Un appuntamento
che da sei anni raccoglie consensi e complimenti non
soltanto da parte di intellettuali e studiosi,ma soprattutto
da quella parte di pubblico cosiddetto di massa. Il
segreto del successo di una manifestazione diventata,
a buon diritto, il maggiore evento culturale del meridione
sta proprio qui: nel riuscire, ogni anno, a tener viva
l'attenzione della gente sui grandi temi del nostro
presente in relazione al nostro futuro.
“Quale etica nella società globale?”
questo il tema della sesta edizione dei “Dialoghi
di Trani” che si svolgerà dal 21 al 23
settembre nella bellissima cornice del castello svevo
della cittadina pugliese. Rosanna Gaeta, organizzatrice
e co-ideatrice della manifestazione, ci fa entrare in
profondità nello spirito e nei contenuti di questi
incontri che coinvolgono discipline diverse, tra letteratura,
teatro, filosofia e scienza.
Come è nata l'idea dei “Dialoghi
di Trani”?
Dalla pluriennale attività in campo culturale
dell’Associazione “La Maria del porto”,
una scommessa che ci ha premiato permettendoci di promuovere
il piacere della lettura discutendone direttamente con
gli autori, dibattiti intensi, densi di suggestioni
e riflessioni e mai scontati negli esiti e nelle conclusioni,
caratterizzati dalla dimensione dell’incontro
dialogante che sollecita la domanda per condividere
e confrontarsi sulle risposte. Le decine di scrittori
e intellettuali che vi hanno preso parte nel corso di
questi
anni hanno apprezzato proprio questo spazio aperto di
confronto, di dialogo che ha lasciato anche a loro spazi
nuovi di ulteriore ricerca e approfondimento. Così
l’idea dei “Dialoghi di Trani” è
giunta naturalmente chiedendo al mondo della cultura,
dell’università, della letteratura, dell’arte,
del teatro e della musica di dibattere attorno ad un
tema che si presentava come possibile chiave di lettura
delle problematiche del nostro presente, aiutandoci
a leggerlo nella sua complessità. I Dialoghi
si caratterizzano per la specificità geografica,
storica e culturale del luogo in cui si svolgono: in
Puglia, in un Mediterraneo da sempre crocevia di lingue
e culture.
Nelle precedenti edizioni abbiamo ragionato di: Oriente
e Occidente, Confini, Tecnologia e sviluppo nel terzo
millennio, Identità o meticcciato della cultura
mediterranea. Su questi temi abbiamo potuto sperimentare
e attuare forme innovative di presentazione e discussione
che coinvolgono nell’iniziativa un’intera
comunità dialogante.
Tutto questo aiuta la città di Trani
anche da un punto di vista turistico ed economico?
Certamente. La manifestazione è organizzata
in maniera tale da non dimenticare di valorizzare il
contesto in cui si svolge, il castello Svevo di Trani
e la città tutta visitata nei suoi scorci più
inediti grazie ad un servizio di guida turistica a disposizione
di tutti: ospiti e partecipanti, ma anche le scolaresche
affluiscono numerose grazie ai laboratori di lettura
e teatro per ragazzi e bambini, che coinvolgono attivamente
le scuole elementari, medie e superiori. Non mancano
degustazioni e presentazioni di prodotti eno-gastronomici
negli stand allestiti dalle aziende locali con le quali
si sono attivate positive sinergie anche in vista di
prospettive occupazionali sul territorio. Le aziende
intendono proporre al pubblico sia prodotti della tradizione
pugliese che offerte innovative, ad esempio nel settore
delle bioproduzioni, promuovendo un’immagine variegata
dell’economia pugliese. Un’organizzazione
complessa che riscuote ogni anno sempre maggiori consensi.
Come mai per questa sesta edizione si è
deciso di indagare il concetto di etica in relazione
alla società globale?
Nella nostra società, nella nostra comunità
di donne e uomini immersi nel quotidiano, emerge in
tutti i settori della vita pubblica e privata il problema
nodale di dare forma integrata e il più possibile
coerente a uno spazio etico che metta a fuoco il problema
delle scelte, che siano esse esplicite o implicite,
ma comunque inevitabili. Andiamo naturalmente alla ricerca
di un punto di osservazione innanzitutto coerente e
rassicurante per noi, orientante, poiché oggi
nessuna etica, almeno tra quelle elaborate in Occidente,
sembra riuscire ad essere all’altezza delle sfide
della contemporaneità. La domanda etica tocca
la dimensione pubblica e la sfera privata, interroga
su convincimenti e rimanda alle scelte di fede, ragiona
sulla tolleranza e il libero gioco delle differenze,
provoca sul bene comune e sul suo governo, sulle responsabilità
della rappresentanza e sulla sostenibilità delle
scelte di governance, esige oggi riflessioni
articolate sul concetto di persona declinata nelle categorie
di dignità, rispetto, intangibilità, libertà.
Sicché, questioni etiche un tempo confinate nella
dimensione della coscienza individuale sono divenute,
per l’esigenza di tutelare soggetti deboli o posizioni
minoritarie, materia di politiche pubbliche, e quindi
tali da dividere partiti, coalizioni e coscienze. La
società contemporanea mette a dura prova la pratica
del riconoscimento dell’altro, in un orizzonte
di conflittualità dove ognuno teme per la propria
sopravvivenza. Arrivare a un’etica che presupponga
un comune riconoscimento della vulnerabilità
significa proteggere la vita il più possibile.
