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"SEMPRE CARO MI FU QUELL'ERMO COLLE…"


Consolato Paolo Latella

 


Esiste un paesaggio italiano? Cosa hanno da dividere la pianura padana con la costa calabrese ricca di piante - olivi, fichi e viti - tipicamente mediterranee? E il golfo di Napoli con la laguna veneta, le valli alpine con il Tavoliere delle Puglie? Si potrebbe continuare con molti altri esempi, giungendo alla conclusione che ben poco unisce il "paesaggio" in Italia, che non esista un minimo comune denominatore.

E invece si. L'Italia è forse il paese dove la storia ha più profondamente modellato il paesaggio: l'alta densità di popolazione per secoli ha costretto l'uomo ad utilizzare con intensità il territorio, modificandolo con strade, canali, borghi, città, coltivandolo, fino a creare, nell'ultimo secolo, insediamenti industriali. Nel nostro paese non esiste il paesaggio "naturale" ed il valore sta proprio nella sua estrema varietà, dovuta sì alle differenze geomorfiche, ma anche al costante intervento dell'uomo. Tutto questo ha prodotto un paesaggio ideale che ha conquistato i sogni di generazioni di nobili spiriti, soprattutto stranieri, che hanno lasciato a testimonianza dipinti, disegni e fotografie intrise di romanticismo, diari di viaggio ricchi di note di colore e anche di rimproveri verso le cattive abitudini degli italiani. Di questi richiami però non abbiamo fatto tesoro e, tra i tanti errori e scempi compiuti soprattutto durante la storia recente, siamo infine riusciti a stravolgere e deturpare il nostro paesaggio.

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"Nell'uso comune: "Paesaggio" può essere quasi tutto quanto si vede scorrere davanti agli occhi dal finestrino di un treno o di un'automobile", così Giovanni Romano in un numero monografico di "Casabella" del 1991 dedicato proprio al paesaggio ne definiva l'accezione comune. Ci fermeremo qui senza cercare definizioni più tecniche.

Millequattrocentonovantasette è il numero della legge che per prima, nel 1939 in piena era fascista, prendeva in considerazione la "protezione delle bellezze naturali", come veniva definito il paesaggio. Poi, ben quarantasei anni dopo, giunse la famosa "Legge Galasso" del 1985, che cercava di preservare quel po’ che era avanzato dalla speculazione edilizia, la vera padrona del territorio dagli anni '50. Così è stato posto sotto tutela ben il 46,81% del territorio nazionale, anche se non ce ne siamo accorti. Infatti solo nell'ultimo quinquennio, secondo uno studio di Legambiente, sono state costruite 230.000 case abusive, di cui venticiquemila nell'ultimo anno. Se bisognasse indicare un vincitore, certamente sarebbe il partito dei palazzinari.

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Davanti a tale disfatta lo Stato corre ai ripari: oltre a strombazzare l'evento delle prime e limitate demolizioni di edifici abusivi, ha indetto la 1° Conferenza Nazionale per il Paesaggio organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che si terrà a Roma nel Complesso Monumentale di S. Michele il 14, 15 e 16 Ottobre. Abbiamo detto Stato non solo come l'organizzazione, ma anche come partecipazione in massa di ministri, sottosegretari e funzionari statali. Al rischio che si realizzi solo un parata di politici, vista la scarsa presenza di "tecnici" - architetti, geografi e, aggiungiamo noi, storici - accenna Vittorio Gregotti, a cui piacerebbe, un "sogno assurdo", discutere di come si possa recuperare il paesaggio attraverso lo sviluppo edilizio, come successe con gli interventi nella campagna veneta di Andrea Palladio nel XVI secolo.

A contorno della Conferenza sono previste alcune mostre, tutte presso il Complesso Monumentale di S. Michele: "L'Italia nel paesaggio" con incisioni, litografie e fotografie dal XIX al XX secolo; "Il restauro del paesaggio: studi di fattibilità", con ipotesi, proposte e sperimentazioni di restauro paesaggistico; "Sezioni del Paesaggio Italiano", di Stefano Boeri e Gabriele Basilico. Il Comune di Roma ha organizzato la mostra "Paesaggi Contemporanei", sulle più importanti esperienze italiane di arte ambientale, presso l'ex Mattatoio (Piazza Giustiniani). L'Ambasciata del Brasile, nella sua sede di Piazza Navona 18, espone "Scuole della Foresta. Espressioni culturali e progetti pedagogici degli Indios dell'Amazzonia brasiliana". Presso il Castel dell'Ovo a Napoli si potrà osservare "Il restauro del paesaggio in Campania: ipotesi e sperimentazioni", organizzata dall'Ufficio Centrale per i Beni Ambientali e Paesaggistici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (per ulteriori informazioni si può visitare il sito http://www.beniculturali.it).

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Saranno anche presentati due cd-rom: " Paesaggio e ambiente. Difendi il tuo territorio" e "Antonio Cederna e il paesaggio". Il primo è un meritorio intervento per sensibilizzare le giovani generazioni ad un'attenzione critica verso gli elementi che turbano l'ambiente e per far capire che la qualità della vita non è solo playstation-telefonino-discoteca, ma anche il potere godere di spazi degni di essere vissuti. Il secondo è realizzato dall'Ufficio Centrale per i Beni Ambientali e Paesaggistici e dal Centro di Documentazione "Antonio Cederna", che tra breve darà vita ad una fondazione, ed è incentrato sulla figura di uno dei maggiori artefici della lotta contro il degrado del territorio.

Tra i fondatori di Italia Nostra, Cederna ha condotto la battaglia per salvare l'Appia Antica dalle speculazioni edilizie degli anni '50, si è battuto contro la costruzione dell'Hotel Hilton a Roma ed è stato tra i più sicuri assertori delle demolizioni della via dei Fori Imperiali per restituire la giusta dignità ad uno dei più importanti siti archeologici del mondo. Nel cd-rom sono riportati i suoi numerosi articoli tratti dalle pagine del Il Mondo, dell'Espresso e di molti quotidiani, nonché da libri che per decenni sono stati punto di riferimento e di confronto, ma soprattutto di denuncia.

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"La qualità dei paesaggi italiani rappresenta, oggi più che mai, la base per lo sviluppo sostenibile della società italiana e occorre avviare, con la collaborazione di tutte le istituzioni coinvolte e le associazioni interessate a questo processo, una riflessione coraggiosa, e un aggiornamento del settore". Queste parole del Ministro Giovanna Melandri sono la sintesi di un obiettivo che si vuole perseguire e che certamente rappresenterebbe una bella inversione di tendenza, addirittura una rivoluzione, nell'atteggiamento che fino ad oggi è stato tenuto nel nostro paese.

 



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