241 - 29.11.03


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L'Ecofin, il patto e la stampa europea


E' successo nella notte tra il 24 e il 25 novembre. Prima l'Eurogruppo (cio² i ministri finanziari dei paesi che hanno adottato la moneta unica) e poi l'Ecofin (cio² l'organismo che raccoglie i ministri finanziari dei quindici membri) hanno deciso di non accogliere le sanzioni proposte dalla Commissione europea nei confronti di Francia e Germania, responsabili di "deficit eccessivo", cio² di non aver rispettato parametri stabiliti dal Patto di stabilitö concordato a Maastricht. Nella mattina di martedÒ 25, Eurogruppo ed Ecofin hanno invece optato per una soluzione che evita a Francia e Germania le sanzioni, mentre impegna i due stati presentare due volte l'anno un rendiconto delle politiche di bilancio per verificare le progressive correzioni del deficit.
Questi i fatti. E i commenti politici non hanno tardato a conquistare le prime pagine dei quotidiani europei.

Sfregio al Patto o interpretazione intelligente?
"Il principio della condivisione delle scelte comunitarie va salvaguardato al di lö di qualsiasi difficoltö contingente", ha detto il presidente Ciampi ricordando l'importanza e il valore della condivisione degli obiettivi stabiliti dal trattato europeo. Intervistato da Aldo Cazzullo per il "Corriere della Sera", il ministro Tremonti racconta una notte fatta di accordi, trattative e proposte tra i ministri finanziari e la commissione. In un solo colpo le scelte dell'Ecofin e il valore del Patto di stabilitö: "Io non considero il Patto stupido; sul Patto l'Italia ha investito, e intende difendere l'investimento. Se il Patto non ² stupido la sua interpretazione poi deve essere intelligente. Nella interpretazione del Patto c'² una continua evoluzione. La 'Dichiarazione' di martedÒ viene considerata da tutto il Consiglio come un documento positivo e progressivo, capace di adattare il Patto alla realtö".
Se poi gli vengono ricordate le reazione di coloro che erano contrari alla scelta dell'Ecofin, come Aznar che ha minacciato conseguenze dugli sviluppi della conferenza intergovernativa, il ministro italiano si limita a "immaginare quali effetti avrebbe invece prodotto sulla Conferenza l'applicazione di sanzioni a Francia e Germania".

"Non ci siamo". Questa la replica di Romano Prodi alle parole del ministro italiano e presidente di turno dell'Ecofin. Quello che andava fatto, spiega Prodi sempre dal "Corriere", era una soluzione di compromesso e di mediazione tra le posizioni diverse, "si trattava, niente di pið e niente di meno, che dell'applicazione della legge. La legge uguale per tutti. (ƒ) La decisione del Consiglio non si pone soltanto in violazione del Patto. E' semplicemente al di fuori dei Trattati".

Una contrddizione emerge da tutta questa vicenda secondo le parole di Tommaso Padoa-Schioppa, membro del consiglio di amministrazione della Banca commerciale europea, intervistato dal "Corriere della Sera": "il Consiglio ² l'organo che giudica le politiche di bilancio, ma al suo interno siedono anche i giudicati. E in questo episodio si ² formata una maggioranza che ha fatto pendere il baricentro dalla parte di questi ultimi. L'Ecofin ha fatto cosÒ uno sfregio al Patto di stabilitö, ma soprattutto a se stesso".

Allarmi d'oltremanica
Sembrano suonare la sirena i titoli dei giornali inglesi. Da una parte il "Financial Times" scrive che la decisione dell'Ecofin "ha precipitato l'Unione europea sull'orlo della crisi costituzionale" e non c'² dubbio, per il quotidiano anglosassone, che la posizione presa nei confronti di Francia e Germania porterö necessariamente a una revisione degli accordi e delle posizioni dei diversi stati riguardo al futuro della costituzione. Dalle pagine di "The Guardian" si legge invece che secondo esperti la mancata applicazione del Patto di stabilitö porterö a un "disastro".
Da parte sua Gordon Brown, ministro delle finanze inglese, ha parlato a favore della decsione presa dal Consiglio, sostenendo che la preoccupazione dei ministri ² stata quella di "assicurare che il Patto di stabilitö rimanesse in un ambito inter-governativo, tra gli stati membri", i cui rappresentanti hanno il compito di verificarne di volta in volta l'opportunitö e la validitö.

