L'acqua,
elemento vitale per eccellenza, è spesso associata alla figura femminile, altra fonte di
vita per antonomasia, e questa associazione fin dalle prime forme di espressione ha
prodotto innumerevoli miti, temi e variazioni. Su un tale argomento che farebbe tremare i
polsi anche al direttore del Metropolitan Museum di New York, invece il Comune di Abano
Terme ha avuto l'impudenza di allestire una esposizione. E' una piccola mostra, solo
ventuno tele, ma le opere scelte e i temi sviluppati dimostrano una onestà che non è
qualità sempre riscontrabile, anche se il titolo "Donne d'Acqua. Bellezza, mito e
sensi da Cranach a De Chirico" può creare altre aspettative. Siamo infatti abituati
ad assistere a grandi eventi espositivi, con mostre composte da centinaia di opere che
spesso disorientano il visitatore e alcune volte sono addirittura inefficaci, fuorvianti
se non inutili. Non si vuole fare un acritico elogio al "piccolo è bello", ma
in alcuni casi le esposizioni più contenute permettono al visitatore una maggiore
concentrazione e non creano l'ansia del dover vedere tutto.
Il rapporto tra l'acqua e le donne è stato oggetto di molti miti, come
quello di Diana e Otteone dalle Metamorfosi di Ovidio, dove il giovane cacciatore scopre
la dea e le sue compagne nude mentre fanno il bagno e per questo con uno schizzo d'acqua
viene trasformato da Diana in un cervo e, come ulteriore sfregio, sarà divorato dai suoi
stessi cani. Questa crudele storia ha avuto risultati narrativi diversi, di cui sono
esempi quello di Lucas Cranach, pittore tedesco del XVI secolo, che con gusto analitico ne
descrive attentamente i vari momenti, mentre il Guercino, meno di un secolo dopo, anche se
ben visibile relega la cruenta scena in secondo piano rispetto al "bagno" di
Diana, mostrandosi così già ben distante dalle drammatiche e profonde rappresentazioni
che del mito fece precedentemente Tiziano. Ancora più lontana dalla storia originale è
la bella tela di Giambattista Pittoni, pittore veneziano a cavallo tra '600 e '700. Qui,
dietro un trionfo di panneggi, luci e colori, c'è comodamente disteso sulla sponda di un
fiume un Otteone con solo la testa di cervo, circondato da cani più giocosi che
aggressivi.
Se numerosi sono stati i soggetti riguardanti l'acqua ripresi dai greci
e dai romani, durante il Medioevo ne troviamo invece pochissimi, legati quasi
esclusivamente ai temi religiosi. E' nel Rinascimento che ritornano i temi e le
iconografie dove il nudo femminile associato all'acqua ha un grande sviluppo ed è
connesso alla "riscoperta" della mitologia e dei temi biblici.
Molto spesso ricorre la storia di Betsabea al bagno: re David dalla
terrazza del suo palazzo la scorge mentre fa il bagno e, innamoratosi di lei, ne manda il
marito Uria l'Hittita in battaglia affinché muoia, cosa che regolarmente avviene, così
da potere sposare Betsabea dalla quale avrà un figlio che però, per punizione divina,
vivrà solo pochi giorni. Di frequente questo episodio è stato utilizzato come scusa per
potere mostrare procaci forme femminili e sia la tela di Domenico Brusasorci attorno al
1550, sia il Padovanino del 1620 circa, mostrano solo il momento della scoperta da parte
di un re David dipinto sempre più lontano.
Ancora più piccante la storia di Susanna e i vecchioni che si svolge
durante l'esilio babilonese del popolo ebraico. Due anziani con mire su Susanna - il cui
nome in ebraico significa giglio, simbolo di purezza - studiano un piano, una falsa accusa
di adulterio, che scatterà durante il bagno quando la donna si trova momentaneamente
sola, per obbligarla a concedere loro le sue grazie. Ma questa resiste anche al processo
pubblico dove alla fine verrà scoperta la verità, salvandosi dalla condanna a morte e
assurgendo a simbolo di onestà coniugale. Di questa brutta avventura ci restituisce il
giusto pathos la tela del napoletano Luca Giordano in pieno '600, in cui la giovane donna
esprime nel volto angosciato il conflitto che sta vivendo. Anche se sono numerosi i temi
drammatici toccati nella mostra "Andromeda", "Il Ratto di
Europa", "Arianna abbandonata", tela bellissima di Giovanni Carnovali detto
il Piccio qualche nota positiva si ritrova nel trionfo di "Galatea",
trattato forse con un po di confusione da Giuseppe Bezzuoli all'inizio del secolo
scorso, e in "Leda e il cigno", purgato da ogni riferimento erotico nella tela
di Michelangelo Grigoletti del 1870.
Il tema del bagno offre ancora molti spunti soprattutto se andiamo a
vedere come viene trattato nella figurazione nordica, ad esempio in "Bagno di
donne", la tela di Artus Wolffordt (o Wolfaerts), un seguace di Rubens di cui qui si
colgono la morbidezza delle figure e la loro carnalità schietta. L'ambiente della stufa
dove è inserita la scena è un luogo dell'intimità e dell'ambiguità: ritratte nelle
più varie attività, fino all'autocompiacimento, queste donne sembrano mostrare con
franchezza nordica ciò che nella nostra tradizione è ben nascosto.
Il tema del bagno è spesso il soggetto della pittura dell'Ottocento,
basti ricordare le opere di Ingres legate anche al gusto per l'Oriente visto come terra
misteriosa. "Il Bagno Turco" di Domenico Morelli è tra gli esempi più caldi
nella pittura italiana del secolo scorso. L'atmosfera di lasciva libertà legata
all'esotica fantasia dell'Harem, viene trasmessa con pochi ma giusti elementi, come la
luce calda e brumosa dei vapori della vasca e l'abbandono dei corpi da ogni riservatezza.
Altra cosa sono "Le bagnanti" di Felice Carena del 1938, dove
quattro figure femminili appena abbozzate conversano vicino ad un corso d'acqua: tutto si
sviluppa attorno ai piani di colore e al chiaroscuro, non c'è nessun compiacimento dei
sensi. Di tutt'altro spirito "Bagnanti" di Fortunato Depero, dove ironia,
allegria e mistero - la figura nera è l'ombra della bagnante? - portano ad un risultato
certamente brillante.
Questa è a grandi linee la mostra curata da Paolo Ghedina - direttore
del piccolo gioiello che è la Pinacoteca Civica di Abano Terme, proprio accanto alla sede
della mostra, dove sono conservate alcune opere di artisti lombardo-veneti dal XV al XIX
secolo della collezione Roberto Bassi Rathgeb con la collaborazione di Caterina
Caneva, direttore del Dipartimento di pittura dal Seicento all'Ottocento della Galleria
degli Uffizi di Firenze. Oltre al Comune di Abano Terme hanno partecipato il Comune di
Montegrotto, la Regione Veneto, il Consorzio Terme Euganee e la Società Albatros. Il
catalogo edito da Eidos completa la mostra fornendo numerosi elementi per integrare ed
ampliare il tema della rappresentazione che trova nella donna e nell'acqua i suoi spunti.