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"Ecco perché è stato un esperimento straordinario"

Conversazione con James Fishkin


Chi ha mai visto in faccia l’opinione pubblica europea? Chi ne ha mai potuto ascoltare la voce?
“Sulla sfera pubblica europea si sono scritte migliaia e migliaia di pagine, si sono prodotte speculazioni e dibattiti accademici – dice James Fishkin – ma in realtà nessuno l’ha mai vista o ascoltata.
Nessuno fino a qualche giorno fa’: oggi basta digitare l’indirizzo di un sito internet, far partire il filmato ed eccola là di fronte ai nostri, ecco la sua voce che ci arriva alle orecchie: l’opinione pubblica europea”.
In genere siamo abituati a leggere sui giornali o a sapere dalla tv che i francesi hanno bocciato il trattato, che il polacchi sono contrari a un sistema di maggioranza piuttosto che a un altro, che gli inglesi non vogliono l’euro. Ma mai fino ad ora abbiamo potuto considerare l’opinione pubblica europea in concreto, la voce di persone che discutono delle politiche dell’Unione in quanto cittadini europei.
E allora seguiamo il consiglio di Fishkin, andiamo sul sito di Tomorrow’s Europe e facciamo partire il filmato.
Eccole lì davanti a noi, 362 persone, comuni cittadini, un campione rappresentativo dell’intera popolazione europea, della sua suddivisione per provenienza nazionale, sesso, cultura, reddito. I partecipanti al primo sondaggio informato paneuropeo mai realizzato sono proprio lì sullo schermo del computer, e li vediamo mentre si scambiano opinioni, fanno domande a politici ed esperti nell’emiciclo del parlamento di Bruxelles, proprio lì dove l’Ue prende le sue decisioni.
“Una persona doveva soltanto scegliere la lingua in cui voleva ascoltare e partecipare alla discussione: 22 lingue diverse utilizzate contemporaneamente, un microcosmo europeo scientificamente selezionato: la tecnologia ha reso la sfera pubblica europea possibile”. Ma soprattutto l’ha resa possibile l’invenzione di Fishkin, il suo deliberative poll che per la prima volta, tra il 12 e il 14 ottobre ha visto un “microcosmo”, come ama definirlo il professore americano, dare forma e vita alla sfera pubblica europea.
I partecipanti si sono informati su temi complessi e impegnativi come il ruolo dell’Ue nelle politiche di welfare nazionali, nei mercati del lavoro nella competizione economica globale, nelle politiche eneregetiche, nell’allargamento e nell’esigenza di una comune politica estera. Hanno discusso tra di loro divisi in gruppi multilinguistici supportati dai traduttori simultanei del Parlamento e da moderatori che gestivano i dibattiti, hanno interrogato politici ed economisti e hanno infine manifestato la loro opinione.
“Hanno affrontato problemi e argomenti molto difficili e controversi – continua Fishkin – ma nonostante la complessità dei temi con cui si sono misurati, la loro conoscenza delle questioni europee è migliorata molto durante tutto il processo”.
E tutta l’esperienza che questi cittadini europei hanno portato a casa dal fine settimana passato a Bruxelles è stata, stando alle loro stesse dichiarazioni, molto preziosa e utile: “Hanno trovato interessante il contenuto delle informazioni che sono state fornite loro, le hanno trovate bilanciate e imparziali; inoltre, sono usciti dai gruppi di discussione con un maggior rispetto per le idee degli altri, lo si capisce da come hanno dichiarato nel questionario finale che anche le persone che rimanevano di opinioni diverse rispetto alle proprie avevano buone ragioni per farlo”.

Ma scendendo più nel dettaglio dei dati emersi dal sondaggio informato paneuropeo possiamo notare come le posizioni di partenza tra i partecipanti vedessero una specie di frattura tra i cittadini provenienti dai 15 vecchi membri dell’Ue e quelli provenienti dagli ultimi paesi che hanno aderito all’Unione.
“Su alcune domande – continua Fishkin – si è registrato uno spostamento di opinione tra le risposte iniziali e quelle finali oscillante tra il 20 e il 25%, sono numeri davvero interessanti; ma quello che più va sottolineato è che alla fine del processo, le opinioni di persone che all’inizio erano molto distanti, hanno finito per avvicinarsi moltissimo”.

In particolare, le persone favorevoli a innalzare l’età pensionabile sono cresciute dal 26% al 40%; il favore verso un più ampio allargamento dell’Unione, sebbene sia rimasto positivo, è sceso dal 65 al 60%. Il dibattito intorno a quest’ultimo tema si è centrato soprattutto sul possibile ingresso di Turchia e Ucraina. “E’ interessante notare – sottolinea Fishkin – che tra gli europei provenienti dall’ultimo allargamento c’è stato un notevole cambio di opinione contro l’ingresso dell’Ucraina (dal 78% di favorevoli al 49%); e sebbene siano diminuite le opinioni favorevoli all’ingresso della Turchia (dal 55% al 45%), va notato che questa opposizione non è fondata da motivi religiosi. Infatti la percentuale di coloro che ritengono che l’entrata nell’Ue di un paese musulmano renda l’Unione troppo culturalmente disomogenea è rimasta pressoché invariata, scendendo dal 43% al 41%”.
Allora perché i partecipanti hanno dimostrato scarso favore verso l’adesione di Turchia e Ucraina? “L’idea di opporsi all’ingresso di paesi così vasti e popolosi – risponde Fishkin – viene soprattutto dalla convinzione che l’allargamento dell’Unione stia procedendo in maniera troppo veloce e questo, secondo i partecipanti, è motivo di rallentamento e difficoltà per tutto il processo decisionale dell’Unione”.

Insomma: gli europei vogliono un’Europa più determinata, capace di agire in profondità e con concretezza nello scenario mondiale, ma questo non vuol dire un ‘Unione più estesa. In generale i partecipanti hanno dimostrato di voler vedere un maggiore impegno europeo in ambiti ben delineati come mercato internazionale (52%), intervento militare (65%), cambiamento climatico (83%), aiuti all’estero (71%), risorse energetiche (59%) e relazioni diplomatiche (63%).

“Il deliberative poll europeo – conclude Fishkin – ha portato la vecchia e la nuova Europa insieme dentro una stanza. Si è visto come l’Europa, rappresentata da un microcosmo, possa raggiungere comprensione e rispetto reciproci e i cittadini possano confrontarsi con un certo livello di competenza con problemi molto complessi e difficili. Non solo la sfera pubblica europea è possibile, non solo è possibile averla di fronte agli occhi, ma è anche molto utile e prezioso ascoltare quello che ha da dire”.
(a cura di Mauro Buonocore)


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