330 - 16.11.07


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“Io, moderatore nel
Parlamento di Babele”

Francesco Marchi


Il mio compito era quello del moderatore. Tomorrow’s Europe ha riunito quattrocento persone nelle sale del Parlamento europeo di Bruxelles, parlavano più di venti lingue diverse e il mio compito era quello di guidare un gruppo all’interno di tutto il processo, dovevo fare in modo che comuni cittadini europei si scambiassero le loro opinioni su temi difficili come la politica estera dell’Unione e il mercato globale del lavoro, e che si mettessero d’accordo su una o due domande da fare in un’assemblea plenaria a esperti della materia. In altre parole, mi sono ritrovato a moderare un gruppo di lavoro costituito da una ventina di persone provenienti dall’Italia, dalla Francia, dal Belgio e dal Lussemburgo. I percorsi professionali e gli orientamenti politici dei partecipanti erano talmente diversi da far presagire il peggio per lo svolgimento di una discussione produttiva. Ma poi, una volta capito come utilizzare la traduzione simultanea, i partecipanti hanno subito cominciato a dialogare in maniera disciplinata e costruttiva mettendo in evidenza il fatto che la lingua non é poi un ostacolo così insormontabile quando si ha voglia di comunicare. Certamente la spiegazione delle regole di svolgimento del dibattito e il chiarimento del mio ruolo di moderazione si sono rivelati importanti per la buona riuscita della discussione. Infatti questo tipo di esperienza ripone le sue basi sull’indipendenza del mediatore che ha il compito di facilitare la discussione senza esprimere il suo punto di vista e senza orientare in maniera anche velata la discussione. Il mio compito é stato infatti quello di elargire la discussione a tutti i partecipanti evitando che chi fosse più attivo potesse monopolizzare la discussione.

Dopo qualche anno di lavoro a fianco di specialisti delle questioni europee, sono rimasto francamente colpito per la pertinenza degli argomenti e per la concretezza delle problematiche alle quali i partecipanti volevano dare riposte. La discussione del gruppo su dei temi assai complessi é stata facilitata dal fatto che i partecipanti hanno utilizzato le loro diverse esperienze personali come esempi per convincere gli altri della correttezza delle loro opinioni. La sincerità e la qualità del dibattito sono stati sicuramente aiutati anche dal fatto che ciascun membro del gruppo rappresentava se stesso e non aveva nessun interesse precostituito da difendere, e quindi nessuno di loro aveva bisogno di sforzarsi a mettere in pratica i trucchi della retorica. Del resto le sessioni di lavoro erano sufficientemente brevi da obbligare ciascuno a interventi non più lunghi di due minuti.

Quando guardiamo dibattiti tra personaggi politici siamo abituati ad assistere a confronti in cui non si danno risposte oppure si cerca di aggirare domande scomode, oppure, ancora peggio, non si mostra la benché minima capacità di ascolto e di scambio costruttivo.
Il rispetto delle regole del dibattito e l’atmosfera di collaborazione reciproca ha permesso invece ai partecipanti di Tomorrow’s Europe di ottenere un buon livello di socializzazione. Infatti a dispetto delle differenze culturali, linguistiche e politiche, sin dalla prima sessione di lavoro le divisioni nazionali sono rimaste latenti e si é formata subito una buona dinamica di gruppo.

Se il dibattito si é svolto senza grandi problemi, la parte più difficile del mio ruolo di mediatore é stata quella di guidare il gruppo verso la sintesi della discussione e verso la formulazione delle domande da porre durante l’assemblea plenaria. La strada che ho seguito è quella dettata dalla tecnica del “looping”, cioè, a un certo punto della discussione, ho cercato di riformulare in maniera molto esplicita le idee e i punti chiave della discussione permettendo così a tutto il gruppo di avere una visione d’insieme di ciò che era stato detto. Se il mediatore applica questa tecnica in maniera soddisfacente, il gruppo riesce a operare una selezione delle idee più importanti organizzandole secondo una scala gerarchica. L’organizzazione chiara delle priorità del gruppo porta di conseguenza a fare emergere più facilmente un accordo finale sulla scelta delle domande da porre nell’assemblea plenaria senza dover ricorrere ad una votazione.

Durante questo esercizio di democrazia diretta i partecipanti hanno certamente appreso molto sul funzionamento dell’Unione europea, hanno potuto confrontare le loro idee con politici di orizzonti e nazionalità diverse, ma hanno soprattutto sperimentato che anche avendo lingue e culture diverse si può dialogare per costruire qualcosa insieme. L’elemento più significativo della dinamica del gruppo é stato sicuramente il grado di curiosità dei partecipanti verso gli altri Paesi europei che ha innescato un processo di apprendimento reciproco.
“Che cosa significa essere europeo?” dopo l’esperienza di Tomorrow’s Europe, i partecipanti potranno rispondere, tra le altre cose, che significa avere la capacità di confrontare le proprie idee e di trovare un accordo tra persone provenienti da ventisette paesi diversi, che parlano ventitrè lingue diverse.


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