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Immagini/Bellezze al Bagno

 

Consolato Paolo Latella

 


L'acqua, elemento vitale per eccellenza, è spesso associata alla figura femminile, altra fonte di vita per antonomasia, e questa associazione fin dalle prime forme di espressione ha prodotto innumerevoli miti, temi e variazioni. Su un tale argomento che farebbe tremare i polsi anche al direttore del Metropolitan Museum di New York, invece il Comune di Abano Terme ha avuto l'impudenza di allestire una esposizione. E' una piccola mostra, solo ventuno tele, ma le opere scelte e i temi sviluppati dimostrano una onestà che non è qualità sempre riscontrabile, anche se il titolo "Donne d'Acqua. Bellezza, mito e sensi da Cranach a De Chirico" può creare altre aspettative. Siamo infatti abituati ad assistere a grandi eventi espositivi, con mostre composte da centinaia di opere che spesso disorientano il visitatore e alcune volte sono addirittura inefficaci, fuorvianti se non inutili. Non si vuole fare un acritico elogio al "piccolo è bello", ma in alcuni casi le esposizioni più contenute permettono al visitatore una maggiore concentrazione e non creano l'ansia del dover vedere tutto.

Il rapporto tra l'acqua e le donne è stato oggetto di molti miti, come quello di Diana e Otteone dalle Metamorfosi di Ovidio, dove il giovane cacciatore scopre la dea e le sue compagne nude mentre fanno il bagno e per questo con uno schizzo d'acqua viene trasformato da Diana in un cervo e, come ulteriore sfregio, sarà divorato dai suoi stessi cani. Questa crudele storia ha avuto risultati narrativi diversi, di cui sono esempi quello di Lucas Cranach, pittore tedesco del XVI secolo, che con gusto analitico ne descrive attentamente i vari momenti, mentre il Guercino, meno di un secolo dopo, anche se ben visibile relega la cruenta scena in secondo piano rispetto al "bagno" di Diana, mostrandosi così già ben distante dalle drammatiche e profonde rappresentazioni che del mito fece precedentemente Tiziano. Ancora più lontana dalla storia originale è la bella tela di Giambattista Pittoni, pittore veneziano a cavallo tra '600 e '700. Qui, dietro un trionfo di panneggi, luci e colori, c'è comodamente disteso sulla sponda di un fiume un Otteone con solo la testa di cervo, circondato da cani più giocosi che aggressivi.

Se numerosi sono stati i soggetti riguardanti l'acqua ripresi dai greci e dai romani, durante il Medioevo ne troviamo invece pochissimi, legati quasi esclusivamente ai temi religiosi. E' nel Rinascimento che ritornano i temi e le iconografie dove il nudo femminile associato all'acqua ha un grande sviluppo ed è connesso alla "riscoperta" della mitologia e dei temi biblici.

Molto spesso ricorre la storia di Betsabea al bagno: re David dalla terrazza del suo palazzo la scorge mentre fa il bagno e, innamoratosi di lei, ne manda il marito Uria l'Hittita in battaglia affinché muoia, cosa che regolarmente avviene, così da potere sposare Betsabea dalla quale avrà un figlio che però, per punizione divina, vivrà solo pochi giorni. Di frequente questo episodio è stato utilizzato come scusa per potere mostrare procaci forme femminili e sia la tela di Domenico Brusasorci attorno al 1550, sia il Padovanino del 1620 circa, mostrano solo il momento della scoperta da parte di un re David dipinto sempre più lontano.

Ancora più piccante la storia di Susanna e i vecchioni che si svolge durante l'esilio babilonese del popolo ebraico. Due anziani con mire su Susanna - il cui nome in ebraico significa giglio, simbolo di purezza - studiano un piano, una falsa accusa di adulterio, che scatterà durante il bagno quando la donna si trova momentaneamente sola, per obbligarla a concedere loro le sue grazie. Ma questa resiste anche al processo pubblico dove alla fine verrà scoperta la verità, salvandosi dalla condanna a morte e assurgendo a simbolo di onestà coniugale. Di questa brutta avventura ci restituisce il giusto pathos la tela del napoletano Luca Giordano in pieno '600, in cui la giovane donna esprime nel volto angosciato il conflitto che sta vivendo. Anche se sono numerosi i temi drammatici toccati nella mostra – "Andromeda", "Il Ratto di Europa", "Arianna abbandonata", tela bellissima di Giovanni Carnovali detto il Piccio – qualche nota positiva si ritrova nel trionfo di "Galatea", trattato forse con un po’ di confusione da Giuseppe Bezzuoli all'inizio del secolo scorso, e in "Leda e il cigno", purgato da ogni riferimento erotico nella tela di Michelangelo Grigoletti del 1870.

Il tema del bagno offre ancora molti spunti soprattutto se andiamo a vedere come viene trattato nella figurazione nordica, ad esempio in "Bagno di donne", la tela di Artus Wolffordt (o Wolfaerts), un seguace di Rubens di cui qui si colgono la morbidezza delle figure e la loro carnalità schietta. L'ambiente della stufa dove è inserita la scena è un luogo dell'intimità e dell'ambiguità: ritratte nelle più varie attività, fino all'autocompiacimento, queste donne sembrano mostrare con franchezza nordica ciò che nella nostra tradizione è ben nascosto.

Il tema del bagno è spesso il soggetto della pittura dell'Ottocento, basti ricordare le opere di Ingres legate anche al gusto per l'Oriente visto come terra misteriosa. "Il Bagno Turco" di Domenico Morelli è tra gli esempi più caldi nella pittura italiana del secolo scorso. L'atmosfera di lasciva libertà legata all'esotica fantasia dell'Harem, viene trasmessa con pochi ma giusti elementi, come la luce calda e brumosa dei vapori della vasca e l'abbandono dei corpi da ogni riservatezza.

Altra cosa sono "Le bagnanti" di Felice Carena del 1938, dove quattro figure femminili appena abbozzate conversano vicino ad un corso d'acqua: tutto si sviluppa attorno ai piani di colore e al chiaroscuro, non c'è nessun compiacimento dei sensi. Di tutt'altro spirito "Bagnanti" di Fortunato Depero, dove ironia, allegria e mistero - la figura nera è l'ombra della bagnante? - portano ad un risultato certamente brillante.

Questa è a grandi linee la mostra curata da Paolo Ghedina - direttore del piccolo gioiello che è la Pinacoteca Civica di Abano Terme, proprio accanto alla sede della mostra, dove sono conservate alcune opere di artisti lombardo-veneti dal XV al XIX secolo della collezione Roberto Bassi Rathgeb – con la collaborazione di Caterina Caneva, direttore del Dipartimento di pittura dal Seicento all'Ottocento della Galleria degli Uffizi di Firenze. Oltre al Comune di Abano Terme hanno partecipato il Comune di Montegrotto, la Regione Veneto, il Consorzio Terme Euganee e la Società Albatros. Il catalogo edito da Eidos completa la mostra fornendo numerosi elementi per integrare ed ampliare il tema della rappresentazione che trova nella donna e nell'acqua i suoi spunti.

 


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