270 - 28.01.05


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I lettori ci scrivono
 

DA: Laura Zumin
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: lunedì 10 gennaio 2005 12.30
Oggetto: Le capitali dell'immaginario

Il tema è molto, molto interessante, ma il trattamento troppo superficiale. Valga per tutti il caso di Londra. Suggerirei di approfondire l'argomento. 
Grazie e buon anno
Laura Zumin

DA: stefano libianchi
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: mercoledì 5 gennaio 2005 16.40
Oggetto: Le capitali dell'immaginario

L'articolo mi ha colpito ed interessato. A Londra non ci sono ancora stato,
ma, quando ci andrò, mi lascerò guidare dal percorso particolarissimo della
vostra giornalista.
Stefano Libianchi

DA: giulio manghina
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: giovedì 30 dicembre 2004 21.36
Oggetto: Le capitali dell'immaginario

Non so se il vostro articolo su Londra sia rivolto alle persone comuni. Persone che, pur non essendo suggestionabili, non sono affascinate dai complotti massonici, né dalle teorie sull’occulto o sulle cospirazioni. Persone che hanno letto George Orwell, E.M. Forster, T.S. Eliot oltre aVirginia Woolf. Sono autori troppo classici? Pensate che Londra occuperebbe il posto che occupa nell’immaginario collettivo senza il “lezzo di cavolo bollito e di vecchi e logori stuoini” di cui scrive Orwell in 1984? Forse alle persone comuni, che hanno amato  Casa Howard di E.M. Forster, piace camminare fino alle architetture delle grandi stazioni di Londra, King’s Cross, Paddington, Charing Cross per godere del “senso dell’infinito” . E se qualcuno passerà per Russell Square, disgustato dalle "italian tagliatelle" del menu della Virginia Woolf’s Brasserie del Russell Hotel, preferirà rivolgere un pensiero nostalgico alla piccola stanza zeppa di libri della Faber & Faber dove T.S. Eliot, scrivendo l'obituary di  Marie LLoyd, la cantante di Music – Hall amata dalla classe operaia, profetizzava la "noia del mondo civilizzato".

La casa editrice londinese Snowbook ha dato alle stampe quest'anno The London Scene, una raccolta di articoli su Londra scritti da Virginia Woolf negli anni 30 per una rivista femminile. In uno di questi, Portrait of a Londoner, la scrittrice sosteneva che "chi non percorre quella parte di strada che si allontana da negozi e teatri per bussare alla porta di una casa privata in una via residenziale, non può dire di conoscere Londra". Ma come trovare l'anima di Londra se non si ha questa opportunità? Si può forse avere la fortuna, trattenendosi un’oretta in una libreria come Daunts a Marylebone, di trovare un libro come The soul of London di Ford Madox Ford e rimanerne stregati. Oppure si può – in un tiepido pomeriggio di giugno – entrare nella libreria della “London Review of Books” dall'ingresso al n. 14 di Bury Place e improvvisamente accorgersi che si può uscire da un’altra porta, in una yard tranquilla, equilibrata e festosa. Lì, seduti a un tavolino a bere un bicchiere di porto bianco ghiacciato tra londinesi tranquilli equilibrati e festosi si può percepire il senso di queste parole della scrittrice sudafricana Doris Lessing: “era una città da incubo la Londra nella quale vissi per un anno. Poi una sera, mentre attraversavo il parco, la luce fuse le case, gli alberi e gli autobus rossi  in qualcosa di familiare e di bello, e seppi di essere a casa”.
Giulio Manghina

 

 

 

 

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