262 - 02.10.04


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Fabius e il socialismo nazionalista
Daniele Castellani Perelli

Ps francese(1).
Sulla Costituzione europea la battaglia sbagliata.

Socialisti francesi spaccati in due sulla Costituzione europea. E' un tema caldo ormai da mesi, ma ha ritrovato le prime pagine dei giornali dopo che l'ex premier socialista Laurent Fabius ha ufficialmente bocciato il testo faticosamente approvato durante il vertice di Bruxelles del 18 giugno scorso. Se ne è occupato anche il Guardian. Fabius critica la visione liberista della Costituzione, che a suo dire minerebbe gli sforzi francesi in favore dell'occupazione e a contrasto della delocalizzazione delle imprese. L'annuncio di Fabius, a pochi mesi dal referendum, ha provocato la furia del segretario del Ps, François Hollande, a cui non è sfuggito come dietro l'uscita dell'ex premier ci sia l'obiettivo di sfidare lo stesso Hollande in vista delle presidenziali del 2007: "Non penso - ha commentato l'ex ministro degli Interni socialista Vaillant - che qualcuno possa avere dubbi sui motivi di Fabius". Per l'ex ministro della Salute socialista Bernard Kouchner Fabius è un "traditore". Il Ps deciderà la sua posizione entro i prossimi due mesi. Un sondaggio mostra che il 51% dell'elettorato francese voterebbe sì al referendum, che si terrà nella seconda metà del 2005, mentre il 34% sarebbe contrario. Richard Corbett, deputato liberista, ha dichiarato al Guardian che un no francese "provocherebbe una terribile crisi nell'Unione europea", e che mentre in Gran Bretagna e in altri paesi c'è "una battaglia giusta contro il trattato", Fabius sta combattendo invece "la battaglia sbagliata".

Ps francese(2).
La demagogia di Fabius sugli interessi dell'Unione

Che Fabius sia mosso da mere convenienze d'immagine personale, mostra di crederlo anche Le Monde , che in un editoriale del suo mensile "Le Monde 2" ricorda che solo due anni fa, "ovvero secoli nella 'politica politichese' e un'eternità nella demagogia ordinaria", tre ex primi ministri del Ps pubblicarono sul principale quotidiano parigino un commento in cui si diceva: "La rifondazione della socialdemocrazia non potrà che passare per l'Europa. Lì è la forma moderna del nostro vecchio internazionalismo, il quadro di un socialismo attuale, ovvero di una società solidale in una economia di mercato". Accanto a Pierre Mauroy e Michel Rocard, il terzo firmatario di questa "professione di fede eurosocialista" non era altri che Laurent Fabius, l'erede di François Mitterrand. Per Le Monde il nuovo Fabius ha sostituito l'internazionalismo di ieri con un socialismo tutto francese, che ha come "priorità la difesa dei lavoratori francesi". "Il no di Fabius - aggiunge il quotidiano europeista - è un no senza passato e senza bilancio, amnesico".

Finestra sull'America: il discorso di Bush all'Onu
Non esisterà ancora un'opinione pubblica europea, ma intanto, sulla principale stampa continentale, non è certo raro riscontrare una unità di visioni su temi di politica internazionale. Lo nota anche il New York Times, che segnala la netta critica europea verso il discorso di George Bush all'Onu, in cui il Presidente americano "ha negato il peggioramento della situazione in Iraq". L'articolo di Patrick E. Tyler parte dalla vignetta del Times di Londra, in cui Bush si rivolge all'Assemblea dell'Onu spiegando che "amici, la nostra politica è diretta anzitutto verso il successo delle elezioni", e poi chiarisce quali: "Le mie". "I quotidiani europei, inclusi alcuni di quelli che condivisero la campagna militare in Iraq - racconta il Nyt - sono stati decisamente critici verso il discorso di Bush". Il Financial Times, ad esempio, ha giudicato molto più realistica la exit strategy dell'avversario democratico del presidente, John Kerry, mentre per il francese Liberation "Bush è parte del problema più che la soluzione". "Il Corriere della Sera - conclude il quotidiano newyorchese - scrive infine che servirà più di 'un isolato appello durante una campagna elettorale' per ricostruire il consenso che esisteva una volta sull'Iraq".

Allargamento: polemica croato-slovena
La Slovenia pretende le scuse della Croazia, senza le quali è decisa ad ostacolare l'ingresso di Zagabria nell'Unione. Lo scrive l'austriaco Der Standard, che racconta come "non cessa il disaccordo tra Croazia e Slovenia per via dei confini". Il presidente sloveno Janez Drnovsek, in seguito all'arresto di parlamentari sloveni presso il confine croato, ha chiesto "le scuse delle autorità croate". "L'incidente - ha aggiunto Drnovsek - è accaduto alla dogana, dove le autorità croate sanno che il confine non è ancora ben definito". Il primo ministro Anton Ropo ha dichiarato che la Slovenia potrebbe non appoggiare più l'ingresso della Croazia nell'Unione.

 

 

 

 

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