il trattamento ricevuto: "Mi hanno trattato bene" . Non solo: l'intervista successiva era una sostanziale dichiarazione di schieramento dalla loro parte. Mah! Trovo che si può benissimo desiderare l'abbandono da parte delle forze militari straniere del suolo dell'Irak e non per questo aderire a fome di lotta tra le quali è molto difficile operare distinzioni. Questi rapitori non saranno pur stati, questa volta, tagliatori di teste, ma persone che hanno adottato una strategia di offesa al limite della tortura sì. Il vecchio padre partigiano di Giuliana Sgrena ci ha messo del suo per complicare le cose. Evocando i fantasmi della Resistenza - ma non è mai corretto istituire parallelismi tra situazioni tanto diverse - ha detto che lui i rapitori li comprendeva anche se non li giustificava. Ricordate il povero Aldo Moro e la lambicata formula che coniò per gli americani in Vietnam? L'altra questione che rimarrà probabilmente in sospeso è quella del pagamento o meno del riscatto. Se, come tutto lascia supporre è stata sborsata una cifra, le educate dichiarazioni sono ancor più allarmanti. Non solo si concede alle bande un attestato di buona condotta ma si finanziano anche per scopi non sicuramente ricreativi. Rimane poi da chiarire tutta la strategia seguita per ottenere la liberazione. Anche in questo caso il dilemma tra pagare o non pagare il riscatto è falso ed improponibile ogni comparazione con il rapimento Moro. Le norme assolute non esistono, ma resta il fatto che imboccare sistematicamente, a quanto sembra, la strada del pagamento è molto pericoloso e controproducente. I pacifisti assoluti dovrebbero essere i primi a ribellarsi. Si può finanziarie così la violenza armata? E se davanti ad un rapimento si crede che il miglior modo per avviare una soluzione sia l'organizzazione di manifestazioni di massa che di fatto enfatizzano il metodo del ricatto e fanno proprie parole d'ordine assai equivoche, c'è il rischio che simili efferati atti siano praticati su scala ancor più larga e più rovinosa, vista l'efficacia dei risultati. Non ho capito che significhi lo slogan "Liberare la pace" . Vuol dire che la pace si avrà meccanicamente solo che si liberino gli ostaggi che sono stati catturati e si faccia fagotto? Anche questa ingenua visione irenica è molto ambigua. Non entro nel merito della ricostruzione degli avvenimenti: esigere la totale chiarezza da parte di tutti è doveroso. La verità deve essere cercata a ogni costo e dichiarata dai tetti: "Liberare la verità". Si espunga, dunque, l'eccessiva dose di greve politicizzazione con cui si tende a interpretare e gestire la vicenda da parte del Governo come da parte di certa opposizione. E la si faccia finita con la coltre di facile retorica e di nazionalismo recuperato e di pacifismo ideologico che impedisce di capire le cose per quello che sono e i gesti generosi - o gli errori - per il peso che hanno.
Altrimenti: tutto male quel che finisce bene.
Roberto Barzanti
Da Franco Carletti
Anche per Moro si disse: non si tratta. Per quanto
sia odioso il delitto, per quanto sia emblematico
e foriero di imitazioni, non mi pare vi siano molte
alternative: o si reprime nel più breve tempo
possibile e nella maniera più efficace possibile
(ma non è ciò che cercano di fare da
sempre gli americani? e non è ciò che
facevano i nazisti con i partigiani?) con tutti i
costi che ciò comporta in termini di vite umane
(Calipari) e in termini di conseguenze politiche (addirittura
Berlusconi che chiede spiegazioni); oppure è
necessario prima o dopo trattare.
Per non dover trattare alle condizioni dei viet-cong,
gli Americani dovettero abbandonare il Vietnam. Oggi
è davvero molto diverso?
Franco Carletti
Da Franco Ferrara
La vita umana ha un valore infinito. In una situazione
di rapimento e in una realtà come l'Iraq pagare
il riscatto per la salvezza di una o più persone
è moralmente giusto. Non significa in assoluto
finanziare il terrorismo. Il principio di Schindler
che salvava gli ebrei pagando e corrompendo i nazisti
è un precedente illustre. In Iraq è
in atto una guerra di occupazione da parte degli Usa
e le vittime principali sono gli operatori dell'informazione.
E' interesse degli americani nascondere la verità
in quanto la loro presenza è totalmente illegale.
Pertanto secondo gli orientamenti attuali dell'amministrazione
Usa in Iraq non devono operare giornalisti liberi.
L'uccisione del funzionario italiano Nicola Calipari
è sicuramente paragonabile a un agguato in
quanto compiuto dall'esercito occupante che ha il
controllo del territorio. Sostenere la tesi dell'incidente
è profondamente sbagliata eticamente e politicamente
in quanto ancora una volta tende a chiudere i fatti
nel cono d'ombra della guerra illegale.
