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La libertö non ² un'invenzione dell'Occidente

Elisabetta Ambrosi


Amartya Sen, La democrazia degli altri. Perch³ la libertö non ² un'invenzione dell'Occidente, Mondadori, 2004, pagg. 96, euro 10,00.

"Non c'² alcuna ragione per essere restii a fornire un sostegno globale alla lotta per la democrazia in tutto il mondo, che rappresenta la pið grande sfida dei nostri tempi": questa la tesi forte con cui l'economista e premio Nobel Amartya Sen apre l'ultimo libro dedicato al pubblico italiano, La democrazia degli altri. Perch³ la libertö non ² un'invenzione dell'Occidente, edito da Mondadori. Con chiarezza illuministica, Sen sbaraglia due tesi presenti nel dibattito pubblico suscitato dal terrorismo e dalla tragedia irachena: quella, immobilista e relativista, che vede nel sostegno alla democrazia un'imposizione forzata dei costumi occidentali; e quella, opposta ma ad essa specularmente legata, che difende un'"esportazione", pið o meno forzata, della democrazia al di lö dell'Occidente stesso. Entrambe infatti si basano sulla medesima, errata, convinzione che le radici dell'idea democratica, cosÒ come le forme stesse della pratica democratica, siano, e siano state, unicamente limitate al cosiddetto Occidente.

Che questa tesi sia un grossolano errore storico viene chiarito da Sen attraverso la definizione del concetto di democrazia. Lungi dall'identificarsi con il semplice dominio della maggioranza, la pratica democratica- dice Sen, citando Rawls - non consiste tuttavia unicamente nell'esistenza di elezioni libere. Infatti, "il significato e il valore delle elezioni dipendono in modo sostanziale dalla possibilitö di una discussione pubblica aperta", tanto che le elezioni, da sole, possono essere "disgraziatamente inadeguate". (pag. 8). In quanto "governo attraverso la discussione", la democrazia si identifica con la possibilitö e l'esistenza reale di un dibattito pubblico libero e di interazioni deliberative nel pensiero e nella pratica politica. Pluralismo e incoraggiamento alla discussione pubblica sono gli ingredienti indispensabili perch³ si possa parlare di "governo del popolo".

Quando Maimonide scapp÷ in Egitto

Se democrazia significa sostegno alla diversitö e allo scambio pubblico di opinioni, allora ² facile capire come essa appartenga alla storia di molte societö, non certo solo occidentali. Si tratta di una pratica le cui tracce sono presenti in moltissimi paesi nel mondo, come un valore accanto ad altri, ad esso eventualmente opposti. Ecco perch³ le tesi ö la Huntington sullo scontro delle civiltö si basano su un errore storico: esse, senza considerare le diversitö presenti all'interno delle culture, vedono queste ultime come tanti monoliti in lotta tra di loro (d'altro canto, quanti classici del pensiero occidentale sono riconducibili a una tradizione autoritaristica e non democratica?)

La definizione di "valori asiatici" in questa prospettiva appare insensata, cosÒ come ² insensata la convinzione che la democrazia sia un valore unicamente occidentale in virtð della sua provenienza greca. Infatti, non solo i greci, al di lö delle specifiche pratiche elettive, non furono gli unici a difendere la diversitö e sostenere la tolleranza, ma intrattennero pari rapporti con egizi, iranici, indiani tanto che l'attribuzione occidentale del "patentino" di grecitö appare come un ulteriore errore storico. Quando il filosofo greco Maimonide fu costretto, nel XII secolo, a fuggire da un'Europa intollerante trov÷ accoglienza e riconoscimento presso la corte dell'imperatore Saladino al Cairo. La vicenda di Maimonide non ² un'eccezione: in Giappone, all'inizio del VII secolo, il principe buddista Shotoku introdusse nel 604 una Costituzione relativamente liberale, una specie di Magna Charta ante litteram. D'altra parte, aggiunge Sen, come non ricordare che nella modernissima Svizzera il voto alle donne ² stato concesso solo pochi decenni fa?

Una pratica che migliora la vita (di tutti)

Le riflessioni sulla democrazia come pratica deliberativa non esclusivamente occidentale si legano circolarmente ad un secondo tipo di affermazione, che Sen affronta con altrettanta chiarezza di idee e di parole: quella del valore universale della democrazia. Anche qui, la tesi di partenza ² forte: "oggi", dice Sen, "spetta a chi desidera gettare la democrazia nella spazzatura fornire una buona ragione per farlo" (pag. 49). Il riconoscimento della democrazia come un sistema applicabile universalmente appare ormai scontato.
Questa asserzione, solo apparentemente dogmatica, si fonda prima di tutto su una presa d'atto empirica del fatto che non solo la democrazia appare come l'unica modalitö "applicabile" in qualunque contesto, ma - laddove essa prevale su altre modalitö di convivenza - viene spontaneamente accolta dalle popolazioni.

Sul piano teorico, ² invece possibile individuare un nesso tra democrazia e un miglioramento e arricchimento della vita individuale, sotto tre aspetti. In primo luogo, la partecipazione politica e sociale costituisce un valore intrinseco per la vita e il benessere degli individui; inoltre, la democrazia ha un importante valore pratico nell'accrescere l'attenzione sulle richieste, anche di tipo economico, della popolazione e, specularmente, fornisce gli strumenti perch³ i governi siano responsabili e giudicabili dai cittadini proprio in relazione a quelle richieste. In virtð di questa affermazione ² possibile affermare che la democrazia ² un sistema, emancipatorio, che favorisce i pið deboli, perch³ permette di portarne sulla scena pubblica i bisogni (Sen si sofferma a lungo sul tema delle carestie, che sembrano non a caso fenomeni difficilmente possibili all'interno di paesi pienamente democratizzati). Infine, la pratica della democrazia "offre ai cittadini l'opportunitö di imparare gli uni dagli altri, e alla societö quella di formare i propri valori e definire le proprie prioritö" (pag. 63). In questo risiede, per Sen, la sua intrinseca funzione costruttiva.
Insomma, se lo sfondo tragico e barbaro della guerra irachena confonde le idee (e i cuori) sui temi cruciali della democrazia, della sua diffusione, dello sviluppo e del benessere, Sen invita a levare lo sguardo pið in alto: "al di lö di questo" infatti "c'² un mondo molto pið grande" (pag. 6).









 

 

 

 

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