Dal sito web de The Economist, una camicia di forza con i colori della bandiera dell'Unione appare aperta, sciolta e sgualcita, come se chi la indossasse se la fosse strappata di dosso. E l'allusione si capisce dalle prime riche dell'articolo che segue: "Nelle prime ore di martedÒ 25 novembre, le cuciture della camicia fiscale dell'euro hanno ceduto". E fra le reazioni riportate dal settimanale inglese, spiccano i pareri della Bce, secondo la quale questo atteggiamento dei governi europei ² molto rischioso e potrebbe condurre le finanze dell'Unione verso una grave crisi finanziaria. Pareri e interpretazioni diverse, dunque, sulla decisione dell'Ecofin, ma andiamo a vedere come sono stati commentati i fatti nei paesi pið direttamente interessati.

Francia, come Gulliver nel paese di Lilliput.
Le due vignette umoristiche pubblicate da "Lib³ration" e "Le Monde" il giorno dopo la decisione dell'Ecofin commentano un po' cinicamente la vicenda. Su "Le Monde", due putti giganti fanno la pipÒ, colorata nelle rispettive bandiere, su un gruppetto di omini occhialuti, verosimilmente gli altri ministri dell'economia, seduti ad un tavolo nella capitale belga. Su "Lib³ration", un gigante a due teste e cravatta bicolore francotedesca viene assediato, come Gulliver nel paese di Lilliput, da tanti piccoli arrabbiatissimi (quello italiano appare, forse fintamente, sorpreso) omuncoli. Il punto ² proprio questo: la decisione di concedere un tempo di proroga a Francia e Germania appare come un'insopportabile prova di forza dei due paesi pið grandi (appoggiati da Portogallo e Italia) contro quelli pið piccoli e virtuosi. "Direttorio", "rullo compressore" franco-tedeschi: queste alcuni dei titoli scelti dai quotidiani, che riportano indirettamente il malcontento di quei paesi che si trovano beffati dalla decisione dell'Ecofin, cui si aggiunge la dura reazione della Banca centrale europea, rappresentata da Jean Claude Trichet, e della Commissione europea.

Francis Mer, ministro dell'economia francese, si ² ovviamente dichiarato soddisfatto, al pari del primo ministro francese Raffarin, e ha aggiunto a sua difesa che "² stato rispettato lo spirito del trattato, ma adattandolo alle circostanze": proprio l'esatto contrario di quanto dichiarato da Solbes, che ha visto in questa decisione l'estinzione di dello spirito originario del patto. Sulle posizioni di Solbes si ² invece schierato Pierre Moscovici, ex ministro degli affari europei di Jospin.
Ma quali sono stati gli echi della decisione sulla stampa francese? In veritö, quasi tutte le posizioni, pur con diversi distinguo, sono abbastanza favorevoli alla proroga concessa. L'editoriale de "Le Figaro" del 26 novembre, a firma di Jean de Belot, ² inequivocabilmente intitolato "Una decisione giusta". Un altro importante articolo, sul medesimo giornale, di Jean Pierre Robin, parla di "giorno del pragmatismo" e plaude al buon compromesso tra dogmatismo e laissez faire. Lo stesso articolo - e questo ² un punto su cui quasi tutti i quotidiani sembrano essere d'accordo - aggiunge che "i francesi devono capire che l'accordo non significa affatto la fine del Patto di stabilitö. Al contrario, l'Europa, con gli obblighi di buona gestione si porta dietro, sono ormai ben piazzati nel cuore stesso della nostra politica economica".