Franco Ferrara
Da Carlo Maria Lo Savio
Non ho risposte definitive. In questi casi ci si trova
di fronte a scelte tragiche. Sono contento, ovviamente,
che Giuliana Sgrena e gli altri ostaggi siano stati
liberati (al povero Enzo Baldoni purtroppo questa
fortuna non è toccata). Se - come credo - il
pagamento di un riscatto è stato il mezzo per
ottenere questo risultato, non posso che prendere
atto dell'efficacia dell'azione. Sono stato più
volte in Iraq e sono convinto che, se mi fosse toccato
in sorte di essere rapito, avrei sperato con tutte
le mie forze che qualcuno agisse per me in questo
senso. Le altre considerazioni sono tutte fondate,
gli italiani sono ormai sul mercato dei sequestri
iracheno la "merce più pregiata":
poco protetta - i civili italiani che vanno in Iraq
(parlo soprattutto dei giornalisti) non dispongono
solitamente di adeguate scorte armate - e di "pronto
realizzo", una volta nota la politica dello Stato
italiano. E gli alleati che mantengono posizioni diverse
di certo non gradiscono e - c'è da aspettarsi
- non si facciano in quattro per cooperare.
Ma aggiungerei un altro spunto di riflessione: come
spiegare adesso il provvedimento del blocco dei beni
ai parenti dei rapiti da parte della nostrana "Anonima
sequestri" (per fortuna, negli ultimi tempi,
piuttosto silente, proprio
grazie a questa efficace quanto dolorosa politica
di contrasto)?
La stessa persona, rapita in Brianza, non ha speranze
di poter attingere ai propri beni per ottenere la
libertà. Ma se si aggira dalle parti di Falluja
(per il sacrosanto dovere di informare o per il meno
commendevole scopo di fare
quattrini) ha addirittura il diritto (a questo punto,
un cambiamento di politica sarebbe davvero difficile
da digerire) di vedere il riscatto pagato dallo Stato.
E' doverosa una riflessione approfondita.
Carlo Maria Lo Savio
Da Marie-Josée Lavaux
Il solo principio sostenibile è il rifiuto
di qualsiasi trattativa coi sequestratori. Nessun
pagamento per non alimentare il cerchio vizioso sequestro/terrorismo
(o banditismo). Se non rende mai, il rapimento non
viene più scelto come mezzo di pressione o
di sfruttamento finanziario.
Al principio purtroppo si contrappone totalmente la
realtà, cioè la necessità di
salvaguardare la vita umana, essendo ogni vita unica
e senza prezzo, per la persona rapita come per i familiari.
Quindi, questione irrisolvibile; nessuno può
decidere di lasciar morire una persona in nome di
un principio, per altro incontestabile nel suo rigore
e nella sua logica.
In parole povere, mi ripugna assolutamente l'idea
di pagare un centesimo di riscatto, ma se mio figlio
viene rapito do tutto quello che ho per salvarlo.
Solo in astratto si può decidere di non ottemperare
quando la liberazione dell'ostaggio per la forza non
è possibile o troppo rischiosa...
E lo sanno benissimo i rapitori. La viltà,
la vigliaccheria, il totale disprezzo dei più
elementari diritti umani pagano e pagheranno ancora.
I sequestratori hanno ancora bei giorni davanti a
sé...
Quindi, a mio umile parere, era giustissimo pagare
un riscatto per liberare la Signora Sgrena.
Marie-Josée Lavaux, Professeur d'italien (professoressa
d'italiano in Francia).
Da Antonello Sciacchitano
E' chiaro che sul breve periodo conviene non pagare
il riscatto richiesto dai rapitori, per tutte le ragioni
che avete elencato: indebolimento degli italiani residenti,
foraggiamento di altre azioni terroristiche ecc. Eppure
in un’ottica di medio periodo, secondo me, conviene
pagarlo, questo maledetto riscatto. Perché
la guerra al terrorismo è una guerra di consunzione
e finirà quando deve finire,
cioè quando i fautori del terrorismo - mi meraviglia
ogni volta constatare che siano esponenti di una civiltà
già fiorente come quella islamica - capiranno
che il terrorismo è una strategia militare
perdente, in quanto non produce conquista territoriale.
Le torri gemelle sono cadute, ma Ground Zero è
rimasto americano. Quante torri gemelle devono cadere
perché l'Islamismo occupi l'America?
Allora valgano le ragioni umanitarie e paghiamo quel
che c'è da pagare, magari riconoscendo che
anche noi occidentali abbiamo la nostra parte di responsabilità
in questa sporca vicenda.
Antonello Sciacchitano
Da Paolo Zignani
No, non è giusto pagare il riscatto per un
ostaggio. E' doveroso per uno Stato, o un'organizzazione
di Stati, fare di tutto per liberare un prigioniero,
ma senza sottomettersi alla volontà di un gruppo
di criminali, i cui fini sono violenti quanto i mezzi.
