244 - 10.01.04


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Cronaca di un fallimento

a cura di Daniele Castellani Perelli

Venerdì 12, il giorno di Tony?

Tutti gli occhi su Bruxelles, Conferenza Intergovernativa (Cig). Si apre il vertice conclusivo della Presidenza italiana. Obiettivo: raggiungere l’accordo sulla Costituzione europea. Spagna e Polonia, insoddisfatte dal sistema di voto, minacciano il veto. Italia, Francia, Germania, Commissione e Convenzione affermano però che è meglio un rinvio, piuttosto che un accordo insoddisfacente. Ma Silvio Berlusconi assicura: ho delle proposte interessanti. Il premier polacco Leszek Miller riaccende in serata le speranze: “Stasera sono più ottimista”.

"Tony Blair potrebbe emergere come mediatore", annuncia The Independent, e a rafforzare l'impressione sono l'incontro di giovedÒ sera tra il premier inglese e Berlusconi, e il prevertice che si tiene alle 9 all'Hotel Conrad tra Blair, Chirac e Schroder. Come il quotidiano britannico la pensano in molti, come Giuliano Amato sul Corriere della Sera , e il conservatore Daily Telegraph, che nell'articolo "Blair indicato come il pacificatore del summit" scrive: "Dopo aver ricevuto assicurazioni sul fatto che sarebbero state accolte le richieste della Gran Bretagna su tasse, politica estera e budget, Blair ha provato a mediare tra Germania e Polonia sul loro potere di voto in una Unione Europea allargata a 25 membri". Liberation, al contrario, meno correttamente mette la Gran Bretagna dalla parte di Francia e Germania, tra i difensori del testo della Convenzione.

Curioso peraltro che il Telegraph, come anche The Guardian , abbia individuato in Germania e Polonia i due paesi rivali, separando Berlino da Parigi e soprattutto non citando la Spagna. A ben vedere, in ogni paese si ² avuta una percezione diversa delle alleanze e di quali paesi opponessero una maggiore (o pið giusta) resistenza all'accordo. CosÒ nei quotidiani italiani la Spagna ² stata ad esempio dipinta come la grande avversaria della Costituzione, mentre in Germania si ² data pið attenzione all'opposizione della Polonia. Sulla Sueddeutsche Zeitung del 12 dicembre c'² ad esempio un editoriale intitolato "La Forza dei nuovi", in cui Christian Wernicke scrive che "sul consenso del popolo polacco l'Ue dovrö ancora temere a lungo". A indirizzare l'attenzione dei quotidiani tedeschi su Varsavia e sui paesi dell'Est ² soprattutto la vicinanza geopolitica tra Berlino e quelle capitali, ma anche una recente polemica, che ha visto il Cancelliere Schroeder affermare che "non si pu÷ voler diventare membri dell'Ue e allo stesso tempo annunciare il proprio arrivo con un veto". Molto onesto per÷ Der Spiegel , che prima riporta il diffuso malumore antipolacco, e poi ammette che ² stata soprattutto la Spagna a bloccare le trattative, in un articolo intitolato Polacchi deboli, Spagnoli duri .

Sabato 13, Aznar brucia la casa

Spagna e Polonia non cedono, e a sorpresa il vertice fallisce già poco dopo le tredici. E’ così evidente l’impossibilità di raggiungere un accordo che si decide di non sfruttare né il pomeriggio di sabato né la mattina di domenica. Francia e Germania rilanciano a questo punto l’Europa a due velocità.

Le Monde
descrive un Berlusconi tutt'altro che all'altezza, impegnato in "battutacce" che non hanno affatto aiutato a distendere l'atmosfera, come quando ha proposto di parlare di "donne e pallone". Bello l'editoriale del britannico The Guardian , che scrive che "L'Europa merita di pið": "Le operazioni dell'Europa verranno destabilizzate se paesi come Polonia e Spagna, che danno poco all'Ue e molto prendono, hanno dei diritti di voto sproporzionatamente alti".

L’editoriale de El Pais di domenica 14 (“Europa, in crisi”) distribuisce le colpe: “Il maggiore responsabile del disastro è stato il presidente di questo Consiglio europeo, Silvio Berlusconi. Però un po’ lo ha aiutato il suo possibile futuro rivale nella politica italiana, Romano Prodi. E infine c’è la responsabilità di Giscard, presidente di una Convenzione che ha fatto un buon lavoro in altri capitoli, ma che non è riuscita a discutere a fondo il capitolo istituzionale”. Duro El Pais anche verso Aznar: “Molti, compreso Berlusconi, sperano ora nel successore di Aznar, non considerando possibile un accordo prima delle elezioni spagnole di marzo”. “Il presidente spagnolo - commenta il quotidiano - ha salvato i mobili (il Trattato di Nizza), ma non la casa”. El Pais conclude notando la nascita di una possibile triade a capo della nuova Europa: Francia, Germania e Gran Bretagna, da cui è nato uno dei pochi successi di questo dicembre europeo, l’accordo sulla difesa. “E Aznar ha perso l’occasione di unirsi a loro”.

L’editoriale di Die Zeit (“Tragedia e consolazione”) prevede infine lo scenario dell’Europa a due velocità, con la spaccatura tra “due diversi tipi di paesi europei: quelli che sono lobbisti del proprio interesse, e quelli che sono avvocati di un primato della Comunità. I primi non hanno bisogno di alcuna Costituzione, i secondi la elaboreranno in un prossimo futuro”. “L’Europa c’è ancora, questa è una consolazione – conclude il settimanale tedesco – Ma non è più come era sembrata possibile per un’estate. Questa è la tragedia”.


 


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