In controtendenza con il risalto dato dagli altri quotidiani francesi ed europei, il giorno dopo la decisione dell'Ecofin "Le Monde" dedica una sola pagina alla vicenda, salvo poi rimediare il giorno successivo, viste forse le numerose e accalorate reazioni, con articoli che smussano i toni, mettendo in luce i pro e i contro della decisione.

Posizione favorevole, sebbene dal suo proprio punto di vista, ha preso anche "Liberation", giornale non certo filogovernativo: pur notando, con un articolo a firma di Jean Quatremer, che la vittima di questa decisione rischia di essere precisamente l'Unione Europea ("come ci si potrö opporre, ora, all'entrata di nuovi stati membri che non rispettino i criteri di Maastricht?) il quotidiano ha proposto un editoriale di Jean-Michel Th³nard che parla di liberazione da un "dogma liberale" e sostiene che il punto non ² la prognosi del patto, al cui capezzale tutti accorrono per dire la propria, quanto il problema del tasso di democraticitö dell'Unione e dei suoi deficit sociali oltre che di budget.

Germania, i giornali bacchettano la politica.
I giornali tedeschi non nascondono affatto il loro imbarazzo per il privilegio accordato al governo di Berlino. Il senso di responsabilitö, l'assoluta assenza di nazionalismo, lo storico europeismo che li contraddistingue non poteva che condurli a questa scelta.
Mentre il Ministro delle Finanze Hans Eichel, soddisfatto, giudica la decisione dell'Ecofin "la migliore delle soluzioni possibili", la "Sueddeutsche Zeitung", in un editoriale dal titolo "L'arroganza dei grandi", scrive: "La Germania evita il procedimento sul deficit, e distrugge la fiducia nell'unione monetaria". "Il patto di stabilitö funziona - continua il quotidiano di Monaco - ma solo quando anche i Grandi si piegano alle regole. Come riuscirö in futuro un Ministro delle Finanze dell'Ue a imporre oculatezza, se Tedeschi e Francesi si sottraggono alla disciplina costantemente e con arroganza?".

Anche la "Frankfurter Allgemeine Zeitung" non ² da meno, e in un editoriale intitolato "Rottura costosa", scrive: "Per questo trionfo dei signori Schroeder e Eichel su Bruxelles, la Germania pagherö anche quando il governo rosso-verde sarö giö storia. Il conto non verrö sempre fuori apertamente, ma verrö presentato in molti modi. E sarö, nessuno s'illuda, molto caro". Altrettanto allarmato ² un altro articolo del quotidiano di Francoforte, che, oltre a riportare con evidenza il punto di vista di Solbes ("Una disfatta per l'Europa"), cita l'opinione di illustri economisti tedeschi, secondo i quali la decisione dell'Ecofin rappresenta "un pericolo per l'integrazione europea".
Manfred J. M. Neumann, professore d'Economia dell'universitö di Bonn, avverte ad esempio che "ora nessuno dovrö pið sentirsi legato alle regole".

Con il titolo "Politica economica catastrofica" il progressista "Der Spiegel" lacia lo sguardo sui duri giudizi della stampa europea (ma non di quella italiana) sul comportamento del duo franco-tedesco, ma dö anche grande spazio al Cancelliere Schroeder, che si difende dall'accusa di aver violato i parametri con la giustificazione che "il patto di stabilitö non ² stupido, ² solo da interpretare". Per "Die Zeit" ci saranno ora "da una parte i piccoli scolaretti modello, dall'altra i grandi peccatori: attraverso l'Europa si apre un solco". L'articolo del settimanale si conclude con la dichiarazione battagliera del ministro delle Finanze austriaco Karl-Heinz Grasser, secondo la quale i paesi piccoli hanno "perso una battaglia, ma non la guerra".

 


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