“Prima
di tutto serve la decisione politica, poi bisogna essere
ben organizzati”. È questo il segreto del
successo per Francesca Colombo, segretario generale
dell'Associazione per il Festival Internazionale della
Musica di Milano, che spiega come sia possibile mettere
in piedi in meno di sei mesi, con uno staff di solo
cinque persone, la “sezione” milanese del
MITO SettembreMusica. All'indomani della sua inaugurazione,
il festival musicale sbarcato da Torino nella città
scaligera, rappresenta già un esempio virtuoso
che lascia a bocca aperta non solo per le dimensioni
imponenti dell'iniziativa (solo nella città di
Milano 2.800 artisti, 100 eventi, 51 location), ma anche
per la qualità dell'offerta. Che non è
da meno: le musiche proposte vanno da quelle del Medioevo
a quelle scritte oggi; dall’Europa all’America,
dal Giappone alla Corea; dal jazz, al tango, al fado,
al più sontuoso repertorio classico e romantico,
all’opera barocca; dalle divagazioni estemporanee
della fisarmonica di Galliano sui tanghi di Piazzolla
al rigore della Grande fuga di Beethoven. Il tutto a
prezzi bassissimi.
Ma vediamo meglio com'è possibile organizzare
un avvenimento simile in una città complessa
come Milano e in così poco tempo, parlandone
proprio con Francesca Colombo, punto di riferimento
della macchina organizzativa del Festival di Milano.
L’aspetto organizzativo dell'evento è
quello più sorprendente: sembra impossibile nel
panorama italiano, troppo spesso soffocato da lungaggini
burocratiche che in questo caso sembrano invece essere
state del tutto aggirate. Così come sono state
messe insieme strutture pubbliche, addirittura di due
città diverse: anche questa un’impresa
difficile. Come ci siete riusciti?
Innanzitutto c'è stata la decisione politica.
Risale a un incontro informale nell’agosto 2006,
tra i due sindaci Sergio Chiamparino e Letizia Moratti,
avvenuto grazie alla sollecitazione del nostro presidente
Francesco Micheli, che da diversi anni proponeva un’iniziativa
di questo genere a Milano dove, a differenza di Torino,
non esisteva nulla del genere. In quell'occasione è
stata finalmente colta l’importanza di una simile
proposta, completamente nuova dal punto di vista culturale,
anche per una città come Milano.
Si è deciso subito di creare un festival unico
tra le due città, con orientamento unico: la
direzione artistica è stata assegnata a Enzo
Restagno, che era già il direttore artistico
di Torino dove questa iniziativa era attiva già
da anni.
E dopo quell'incontro tra i sindaci quando
vi siete messi davvero a lavoro?
Il mandato vero e proprio l'abbiamo avuto lo scorso
febbraio. E se a Torino l'organizzazione è affidata
da sempre al Teatro Regio, per Milano si è deciso
invece di creare un’associazione apposta per il
festival della musica. L’intera organizzazione
quindi è stata assegnata unicamente all’associazione
che ha offerto un prodotto finito. Tutto grazie allo
staff, snello (solo 5 persone, ma sotto festival ne
sono state aggiunte una decina) ed efficiente. Un altro
punto fondamentale è che la gestione è
completamente autonoma: ci occupiamo di tutto, dai biglietti
agli artisti.
Il gemellaggio con Torino come ha inciso nell'organizzazione?
Se a Milano si è riusciti a mettere in piedi
tutto dal 28 febbraio, cioè in meno di sei mesi,
quando di solito ci si mette anni, questo è grazie
anche al know how di Torino. Ma poi conta molto l'autonomia.
Stiamo gestendo 2.800 artisti, 100 eventi, per 51 location
diverse sparse per tutta la città, non solo nelle
zone centrali. Se si tiene conto che questa è
la prima edizione di Milano, queste cifre appaiono davvero
importanti.
Non c'è dubbio che l'avvenimento è
di portata straordinaria per dimensioni e qualità
anche a livello europeo.
Assolutamente sì, questo festival si pone già
oggi al terzo posto in Europa, dopo Salisburgo e Lucerna,
per offerta e per coinvolgimento di artisti internazionali.
Ma non bisogna dimenticare che per certi aspetti ha
delle caratteristiche, abbastanza uniche. Da un lato
gli eventi offrono una qualità molto alta e di
generi molto diversi; dall'altro, grazie ai due comuni,
si riesce a offrire al pubblico concerti gratuiti oppure
a prezzi molto bassi. A Milano, per esempio, su 100
eventi ben 60 sono gratuiti. E gli altri molto economici:
basti pensare che per la Filarmonica della Scala l'ingresso
è a 5 euro.
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