
“John Edwards, e non Kerry, secondo gli elettori
americani è il candidato democratico più
competitivo per sconfiggere Bush alle prossime elezioni”.
Forse queste parole suoneranno bizzarre a chi ha visto
Kerry dominare le primarie del partito democratico americano.
E possono sembrare forse assurde a chi veda ora il nuovo
JFK dominare i sondaggi sulle presidenziali che a novembre
lo contrapporranno a Gorge W. Bush. Ma così non
è, non sono parole fuori da ogni realtà
quelle pronunciate da James Fishkin, direttore del Center
for Deliberative Democracy all’Università
di Stanford, Texas.
Inventore e promotore dei
deliberative poll,
Fishkin ha realizzato negli ultimi anni numerosi esempi
di sondaggi deliberativi, un tipo di esperimento che
non si limita a calcolare le intenzioni di voto degli
elettori, ma serve a fare in modo che i cittadini si
avvicini alle questioni di pubblico interesse con accresciuta
consapevolezza, con una capacità di scelta che
deriva dalla discussione e dal confronto delle proprie
opinioni con quelle degli altri e con l’approfondimento
delle proprie conoscenze con l’aiuto di esperti.

“La
stagione delle primarie è un periodo particolarmente
appropriato per i sondaggi deliberativi perché
le persone tendono a sapere molto poco circa i candidati
e le loro posizioni sui temi elettorali”, sostiene
il lo studioso americano che ha recentemente terminato
il suo ultimo esperimento. Il procedimento è
sempre lo stesso: un campione rappresentativo della
popolazione viene chiamato a rispondere a domande su
temi scelti; in un secondo momento le persone che compongono
il campione vengono poste in condizione tale da potersi
informare in maniera più approfondita circa gli
argomenti in discussione, viene fornito loro del materiale
da leggere, si da loro la possibilità di fare
domande e ascoltare il parere di esperti e soprattutto,
divisi in piccoli gruppi, sono le persone stesse che
possono tra loro discutere e scambiare opinioni; infine
si sottopongono al campione le stesse domande iniziali
e si verifica quanto le risposte sono cambiate dagli
esiti iniziali. In altre parole si misura come è
cambiata l’opinione dopo che le persone hanno
avuto l’opportunità di diventare più
competenti e di confrontare in un dialogo aperto le
proprie idee.
Questa volta però Fishkin e i suoi collaboratori
hanno introdotto una novità. I tradizionali sondaggi
deliberativi si svolgono nell’arco di un fine
settimana in un luogo specifico in cui i membri del
campione vengono convocati, si riuniscono e dibattono.
Ma l’uso del computer, questa volta, ha consentito
di prolungare il sondaggio per diverse settimane, permettendo
alle persone coinvolte di incontrarsi via Internet e
di discutere in forum organizzati online.
Professor Fishkin, vuole raccontarci come si
è svolto l’ultimo sondaggio deliberativo
sulle primarie democratiche negli Usa?
Il sondaggio si è svolto su un campione casuale
individuato
su base nazionale. A ciascuno dei partecipanti sono
stati dati un computer e un microfono in modo che
potessero comunicare facilmente tra di loro. Dopo
aver fatto loro delle domande su alcuni temi specifici
della campagna elettorale delle primarie democratiche,
abbiamo distribuito dei testi di approfondimento equilibrati
e politicamente neutri, scelti in modo che non fossero
preminenti opinioni riferibili alle diverse forze
politiche e che informassero su due temi in particolare,
la sicurezza nazionale e il commercio; altro materiale
che abbiamo distribuito era invece tratto dai siti
web dei candidati, dai loro spot elettorali.
Inoltre a ciascun membro del campione è stato
dato un incentivo economico per partecipare al sondaggio.
Una volta che tutti i partecipanti sono stati
dotati dell’attrezzatura necessaria e che hanno
analizzato tutti i materiali di approfondimento, che
cosa è successo?
