Berlino. La polemica estiva italo-tedesca, sintetizzabile
nel doppio duello tra Schulz e Berlusconi e tra Stefani
e Schroeder, è ormai definitivamente rientrata.
E’ molto probabile che non abbia giovato al
turismo italiano e all’immagine del nostro paese,
ma ormai i media tedeschi non solo sembrano aver superato
l’iniziale stupìto fastidio, ma hanno
apertamente dato il via alla “normalizzazione”.
Le tv hanno ricominciato a documentare le nostre bellezze
paesaggistiche, e Die Zeit ha addirittura
lanciato un concorso tra i suoi lettori, chiedendo
loro di raccontare una vacanza italiana di cui abbiano
particolare nostalgia, e premiando i migliori racconti
con un soggiorno sul lago di Garda.
Il numero dei contributi pubblicati è impressionante,
e l’iniziativa può essere considerata
una elegante ed efficace trovata per mettere fine
alla polemica. Il settimanale, austero e moderatamente
progressista, era stato in prima fila nell’alimentare
la fase iniziale dello scontro, quella aperta dalla
copertina di Der Spiegel e culminata nel
discorso di Schulz. Allora Die Zeit aveva
scritto che in Italia vige un “regime”
e che il nostro premier è inadeguato a guidare
il Consiglio Europeo. Nella seconda fase, però,
Die Zeit aveva criticato apertamente la decisione
del Cancelliere di annullare le vacanze in Italia,
tanto che il suo direttore era stato invitato ad alcuni
talk show televisivi per spiegare una posizione che
a sinistra risultava originale.
Anche i redattori del settimanale hanno voluto partecipare
a questo piccolo festival della nostalgia italiana,
con la memoria che portava in superficie parole ormai
dimenticate. Tutti hanno ricordato le meraviglie culinarie,
i “primi piatti” e i “fritti”,
il “pannetone” e “l’insalata
mista”, i monumenti e la vita presa con
calma, senza stress. Stefan Pabst, “confuso
in Italia”, ricorda il viaggio di nozze
in Toscana, un’avventura con pochi soldi e tanto
“corragio”. Parvin Sadigh racconta
degli studi a Siena, dove un “villano”,
“chiacchierone e invadente come sono gli uomini
italiani”, citava Dante e faceva una corte sfacciata
alle sue amiche bionde, ignorando lei, perché
bruna.
Tanja Rupprecht-Becker, nell’estate del 1986,
era come al solito in vacanza con i suoi sull’Adriatico,
vicino ad Ancona, e non mangiava più, perché
si era innamorata di Marco, “gigantesco surfista
abbronzato e dai capelli scuri”. Un giorno Tanja
sfuggì al controllo dei genitori, e riuscì
a baciare il suo “dio in jeans, camicia rosa
a maniche corte e capelli tirati indietro col gel”.
Poi il giorno della partenza vide Marco in atteggiamenti
inequivocabili con un’americana, e decise che
non avrebbe mai più baciato un italiano, proposito
nel quale dice di aver finora “tenuto duro”.
Ma i ricordi dei lettori sono certo più interessanti,
perché testimoniano a caldo lo stato dell’immagine
del nostro paese tra i cittadini tedeschi, a pochi
giorni dalla doppia polemica. Ebbene, sotto il titolo
“Ti amo, tuttavia”, si rincorrono
ricordi tutti positivi, senza che venga mai fatto
un accenno, nemmeno indiretto, al recente incidente
politico. “Oh, mamma mia”, scrivono
tutti, lodando le “trattorie”,
i “gelati”, la “Toskana”
e la Roma silenziosa d’agosto vigilata dai gatti.
Ma anche la figura dell’italiano, che qui più
ci interessa, viene tratteggiata positivamente. Nelle
memorie dei tedeschi è esuberante ma simpatica,
come la ragazza milanese che, durante il lavoro, chiede
ad un tizio appena conosciuto “Senti, ma
ce l’hai il fidanzato?”, o un’altra
che soccorre un ragazzo ferito in un incidente stradale
e poi gli dà il numero di cellulare, o la signora
Mazzolai padrona di casa a Montepulciano, o Nonna
Lucia che siede tutto il giorno sotto il sole.
Insomma, alla richiesta di riferire la propria esperienza
diretta, i tedeschi non si sono fatti condizionare
dalla politica, e hanno ricordato con nostalgia e
simpatia non solo l’Italia, ma anche gli italiani.
Un lettore scrive che la cosa più bella di
una vacanza in Italia è il momento in cui ci
si torna, e il primo “espresso”
all’aeroporto di Milano: “Quest’anno
– conclude – purtroppo non potrò
partire. Ma – aggiunge – non sarà
certo colpa né di Berlusconi, né di
Schroeder”.
Le associazioni degli albergatori ci diranno poi se
il “teatrino politico” estivo avrà
nociuto alla nostra economia. Per il momento la bellezza
delle nostre coste e delle nostre città d’arte
pare abbia avuto la meglio, e i tedeschi ci amano
ancora. Perché i governi passano (si spera),
ma i popoli no.
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