328 - 25.09.07


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Viaggio ai confini dell’etica

Rosanna Gaeta
con Tatiana Battini


Un appuntamento che da sei anni raccoglie consensi e complimenti non soltanto da parte di intellettuali e studiosi,ma soprattutto da quella parte di pubblico cosiddetto di massa. Il segreto del successo di una manifestazione diventata, a buon diritto, il maggiore evento culturale del meridione sta proprio qui: nel riuscire, ogni anno, a tener viva l'attenzione della gente sui grandi temi del nostro presente in relazione al nostro futuro.
“Quale etica nella società globale?” questo il tema della sesta edizione dei “Dialoghi di Trani” che si svolgerà dal 21 al 23 settembre nella bellissima cornice del castello svevo della cittadina pugliese. Rosanna Gaeta, organizzatrice e co-ideatrice della manifestazione, ci fa entrare in profondità nello spirito e nei contenuti di questi incontri che coinvolgono discipline diverse, tra letteratura, teatro, filosofia e scienza.

Come è nata l'idea dei “Dialoghi di Trani”?

Dalla pluriennale attività in campo culturale dell’Associazione “La Maria del porto”, una scommessa che ci ha premiato permettendoci di promuovere il piacere della lettura discutendone direttamente con gli autori, dibattiti intensi, densi di suggestioni e riflessioni e mai scontati negli esiti e nelle conclusioni, caratterizzati dalla dimensione dell’incontro dialogante che sollecita la domanda per condividere e confrontarsi sulle risposte. Le decine di scrittori e intellettuali che vi hanno preso parte nel corso di questi
anni hanno apprezzato proprio questo spazio aperto di confronto, di dialogo che ha lasciato anche a loro spazi nuovi di ulteriore ricerca e approfondimento. Così l’idea dei “Dialoghi di Trani” è giunta naturalmente chiedendo al mondo della cultura, dell’università, della letteratura, dell’arte, del teatro e della musica di dibattere attorno ad un tema che si presentava come possibile chiave di lettura delle problematiche del nostro presente, aiutandoci a leggerlo nella sua complessità. I Dialoghi si caratterizzano per la specificità geografica, storica e culturale del luogo in cui si svolgono: in Puglia, in un Mediterraneo da sempre crocevia di lingue e culture.
Nelle precedenti edizioni abbiamo ragionato di: Oriente e Occidente, Confini, Tecnologia e sviluppo nel terzo millennio, Identità o meticcciato della cultura mediterranea. Su questi temi abbiamo potuto sperimentare e attuare forme innovative di presentazione e discussione che coinvolgono nell’iniziativa un’intera comunità dialogante.

Tutto questo aiuta la città di Trani anche da un punto di vista turistico ed economico?

Certamente. La manifestazione è organizzata in maniera tale da non dimenticare di valorizzare il contesto in cui si svolge, il castello Svevo di Trani e la città tutta visitata nei suoi scorci più inediti grazie ad un servizio di guida turistica a disposizione di tutti: ospiti e partecipanti, ma anche le scolaresche affluiscono numerose grazie ai laboratori di lettura e teatro per ragazzi e bambini, che coinvolgono attivamente le scuole elementari, medie e superiori. Non mancano degustazioni e presentazioni di prodotti eno-gastronomici negli stand allestiti dalle aziende locali con le quali si sono attivate positive sinergie anche in vista di prospettive occupazionali sul territorio. Le aziende intendono proporre al pubblico sia prodotti della tradizione pugliese che offerte innovative, ad esempio nel settore delle bioproduzioni, promuovendo un’immagine variegata dell’economia pugliese. Un’organizzazione complessa che riscuote ogni anno sempre maggiori consensi.

Come mai per questa sesta edizione si è deciso di indagare il concetto di etica in relazione alla società globale?

Nella nostra società, nella nostra comunità di donne e uomini immersi nel quotidiano, emerge in tutti i settori della vita pubblica e privata il problema nodale di dare forma integrata e il più possibile coerente a uno spazio etico che metta a fuoco il problema delle scelte, che siano esse esplicite o implicite, ma comunque inevitabili. Andiamo naturalmente alla ricerca di un punto di osservazione innanzitutto coerente e rassicurante per noi, orientante, poiché oggi nessuna etica, almeno tra quelle elaborate in Occidente, sembra riuscire ad essere all’altezza delle sfide della contemporaneità. La domanda etica tocca la dimensione pubblica e la sfera privata, interroga su convincimenti e rimanda alle scelte di fede, ragiona sulla tolleranza e il libero gioco delle differenze, provoca sul bene comune e sul suo governo, sulle responsabilità della rappresentanza e sulla sostenibilità delle scelte di governance, esige oggi riflessioni articolate sul concetto di persona declinata nelle categorie di dignità, rispetto, intangibilità, libertà. Sicché, questioni etiche un tempo confinate nella dimensione della coscienza individuale sono divenute, per l’esigenza di tutelare soggetti deboli o posizioni minoritarie, materia di politiche pubbliche, e quindi tali da dividere partiti, coalizioni e coscienze. La società contemporanea mette a dura prova la pratica del riconoscimento dell’altro, in un orizzonte di conflittualità dove ognuno teme per la propria sopravvivenza. Arrivare a un’etica che presupponga un comune riconoscimento della vulnerabilità significa proteggere la vita il più possibile.

