233 - 02.08.03


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Da DÙrer a Schrùder, il grande amore dei tedeschi per l'Italia e gli italiani

Le dichiarazioni del "poco noto sottosegretario italiano" Stefàno Stefàni, come lo chiamano in Germania, sono state prese terribilmente sul serio dai media tedeschi, che ne hanno approfittato per fare un bilancio delle relazioni tra i due paesi. Anche Der Spiegel se ne è occupato approfonditamente, prova ne sia il fatto che mai prima il settimanale tedesco aveva dedicato all'Italia ben due copertine nel giro di tre settimane. Lì dove nell'estate del 1977 c'era un piatto di spaghetti con in cima una pistola, lì dove due settimane fa regnava Berlusconi "Padrino" d'Europa, oggi è sdraiato il Cancelliere Schršder che, nei panni del Goethe ritratto da Tischbein nella campagna italiana, si gode i raggi di un sole-pizza in compagnia di Stefani e Berlusconi.

Il servizio all'interno, intitolato "Ciao Bella" e lungo ben 14 pagine, è altrettanto "pasticciato". Vi si riassumono le recenti vicende politiche che hanno portato Schršder ad annullare le tradizionali vacanze in Italia, ma si dà molto spazio anche a un excursus sui mali antichi (mafia e instabilità politica) e nuovi (conflitto d'interessi, politica sulla giustizia e Bossi) dell'Italia repubblicana e, soprattutto, alla storia dei rapporti storico-culturali e storico-vacanzieri tra i due paesi.

Si parte dall'umanista Poggio Bracciolini, che nel 1415 andò in Germania per recuperare il manoscritto di Vitruvio. Dal pittore rinascimentale DŸrer che nel 1495 venne in Italia e "dipinse paesaggi di una libertà tutta nuova e di una passione per le forme dei corpi che mise nell'ombra tutto il Gotico" si passa poi ai grandi "touristi" dell'Ottocento, tra cui l'entusiasta Goethe, che cantò "la terra dove fioriscono i limoni", fino a Thomas Mann, che a Roma nel 1897 cominciò a scrivere i Buddenbrooks. Poi ancora Stoccarda, 1955, trecento immigrati italiani alla stazione, piccolo plotone di un esercito di 3,5 milioni andati a cercar fortuna nelle fabbriche e nelle miniere tedesche, e lo scrittore Ralf Rothmann così ne dipinge uno in un romanzo: "Mise quattro fiaschi di vino rosso nel frigorifero, e prese la mano di mia madre. 'Buon giorno, Signora! C'ha proprio un bel cappotto. Oggi io la faccio felice. Cucina italiana. Neapolitana. Piccante, piccante, ma buona!' [É]. Poi l'affascinante Gino ebbe una storia con mia madre".

Lavoro in Germania e vacanze in Italia. La formula non vale solo per i nostri immigrati, ma anche per i politici tedeschi, come Adenauer che gioca a bocce sul Lago di Como nel 1957, e sempre lì due anni dopo decide di non ricandidarsi. Come i leader sessantottini tedeschi che negli anni Settanta cantano "Bella Ciao" e "Bandiera Rossa" sull'Adriatico, in compagnia del francese Cohn-Bendit e di quelli di Lotta Continua, con i quali nel 1973 è in contatto il giovane Joschka Fischer. Dall'Adriatico al Tirreno, dove negli anni Ottanta si rilassano Otto Scilly e Fischer stesso: "Si leggeva Italo Calvino e Pier Paolo Pisolini, si beveva Ramazzotti, si amava Paolo Conte, Umberto Tozzi e Gianna Nannini, si cucinavano anche a casa gli spaghetti al pesto e si compravano mostruose macchine per l'espresso".

Ma, al di là della storia e del folklore, la domanda che si pone Der Spiegel è: che rapporto c'è oggi tra i due popoli? Non ci amano, gli amati italiani? I tedeschi hanno fatto di tutto, scrive il settimanale, per farsi amare dagli italiani: "Hanno fatto di tutto per essere un po' italiani, hanno seguito corsi di cucina, fatto viaggi-studio a Venezia, comprato vestiti di Armani. Ma alla fine lo specchio dei desideri risponde sempre: tu rimani tedesco, cioè brutto?". La risposta seria è affidata a Ugo Perone, presidente dell'Istituto italiano di Cultura a Berlino: "I tedeschi sono rispettati, ma non amati, gli italiani sono amati, ma non rispettati".

Quasi dieci milioni di tedeschi hanno lasciato 8,8 miliardi di euro in Italia negli ultimi anni, rappresentando il 40% dei turisti del nostro paese; ma che gli immigrati italiani sono oggi tra i meno integrati in Germania, e sognano di tornare a lavorare in patria. Il cittadino italiano loda l'ordine e la puntualità tedesca, ma il tedesco Schulz non "rispetta" il governo italiano. "Sono convinti di conoscersi bene, ma non è vero", conclude il professore Gian Enrico Rusconi. Ai tedeschi "piace molto l'Italia, ma non così tanto gli piacciono gli italiani", rincara l'attore Mario Adorf.
Sarà. Fatto sta che, al sondaggio di Der Spiegel, l'85 per cento dei tedeschi pensa che le dichiarazioni di Berlusconi e di Stefani non rappresentino l'opinione degli italiani, e il settimanale può scrivere che l'Italia è "il grande amore dei tedeschi. Nessun altro paese suscita qui da noi così profondi desideri, tanti sogni di dolce vita e tanto entusiasmo per città, paesaggi e cultura". L'incidente diplomatico non si è trasformato in guerra commerciale, come era invece accaduto pochi mesi or sono tra francesi e americani, con i primi a boicottare i McDonald's e i secondi a versare champagne nei tombini.
Al contrario si è presto cercato di ricucire lo strappo, con trasmissioni televisive in cui gli ospiti italiani sono stati ben trattati ed è stato spesso riproposto il "modello Ferrari": la fredda perfezione di Schumacher sposata al sogno italiano. Che la Germania ci capisca, oltre a volerci bene, lo si intuisce anche dalla generosità con cui è stato fatto presto rientrare l'incidente: è stato un "grande teatro estivo", come scrive Der Spiegel in copertina. Come a dire, si sa, gli italiani sono fatti così, a loro piace esagerare. E' anche per questo che ci sono simpatici, è anche per questo che il prossimo anno il Cancelliere sicuramente farà le vacanze in Italia. E il caso è chiuso.


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