Il mio compito
era quello del moderatore. Tomorrow’s Europe ha
riunito quattrocento persone nelle sale del Parlamento
europeo di Bruxelles, parlavano più di venti
lingue diverse e il mio compito era quello di guidare
un gruppo all’interno di tutto il processo, dovevo
fare in modo che comuni cittadini europei si scambiassero
le loro opinioni su temi difficili come la politica
estera dell’Unione e il mercato globale del lavoro,
e che si mettessero d’accordo su una o due domande
da fare in un’assemblea plenaria a esperti della
materia. In altre parole, mi sono ritrovato a moderare
un gruppo di lavoro costituito da una ventina di persone
provenienti dall’Italia, dalla Francia, dal Belgio
e dal Lussemburgo. I percorsi professionali e gli orientamenti
politici dei partecipanti erano talmente diversi da
far presagire il peggio per lo svolgimento di una discussione
produttiva. Ma poi, una volta capito come utilizzare
la traduzione simultanea, i partecipanti hanno subito
cominciato a dialogare in maniera disciplinata e costruttiva
mettendo in evidenza il fatto che la lingua non é
poi un ostacolo così insormontabile quando si
ha voglia di comunicare. Certamente la spiegazione delle
regole di svolgimento del dibattito e il chiarimento
del mio ruolo di moderazione si sono rivelati importanti
per la buona riuscita della discussione. Infatti questo
tipo di esperienza ripone le sue basi sull’indipendenza
del mediatore che ha il compito di facilitare la discussione
senza esprimere il suo punto di vista e senza orientare
in maniera anche velata la discussione. Il mio compito
é stato infatti quello di elargire la discussione
a tutti i partecipanti evitando che chi fosse più
attivo potesse monopolizzare la discussione.
Dopo qualche anno di lavoro a fianco di specialisti
delle questioni europee, sono rimasto francamente colpito
per la pertinenza degli argomenti e per la concretezza
delle problematiche alle quali i partecipanti volevano
dare riposte. La discussione del gruppo su dei temi
assai complessi é stata facilitata dal fatto
che i partecipanti hanno utilizzato le loro diverse
esperienze personali come esempi per convincere gli
altri della correttezza delle loro opinioni. La sincerità
e la qualità del dibattito sono stati sicuramente
aiutati anche dal fatto che ciascun membro del gruppo
rappresentava se stesso e non aveva nessun interesse
precostituito da difendere, e quindi nessuno di loro
aveva bisogno di sforzarsi a mettere in pratica i trucchi
della retorica. Del resto le sessioni di lavoro erano
sufficientemente brevi da obbligare ciascuno a interventi
non più lunghi di due minuti.
Quando guardiamo dibattiti tra personaggi politici
siamo abituati ad assistere a confronti in cui non si
danno risposte oppure si cerca di aggirare domande scomode,
oppure, ancora peggio, non si mostra la benché
minima capacità di ascolto e di scambio costruttivo.
Il rispetto delle regole del dibattito e l’atmosfera
di collaborazione reciproca ha permesso invece ai partecipanti
di Tomorrow’s Europe di ottenere un buon livello
di socializzazione. Infatti a dispetto delle differenze
culturali, linguistiche e politiche, sin dalla prima
sessione di lavoro le divisioni nazionali sono rimaste
latenti e si é formata subito una buona dinamica
di gruppo.
Se il dibattito si é svolto senza grandi problemi,
la parte più difficile del mio ruolo di mediatore
é stata quella di guidare il gruppo verso la
sintesi della discussione e verso la formulazione delle
domande da porre durante l’assemblea plenaria.
La strada che ho seguito è quella dettata dalla
tecnica del “looping”, cioè, a un
certo punto della discussione, ho cercato di riformulare
in maniera molto esplicita le idee e i punti chiave
della discussione permettendo così a tutto il
gruppo di avere una visione d’insieme di ciò
che era stato detto. Se il mediatore applica questa
tecnica in maniera soddisfacente, il gruppo riesce a
operare una selezione delle idee più importanti
organizzandole secondo una scala gerarchica. L’organizzazione
chiara delle priorità del gruppo porta di conseguenza
a fare emergere più facilmente un accordo finale
sulla scelta delle domande da porre nell’assemblea
plenaria senza dover ricorrere ad una votazione.
Durante questo esercizio di democrazia diretta i partecipanti
hanno certamente appreso molto sul funzionamento dell’Unione
europea, hanno potuto confrontare le loro idee con politici
di orizzonti e nazionalità diverse, ma hanno
soprattutto sperimentato che anche avendo lingue e culture
diverse si può dialogare per costruire qualcosa
insieme. L’elemento più significativo della
dinamica del gruppo é stato sicuramente il grado
di curiosità dei partecipanti verso gli altri
Paesi europei che ha innescato un processo di apprendimento
reciproco.
“Che cosa significa essere europeo?” dopo
l’esperienza di Tomorrow’s Europe, i partecipanti
potranno rispondere, tra le altre cose, che significa
avere la capacità di confrontare le proprie idee
e di trovare un accordo tra persone provenienti da ventisette
paesi diversi, che parlano ventitrè lingue diverse.
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