E' il terrorismo più cruento che si sia mai
visto, una minaccia senza limiti per intere masse
di cittadini, non solo statunitensi. Pagare sarebbe
giustificabile solo se il denaro diventasse uno strumento,
tramite l'intelligence, per reperire le fonti di finanziamento
dei rapitori. Ma questo risultato si può ottenere
probabilmente anche senza versare un riscatto. Sarebbe
giustificabile anche come "battaglia persa"
nell'ambito di una guerra al terrorismo vittoriosa.
Ma finora il bilancio è negativo: il terrorismo
sta vincendo.
Sotto la pressione dei mass-media, però, nessun
governo di fronte a un ultimatum dei rapitori rinuncerebbe
a liberare un ostaggio offrendo del denaro.
Paolo Zignani
Da Osvaldo Alzari
Signori,
l'unica cosa giusta da fare è andarsene.
Berlusconi farebbe a meno benissimo di pagare, ma
il costo politico sarebbe troppo alto.
Dunque, è un problema senza soluzione.
Io penso tutto e il contrario di tutto:
a) se fossi pro intervento, direi che non bisogna
pagare;
b) essendo contro, difendo soprattutto quelli che
vanno a fare qualcosa di buono, come le Simone e la
Sgrena, e di conseguenza penso che devono essere protette
e salvate, perché salvando loro, anche pagando,
salviamo noi stessi, la nostra sensibilità,
la nostra capacità di sentire come propria
la sofferenza altrui, e non ultimo, salviamo un capitale
politico per un futuro che si annuncia incerto.
Penso, altresì, che gli Stati Uniti non abbiano
fatto nessun agguato per uccidere la Sgrena, perché
se avessero voluto ucciderla semplicemente la uccidevano;
e penso anche che l'unica coerenza rintracciabile
nella politica degli Stati Uniti è quella di
fare casino, provocare instabilità, perché
in un fiume agitato guadagnano i pescatori. E chi
è più pescatore degli Stati Uniti?
Dunque, in uno scenario in cui gli americani aggiungono
ogni giorno un nuovo fattore d'incertezza, è
saggio avere molte braccia, come una piovra, per dialogare
con tutti, e i soldi servono anche a questo.
Cordialmente
Osvaldo Alzari
Da Franco Masini
So che non piacerà quello che vado a dire ma
a noi Italiani non piace perdere, non piace ammettere
di avere perso nemmeno la partita, figuriamoci poi
in politica o nelle disgrazie! Così è
perché purtroppo ci manca il senso dell’umorismo,
quello vero, quello che ride anche di se stesso!
E poi non amiamo prenderci le colpe, né le
responsabilità che preferiamo lasciare sempre
agli altri.
E’ sintomatico, sta scritto nel nostro Dna che
le colpe non vanno mai ammesse, che nessuno debba
pagare e men che meno dare le dimissioni.
Così, anche il tragico epilogo del caso Sgrena,
che naturalmente ci ha amareggiato tutti, invece di
considerarlo per quello che è ossia una disgrazia
o meglio un tragico errore, di quelli che in guerra
avvengono, purtroppo, ogni giorno, pretendiamo di
trovare il colpevole, il responsabile, il classico
“capro espiatorio” che come ognun sa,
veniva spedito nel deserto, carico di tutti i mali
del mondo! Ma questo avveniva 4000 anni fa quando
esisteva la Legge, o Torà e più tardi
ma non di molto, con il Corano.
A noi, sotto, sotto, più che il Cristianissimo,
“porgi l’altra guancia…!”,
ci piace il più sbrigativo “occhio per
occhio” ma non è così, prima di
tutto perché non puoi prendere un soldato e
dirgli “tu non dovevi sparare”, perché
quello ti risponde e a ragione, “lo dici tu
che lo sai ma a me chi lo dice che non era una bomba?”
e poi diciamocela tutta e se fosse stata una soffiata
di Bill Laden, “state in guardia che sta arrivando
un auto bomba”?
Franco Masini
Da Claudio Mellia
Non ritengo affatto che si debba pagare il riscatto
per i giornalisti rapiti: il loro intervento in loco
non è indispensabile. Altra cosa sarebbe per
le associazioni non governative per il loro ruolo
sociale nel territorio.
Claudio Mellia
Da Vincenzo Rocco
Salve,
ritengo non sia giusto pagare il riscatto.
Dopo questa considerazione per certi apetti ovvia,
mi chiedo: ma che Paese siamo ormai diventati senza
un briciolo di coerenza ?
Ufficialmente ci affianchiamo agli Usa invadendo il
territorio irakeno, di fatto ci prestiamo al ricatto
e paghiamo cifre consistenti per liberare nostri connazionali
rapiti.
E se questi soldi servissero per finanziare azioni
terroristiche?
Una nazione con a capo una classe politica più
seria e lungimirante, farebbe una scelta di campo:
o con gli Usa (che in questo caso avrebbero più
che una ragione di rimproverarci il finanziamento
illecito di bande armate), oppure assumere una scelta
più radicale come quella della Spagna.
Ma con questa classe politica, dove vogliamo andare…..
Cordialmente
Vincenzo Rocco
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