Il campione è stato diviso in piccoli gruppi
composti da un numero compreso tra dieci e quindici
elementi. Ogni settimana, per un periodo complessivo
di cinque settimane, si avevano all’interno
di ciascun gruppo discussioni online di un’ora.
Le persone si incontravano in un forum di discussione
in cui, con l’aiuto di moderatori esperti si
scambiavano opinioni sui temi che abbiamo posto alla
loro attenzione; dalle discussioni sono poi state
individuate delle domande-chiave sui temi politici
e sulle diverse posizioni dei candidati che hanno
trovato le risposte di esperti imparziali. Queste
sono state poi pubblicate su un sito web in modo tale
da renderle disponibili e consultabili a tutti i partecipanti.
Ma c’erano altre persone coinvolte, anche se
indirettamente, nel sondaggio deliberativo. Le stesse
domande iniziali poste al campione le abbiamo rivolte
a un altro gruppo di persone senza però dare
a questi ultimi alcun materiale di approfondimento
né la possibilità di confrontare la
propria opinione con quella degli altri: dovevano
rispondere con le loro sole conoscenze, con le loro
sole competenze. Alla fine il numero delle persone
coinvolte nel sondaggio era di circa settecento, una
metà partecipava a gruppi di deliberazione,
l’altra metà componeva il gruppo di controllo
che ci è stato molto utile per capire come
è cambiata durante l’esperimento l’opinione
e la competenza del campione grazie al processo deliberativo.
E alla fine quale opinione hanno espresso
i partecipanti al sondaggio?
Le persone che hanno partecipato al sondaggio deliberativo
hanno dato, nella scelta finale del loro candidato,
un grande peso ai temi posti alla loro attenzione
e al modo in cui i candidati rispondevano a domande
su questi stessi temi. Coloro che invece appartenevano
al gruppo di controllo non basavano affatto la loro
scelta su i temi e sulle questioni politiche, ma si
affidavano principalmente alle caratteristiche personali
dei candidati e delle percezioni istantanee, a degli
stati d’animo momentanei che dotavano questo
o quel candidato di maggiore fascino agli occhi degli
elettori.
Qual è il candidato che ha raccolto
maggiori preferenze?
Fra tutti i candidati democratici il senatore John
Edwards, e non John Kerry che si è poi rivelato
il vincitore effettivo delle primarie, ha conseguito
un grande successo fra il campione del nostro esperimento.
La popolarità di Edwards stava crescendo così
rapidamente durante il sondaggio che, sebbene i dati
ci parlassero di un testa a testa tra i due candidati,
abbiamo avuto ragione di credere che se avessimo protratto
l’esperimento per tutta la durata delle primarie,
Edward avrebbe sicuramente vinto, almeno all’interno
del nostro campione.
Ma c’è dell’altro. Abbiamo fatto
delle sfide elettorali di prova sulle elezioni presidenziali
che si svolgeranno in autunno, con l’intento
di provare a capire che cosa potrebbe accadere nella
contesa elettorale tra Kerry e Bush, e che cosa sarebbe
potuto accadere se Edward avesse vinto le primarie
democratiche. Il risultato emerso ci dice che Edwards
sarebbe più competitivo nella sfida contro
Bush perché, tra i nostri elettori informati,
si è dimostrato in grado di conquistare la
fiducia di più elettori che originariamente
avrebbero votato per il candidato repubblicano. In
altre parole Edwards, nell’ambito di un gruppo
di elettori ben informati sui temi della campagna
elettorale, si è rivelato in grado di poter
togliere a Bush più voti di quanti non riesca
a portarne via Kerry.
Eppure, ora che le primarie sono finite, la
popolarità di Kerry sembra raggiungere la maggioranza
degli elettori americani, e i sondaggi ci dicono che
ha superato Bush nelle previsioni di voto per le presidenziali.
