Le dichiarazioni del "poco noto sottosegretario italiano"
Stefàno Stefàni, come lo chiamano in
Germania, sono state prese terribilmente sul serio
dai media tedeschi, che ne hanno approfittato per
fare un bilancio delle relazioni tra i due paesi.
Anche Der Spiegel se ne è occupato approfonditamente,
prova ne sia il fatto che mai prima il settimanale
tedesco aveva dedicato all'Italia ben due copertine
nel giro di tre settimane. Lì dove nell'estate
del 1977 c'era un piatto di spaghetti con in cima
una pistola, lì dove due settimane fa regnava
Berlusconi "Padrino" d'Europa, oggi è sdraiato
il Cancelliere Schršder che, nei panni del Goethe
ritratto da Tischbein nella campagna italiana, si
gode i raggi di un sole-pizza in compagnia di Stefani
e Berlusconi.
Il servizio all'interno, intitolato "Ciao Bella"
e lungo ben 14 pagine, è altrettanto "pasticciato".
Vi si riassumono le recenti vicende politiche che
hanno portato Schršder ad annullare le tradizionali
vacanze in Italia, ma si dà molto spazio anche
a un excursus sui mali antichi (mafia e instabilità
politica) e nuovi (conflitto d'interessi, politica
sulla giustizia e Bossi) dell'Italia repubblicana
e, soprattutto, alla storia dei rapporti storico-culturali
e storico-vacanzieri tra i due paesi.
Si parte dall'umanista Poggio Bracciolini, che nel
1415 andò in Germania per recuperare il manoscritto
di Vitruvio. Dal pittore rinascimentale DŸrer che
nel 1495 venne in Italia e "dipinse paesaggi di una
libertà tutta nuova e di una passione per le
forme dei corpi che mise nell'ombra tutto il Gotico"
si passa poi ai grandi "touristi" dell'Ottocento,
tra cui l'entusiasta Goethe, che cantò "la
terra dove fioriscono i limoni", fino a Thomas Mann,
che a Roma nel 1897 cominciò a scrivere i Buddenbrooks.
Poi ancora Stoccarda, 1955, trecento immigrati italiani
alla stazione, piccolo plotone di un esercito di 3,5
milioni andati a cercar fortuna nelle fabbriche e
nelle miniere tedesche, e lo scrittore Ralf Rothmann
così ne dipinge uno in un romanzo: "Mise quattro
fiaschi di vino rosso nel frigorifero, e prese la
mano di mia madre. 'Buon giorno, Signora! C'ha
proprio un bel cappotto. Oggi io la faccio felice.
Cucina italiana. Neapolitana. Piccante, piccante,
ma buona!' [É]. Poi l'affascinante Gino ebbe una storia
con mia madre".
Lavoro in Germania e vacanze in Italia. La formula
non vale solo per i nostri immigrati, ma anche per
i politici tedeschi, come Adenauer che gioca a bocce
sul Lago di Como nel 1957, e sempre lì due
anni dopo decide di non ricandidarsi. Come i leader
sessantottini tedeschi che negli anni Settanta cantano
"Bella Ciao" e "Bandiera Rossa" sull'Adriatico, in
compagnia del francese Cohn-Bendit e di quelli di
Lotta Continua, con i quali nel 1973 è in contatto
il giovane Joschka Fischer. Dall'Adriatico al Tirreno,
dove negli anni Ottanta si rilassano Otto Scilly e
Fischer stesso: "Si leggeva Italo Calvino e Pier Paolo
Pisolini, si beveva Ramazzotti, si amava Paolo Conte,
Umberto Tozzi e Gianna Nannini, si cucinavano anche
a casa gli spaghetti al pesto e si compravano mostruose
macchine per l'espresso".
Ma, al di là della storia e del folklore, la
domanda che si pone Der Spiegel è: che
rapporto c'è oggi tra i due popoli? Non ci
amano, gli amati italiani? I tedeschi hanno fatto
di tutto, scrive il settimanale, per farsi amare dagli
italiani: "Hanno fatto di tutto per essere un po'
italiani, hanno seguito corsi di cucina, fatto viaggi-studio
a Venezia, comprato vestiti di Armani. Ma alla fine
lo specchio dei desideri risponde sempre: tu rimani
tedesco, cioè brutto?". La risposta seria è
affidata a Ugo Perone, presidente dell'Istituto italiano
di Cultura a Berlino: "I tedeschi sono rispettati,
ma non amati, gli italiani sono amati, ma non rispettati".
Quasi dieci milioni di tedeschi hanno lasciato 8,8
miliardi di euro in Italia negli ultimi anni, rappresentando
il 40% dei turisti del nostro paese; ma che gli immigrati
italiani sono oggi tra i meno integrati in Germania,
e sognano di tornare a lavorare in patria. Il cittadino
italiano loda l'ordine e la puntualità tedesca,
ma il tedesco Schulz non "rispetta" il governo italiano.
"Sono convinti di conoscersi bene, ma non è
vero", conclude il professore Gian Enrico Rusconi.
Ai tedeschi "piace molto l'Italia, ma non così
tanto gli piacciono gli italiani", rincara l'attore
Mario Adorf.
Sarà. Fatto sta che, al sondaggio di Der
Spiegel, l'85 per cento dei tedeschi pensa che
le dichiarazioni di Berlusconi e di Stefani non rappresentino
l'opinione degli italiani, e il settimanale può
scrivere che l'Italia è "il grande amore dei
tedeschi. Nessun altro paese suscita qui da noi così
profondi desideri, tanti sogni di dolce vita e tanto
entusiasmo per città, paesaggi e cultura".
L'incidente diplomatico non si è trasformato
in guerra commerciale, come era invece accaduto pochi
mesi or sono tra francesi e americani, con i primi
a boicottare i McDonald's e i secondi a versare champagne
nei tombini.
Al contrario si è presto cercato di ricucire
lo strappo, con trasmissioni televisive in cui gli
ospiti italiani sono stati ben trattati ed è
stato spesso riproposto il "modello Ferrari": la fredda
perfezione di Schumacher sposata al sogno italiano.
Che la Germania ci capisca, oltre a volerci bene,
lo si intuisce anche dalla generosità con cui
è stato fatto presto rientrare l'incidente:
è stato un "grande teatro estivo", come scrive
Der Spiegel in copertina. Come a dire, si sa,
gli italiani sono fatti così, a loro piace
esagerare. E' anche per questo che ci sono simpatici,
è anche per questo che il prossimo anno il
Cancelliere sicuramente farà le vacanze in
Italia. E il caso è chiuso.
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