Si parla e si scrive molto a proposito di etica, forse però non tutti hanno chiaro il significato di tale termine. Per questo avete deciso di inserire nel programma una lezione introduttiva, affidata al filosofo Armando Massarenti, che faccia chiarezza sul concetto?

Abbiamo assistito negli ultimi decenni a un vero risveglio per le questioni etiche tanto da poter parlare di una “svolta etica” alludendo alla grande importanza che questo campo d’indagine assume nel dibattito culturale e politico: giornali e tv moltiplicano i loro dibattiti su interrogativi che partendo dalla più stretta cronaca pongono interrogativi morali, dalla tecnologia genetica alle questioni ambientali, dall’economia globale ai diritti ed alle liberta soggettive. Con Armando Massarenti cercheremo di capire il paradosso etico per cui l’etica si pone come necessaria e al tempo stesso problematica. Demolita e negata nei suoi valori tradizionali lungo tutto il ventesimo secolo, si è ritrovata senza fondamenti di fronte a una pressante domanda di senso, di orientamento e di vera grammatica dell’agire da parte dell’uomo della contemporaneità. L’etica diventa necessaria, un’esigenza profonda forse amplificata dall’enorme sviluppo della conoscenza soprattutto scientifica e delle sue applicazioni tecnologiche? L’uomo, capace di modificare la struttura stessa della vita sulla terra, mettendo a repentaglio la propria stessa natura avverte il “rischio” della propria onnipotenza o la necessità di assumersi nuove responsabilità rispetto a scelte da compiere oggi, nel proprio piccolo angolo di mondo, con una risonanza ed effetti globali?

Energia, risorse naturali, gestione economica, mercati finanziari e la fortuna o la sfortuna di vivere nel luogo giusto o sbagliato, tutelati dal diritto o in balia delle guerre, eccedenti o deprivati. Intanto si avverte una sorta di vuoto etico, recise le radici metafisiche, religiose o sociali dell’agire a quale criterio di giudizio dobbiamo appellarci? L’etica è necessaria e il bisogno di etica non è
qualcosa di casuale ed effimero. A dispetto delle ricchezze materiali, del benessere, in cui è immersa la parte ricca del mondo, ci sentiamo più soli e orfani di certezze e ci confrontiamo con vedute individuali o comunitarie “altre” così differenziate e spesso irriducibili alle nostre, esigenze e valori “in conflitto” con il rischio che non ci si capisca vedendosi reciprocamente stranieri e ci si affidi nella ricerca di soluzioni alla forza e non al dialogo che può diventare lo spazio di nuove sintesi etiche integrate ed inglobanti,
consensuali e plurali, aperte al riconoscimento dell’altro.

Dopo sei edizioni avrete un rapporto collaudato con il vostro pubblico. Chi sono le persone che assistono e partecipano ai dialoghi di Trani?

Noi abbiamo un pubblico di fedelissimi, di affezionati, di critici, di curiosi, di passaggio e stanziali, volti noti e mai omologabili, in crescita con i Dialoghi, in dubbio con se stessi, in conflitto o in armonia con le proprie scelte, irrequieti o incollati alle sedie per tre giorni, estasiati o polemici, mai in soggezione con nessun autorevole nome, scettici quanto basta, per lo più ottimisti per intelligenza, disponibili a farsi strapazzare o stupire. Donne, uomini, ragazzi, bambini, anziani, single, coppie celebri, le comitive, i deambulanti, gli acquirenti compulsivi di libri e quelli che li terminano durante la manifestazione sulla bella scalinata del castello senza acquistarli. Noi abbiamo persone vere che si mettono in gioco creando una comunità eterogenea che non partecipa ai Dialoghi li vive.

Manifestazioni culturali caratterizzate dal confronto di alto livello, dallo scambio di opinioni su argomenti spinosi o "difficili", che invogliano la riflessione. Che posto trovano tra l’offerta culturale dei media e tendenze verso l’omologazione culturale verso il basso?

L’importanza di un evento complesso come è quello dei Dialoghi di Trani si promuove da sé, c'è stato un crescendo di interesse e di pubblico in tutti questi anni, ma non è la nostra priorità la risonanza mediatica o la necessità di renderlo appetibile. Il nodo problematico su cui riflettere è la qualità dell’offerta e non il marketing culturale. La scelta di mantenere un livello che reputiamo dignitoso per l’intelligenza e la sensibilità innanzitutto nostre è il metro col quale costruiamo i Dialoghi che non sono un prodotto da vendere al gusto facile ma una sfida ad accettare la complessità. Omologarsi “al basso” è una scelta di chi opera in questo campo, una scelta politica volta all’esemplificazione che mette a riposo la ragione e cerca il consenso. Noi non abbiamo questo problema e non siamo autoreferenziali, siamo una comunità di dialoganti alla ricerca continua di occasioni di confronto a tutto campo senza tabù né pregiudizi, poco addomesticabili ma responsabili delle proprie scelte. E’ doveroso per noi mantenere alto il tenore dell’offerta culturale in nome di questo rispetto, mantenendo un’identità aperta al confronto, del quale accettare i rischi e cercare di venirne a capo senza perdersi o massificarsi in modelli precostituiti.

 

Il programma completo della manifestazione sipuò consultare sul sito www.idialoghiditrani.com

 

 

 

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