Naturalmente durante la primarie i candidati si rivolgono
a persone che sono già schierate per il loro
partito. Da qui fino al prossimo autunno Kerry avrà
tutto il tempo di conquistare la fiducia di elettori
che nelle passate presidenziali hanno dato la loro
preferenza a Bush o al candidato indipendente. Ma
questo non toglie che quanto emerso dall’esperimento
deliberativo in merito alle caratteristiche di Edwards
sia degno di attenzione. Quello che ha fatto la differenza
nelle intenzioni di voto all’interno del campione
selezionato è stato il livello di informazione
delle persone in merito ai temi importanti della campagna
elettorale e alle risposte che su questi temi sapevano
dare i candidati. La questione che ci ha spinto a
realizzare il sondaggio non è individuare il
miglior candidato per il partito democratico, ma realizzare
un elettorato informato e capace di formare una propria
opinione confrontandosi con le idee differenti degli
altri cittadini.
La grande novità di questo sondaggio
deliberativo è che l’uso del computer
ha consentito di evitare di radunare il campione in
uno stesso luogo e offre la possibilità di
discussioni online. Quali possibilità offrono
il computer e Internet ai sondaggi deliberativi?
Da un punto di vista economico, l’utilizzo
di forum online consente di evitare le spese di alloggio
e di viaggio per i partecipanti; rimangono i costi
dovuti alla necessità di dotare di un computer
coloro che non ne posseggono uno, ma con il passare
degli anni la diffusione di computer sarà molto
diffusa e questa spesa sarà sempre più
ridotta.
Ma la più grande opportunità che Internet
offre ai sondaggi deliberativi è di ordine
metodologico. Il fatto che l’esperimento sulle
primarie si sia svolto online ci ha dato due possibilità
in più rispetto al sondaggio deliberativo tradizionale.
Innanzitutto abbiamo potuto estendere la nostra ricerca
in un arco di tempo assai più ampio del tradizionale
week-end; in secondo luogo l’utilizzo del computer
ci ha consentito di disporre dei gruppi di controllo
per poter confrontare le risposte del campione prima
e dopo il processo deliberativo.
Però esistono elettori che non hanno
affatto dimestichezza con il computer. Coloro che
hanno partecipato al sondaggio deliberativo, invece,
dovevano essere invece capaci di utilizzare gli strumenti
per connettersi e partecipare alle discussioni. Ma,
se questo è vero, il campione non può
dirsi rappresentativo dell’intera popolazione,
ma solo di una sua parte, e cioè degli elettori
abili ad utilizzare il computer.
No, non è così. Il campione sul quale
abbiamo svolto il sondaggio deliberativo online era
molto rappresentativo, sia da un punto di vista demografico
che per le attitudini dei partecipanti.
Allo scopo di evitare resistenze da parte di chi non
fosse stato abituato a lavorare con uno schermo e
una tastiera, abbiamo fatto in modo che il rapporto
con il computer fosse il più semplice possibile.
Nessuno aveva bisogno di digitare un messaggio scritto
per partecipare alle discussioni, ma tutto avveniva
semplicemente utilizzando il microfono e il mouse;
inoltre abbiamo utilizzato dei software che, una volta
entrati in un forum di discussione, permettevano di
sapere chi desiderava parlare e chi stava parlando
in quel momento. In sostanza, non c’era bisogno
di nessuna abilità particolare nell’utilizzo
del computer o di Internet. La vera chiave del processo
deliberativo è la voce, e la voce è
stata la protagonista vera del sondaggio. Molto materiale
informativo era ovviamente costituito da testi scritti
e da video, così come accade nei sondaggi deliberativi
tradizionali, ma il fatto di poter comunicare soltanto
attraverso la voce ha messo le persone in un contesto
di interazione che difficilmente si sarebbe potuto
realizzare senza le possibilità offerte dal
computer. La voce è la chiave della deliberazione.
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