Costituzione, il britannico
Mandelson sprona l’Europa
Non tutti i britannici sono brutti, cattivi e antieuropeisti.
Peter Mandelson, commissario europeo al commercio e
ex ministro di Tony Blair, in un’intervista a
Le
Monde ha spronato i suoi connazionali in vista del
referendum sulla Costituzione: “La vittoria del
no indebolirebbe l’Europa”. Mandelson avverte
che nel dibattito intorno alla Costituzione potrebbero
sorgere rischi di varia natura, primo tra tutti che
s’inseriscano argomenti “che non hanno niente
a che fare con la Costituzione, come la Turchia”.
“Non si tratta di un programma liberale”,
afferma il commissario, con chiaro riferimento alle
paure che stanno spaccando i socialisti francesi, molti
dei quali temono che l’approvazione del trattato
tolga ogni spazio alla possibilità di un’Europa
sociale. “Un no avrebbe, in ciascun paese, la
stessa forza devastante per l’Europa. Per questo
– ha spiegato Mandelson – è responsabile
invitare al sì, perché il trattato costituzionale
permetterà all’Europa a 25 di funzionare,
e di dibattere politiche che si vogliono attuare a beneficio
dei cittadini europei e del ruolo dell’Europa
nel mondo”. Sul caso Buttiglione l’ex ministro
britannico spiega che “la crisi è stata
produttiva”: “Il Parlamento ha trovato il
suo ruolo e la sua autorità, e ne ha fatto uso
in maniera responsabile”.
Iran, il rilancio della troika
Ora che le elezioni americane sono finalmente alle
spalle, il quadro geopolitico è più
chiaro e l’Europa sa che dovrà fare i
conti con una seconda amministrazione Bush. Intanto,
su un tema chiave dell’agenda internazionale,
gli europei sembrano voler mantenere un ruolo-chiave.
Sui rapporti con l’Iran Gran Bretagna, Francia
e Germania mantengono l’iniziativa, lasciano
aperto il dialogo con Teheran, ma allo stesso tempo
mostrano fermezza. Il Guardian
riporta che la troika chiede accesso pieno ai siti
nucleari iraniani per gli ispettori Onu: il giornale
inglese è venuto infatti in possesso di un
documento riservato, circolato tra i diplomatici europei
a Vienna, sede dell’Iaea (Agenzia internazionale
per l’Energia Atomica). Per il Guardian la richiesta
“alza la posta nel gioco diplomatico del gatto
e del topo che è stato avviato dall’Iran
e dall’Occidente”. La mossa dell’Europa
sembra così in grado di stoppare le critiche
degli americani, che negli ultimi anni hanno sempre
accusato il Vecchio continente di eccessiva morbidezza
nei confronti di Teheran. La questione, si diceva
in campagna elettorale, era destinata a creare tensioni
tra le due sponde dell’Atlantico anche nel caso
in cui avesse vinto John Kerry.
Bosnia, prove di una Difesa europea
“Quando l’Europa rimpiazza la Nato”
è il titolo di un articolo di Jean-Dominique
Merchet su Liberation,
in cui si ricorda che in Bosnia, il 2 dicembre, l’Ue
rimpiazzerà la Nato in quello che il segretario
generale dell’Alleanza atlantica ha definito
“un buon esempio di cooperazione”. “E’
anche un appuntamento importante per la Difesa europea
– continua il quotidiano parigino – :
si tratta infatti della più importante operazione
militare mai condotta dall’Ue”. L’Europa
manterrà 7.000 uomini in Bosnia, e le truppe
americane verranno rimpiazzate da quelle nordeuropee.
L’operazione “Althea” dell’Ue
succederà alla Sfor (Forza di stabilizzazione)
circa dieci anni dopo l’arrivo della Nato nei
Balcani nel 1995. Althea rimarrà nelle strutture
della Nato, come prevedono i cosiddetti accordi di
“Berlin plus”. Sarà comandata da
un generale britannico e la gran parte delle forze
sarà fornita dai paesi europei. La caccia dei
criminali di guerra come Karadzic e Mladic continuerà
a essere affidata allo stesso gruppo speciale, formato
da sette paesi membri della Nato, tra cui anche la
Francia e gli Usa. L’Ue ha intanto deciso di
dotarsi, da qui al 2007, di 13 raggruppamenti tattici
di 1500 uomini, ciascuno in grado di essere dispiegato
in pochi giorni in qualsiasi parte del mondo in caso
di crisi.
Omicidio Van Gogh, le paure della Germania
L’assassinio del regista olandese Theo Van Gogh
ha avuto una forte eco anche in Germania, dove, secondo
Liberation,
“ha provocato la rimessa in causa del multiculturalismo”:
“Molto liberali in materia religiosa –
scrive il giornale francese – i tedeschi cominciano,
sull’esempio olandese, a domandarsi se non sono
andati troppo lontano nel multi-kulti”. Da una
parte ora i tedeschi sentono rinascere le paure che
hanno accompagnato la scoperta che dietro gli attentati
dell’11 settembre ci fossero terroristi che
avevano vissuto a Amburgo; dall’altra i 3,5
milioni di musulmani temono di diventare l’obiettivo
dell’estrema destra. Sintomatico è che
la settimana scorsa la moschea di Sinheim, vicino
Heidelberg, sia stata colpita da una Molotov. Il cancelliere
Schroeder ha sì assicurato la comunità
musulmana che la Germania continuerà la sua
lotta contro l’estremismo, ma l’ha anche
invitata a “impegnarsi chiaramente nei confronti
delle nostre leggi e della nostra democrazia”,
rifiutandosi di “tollerare società parallele”.
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti
da fare? Scriveteci il vostro punto di vista a
redazione@caffeeuropa.it