Si parla e si scrive molto a proposito di etica,
forse però non tutti hanno chiaro il significato
di tale termine. Per questo avete deciso di inserire
nel programma una lezione introduttiva, affidata al
filosofo Armando Massarenti, che faccia chiarezza sul
concetto?
Abbiamo assistito negli ultimi decenni a un vero risveglio
per le questioni etiche tanto da poter parlare di una
“svolta etica” alludendo alla grande importanza
che questo campo d’indagine assume nel dibattito
culturale e politico: giornali e tv moltiplicano i loro
dibattiti su interrogativi che partendo dalla più
stretta cronaca pongono interrogativi morali, dalla
tecnologia genetica alle questioni ambientali, dall’economia
globale ai diritti ed alle liberta soggettive. Con Armando
Massarenti cercheremo di capire il paradosso etico per
cui l’etica si pone come necessaria e al tempo
stesso problematica. Demolita e negata nei suoi valori
tradizionali lungo tutto il ventesimo secolo, si è
ritrovata senza fondamenti di fronte a una pressante
domanda di senso, di orientamento e di vera grammatica
dell’agire da parte dell’uomo della contemporaneità.
L’etica diventa necessaria, un’esigenza
profonda forse amplificata dall’enorme sviluppo
della conoscenza soprattutto scientifica e delle sue
applicazioni tecnologiche? L’uomo, capace di modificare
la struttura stessa della vita sulla terra, mettendo
a repentaglio la propria stessa natura avverte il “rischio”
della propria onnipotenza o la necessità di assumersi
nuove responsabilità rispetto a scelte da compiere
oggi, nel proprio piccolo angolo di mondo, con una risonanza
ed effetti globali?
Energia, risorse naturali, gestione economica, mercati
finanziari e la fortuna o la sfortuna di vivere nel
luogo giusto o sbagliato, tutelati dal diritto o in
balia delle guerre, eccedenti o deprivati. Intanto si
avverte una sorta di vuoto etico, recise le radici metafisiche,
religiose o sociali dell’agire a quale criterio
di giudizio dobbiamo appellarci? L’etica è
necessaria e il bisogno di etica non è
qualcosa di casuale ed effimero. A dispetto delle ricchezze
materiali, del benessere, in cui è immersa la
parte ricca del mondo, ci sentiamo più soli e
orfani di certezze e ci confrontiamo con vedute individuali
o comunitarie “altre” così differenziate
e spesso irriducibili alle nostre, esigenze e valori
“in conflitto” con il rischio che non ci
si capisca vedendosi reciprocamente stranieri e ci si
affidi nella ricerca di soluzioni alla forza e non al
dialogo che può diventare lo spazio di nuove
sintesi etiche integrate ed inglobanti,
consensuali e plurali, aperte al riconoscimento dell’altro.
Dopo sei edizioni avrete un rapporto collaudato
con il vostro pubblico. Chi sono le persone che assistono
e partecipano ai dialoghi di Trani?
Noi abbiamo un pubblico di fedelissimi, di affezionati,
di critici, di curiosi, di passaggio e stanziali, volti
noti e mai omologabili, in crescita con i Dialoghi,
in dubbio con se stessi, in conflitto o in armonia con
le proprie scelte, irrequieti o incollati alle sedie
per tre giorni, estasiati o polemici, mai in soggezione
con nessun autorevole nome, scettici quanto basta, per
lo più ottimisti per intelligenza, disponibili
a farsi strapazzare o stupire. Donne, uomini, ragazzi,
bambini, anziani, single, coppie celebri, le comitive,
i deambulanti, gli acquirenti compulsivi di libri e
quelli che li terminano durante la manifestazione sulla
bella scalinata del castello senza acquistarli. Noi
abbiamo persone vere che si mettono in gioco creando
una comunità eterogenea che non partecipa ai
Dialoghi li vive.
Manifestazioni culturali caratterizzate dal
confronto di alto livello, dallo scambio di opinioni
su argomenti spinosi o "difficili", che invogliano
la riflessione. Che posto trovano tra l’offerta
culturale dei media e tendenze verso l’omologazione
culturale verso il basso?
L’importanza di un evento complesso come è
quello dei Dialoghi di Trani si promuove da sé,
c'è stato un crescendo di interesse e di pubblico
in tutti questi anni, ma non è la nostra priorità
la risonanza mediatica o la necessità di renderlo
appetibile. Il nodo problematico su cui riflettere è
la qualità dell’offerta e non il marketing
culturale. La scelta di mantenere un livello che reputiamo
dignitoso per l’intelligenza e la sensibilità
innanzitutto nostre è il metro col quale costruiamo
i Dialoghi che non sono un prodotto da vendere al gusto
facile ma una sfida ad accettare la complessità.
Omologarsi “al basso” è una scelta
di chi opera in questo campo, una scelta politica volta
all’esemplificazione che mette a riposo la ragione
e cerca il consenso. Noi non abbiamo questo problema
e non siamo autoreferenziali, siamo una comunità
di dialoganti alla ricerca continua di occasioni di
confronto a tutto campo senza tabù né
pregiudizi, poco addomesticabili ma responsabili delle
proprie scelte. E’ doveroso per noi mantenere
alto il tenore dell’offerta culturale in nome
di questo rispetto, mantenendo un’identità
aperta al confronto, del quale accettare i rischi e
cercare di venirne a capo senza perdersi o massificarsi
in modelli precostituiti.
Il programma completo della manifestazione sipuò
consultare sul sito www.idialoghiditrani.com
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