327 - agosto 2007


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Le vacanze intelligenti?
Sulle orme dei grandi esploratori.

Tullio D’Aponte
con Tatiana Battini


“Le seul vrai voyage de la découverte ne consiste pas à chercher des nouveaux horizons, mais à avoir des yeux nouveaux” M. Proust

Avere occhi nuovi con i quali osservare terre già scoperte, esplorate in epoche remote da viaggiatori e studiosi coraggiosi. Questo è lo spirito con il quale il professor Tullio D’Aponte, il Cts e la Società Geografica Italiana hanno ideato e realizzato “I Viaggi dell’esperienza”, un’iniziativa culturale di grande interesse sotto molteplici aspetti. Quello turistico è un settore in continua evoluzione, malleabile e aperto a proposte sempre nuove. La Società geografica Italiana, proponendo “itinerari di preminente interesse geografico certificato” offre un tipo di vacanza a carattere antropologico culturale, attraverso la quale entrare in diretto contatto con civiltà e tradizioni dal passato millenario, Cambogia, Thailandia, Cina, Messico, non già come turisti “inesperti”, ma seguendo le traiettorie di viaggio che i ricercatori della Società geografica hanno compiuto ai primi del ‘900.

Il patrimonio documentale dell’istituto composto di documenti, mappe,manoscritti e fotografie, ha permesso di ricostruire i vari itinerari con assoluta precisione. Il modo migliore per conoscere un popolo è penetrarne l’anima in punta di piedi, a questa idea si ispirano i “Viaggi dell’esperienza”, che si propongono come un ponte interculturale, un modo intelligente e rispettoso di avvicinare l’altro e ri-scoprire l’altrove, con occhi nuovi e zaino in spalla.
Per saperne di più abbiamo intervistato il professor D’Aponte, ideatore dell’iniziativa.


Cosa sono i “Viaggi dell’esperienza” e come nascono?

Con l’appellativo “viaggi dell’esperienza” si è voluto sottolineare la caratteristica di questo nuovo modello di offerta: una rivisitazione di “esperienze” del passato, le “esplorazioni dell’altrove” animate da scienziati e istituzioni governative per “conoscere” e sperimentare opportunità di “relazioni” politiche ed economiche con paesi lontani, insieme ad una sorta di “personalizzazione” contemporanea del fascino intrinseco nell’acquisizione di conoscenze “esperte”, quali quelle consentite da un’occasione di riflessione su trasformazioni e nuovi orizzonti delle dinamiche culturali e socio-economiche che animano la realtà dei Paesi visitati.
L’idea nasce dallo studio delle tendenze più avanzate dei caratteri evolutivi della domanda turistica: un’aspettativa di viaggio che non si esaurisca in una frettolosa conoscenza dell’altrove ma che possa consentire opportunità di approfondimento personale della conoscenza di realtà diverse da aggiungere al proprio bagaglio esperenziale.

Turismo culturale, turismo consapevole. Negli ultimi anni in Italia si è registrato un interesse particolare per i viaggi alternativi, lontani dalle consuete mete vacanziere. E’ sull’onda di questo interesse che ha pensato ai Viaggi dell’esperienza?

Ha perfettamente ragione: studiando trend e motivazioni della domanda turistica emerge una dimensione crescente della componente che potremmo chiamare consapevole; cioè di persone informate, preparate alla scoperta del “diverso” da un’infinità di sollecitazioni mediatiche, che, tuttavia, sente l’esigenza di acquisire capacità critiche e propensione all’interpretazione della diversità geografica attraverso “esperienze” personali.

Si aspetta una grande adesione da parte dei turisti italiani oppure i nostri potenziali esploratori avranno bisogno di essere educati a questo tipo di esperienze culturali?

Per formazione culturale appartengo al novero di coloro che credono nelle potenzialità indotte da una solida cultura democratica che, ispirandosi a principi di libertà consapevolezza critica e propensione all’innovazione, crede nel valore che compete alla componente culturale quale leva irrinunciabile per il progresso civile. Credo, in particolare, che i giovani, gli studenti, i docenti, ma anche coloro che, in una società in cui il benessere è ampiamente diffuso e la soglia di speranza di vita cresce continuamente, rappresentino i destinatari primi di questo genere di offerta turistica. Proprio per questi motivi ritengo che le adesioni non potranno mancare e che, se la prova del primo itinerario sarà positiva, negli anni a venire assisteremo ad un’ampia generalizzazione di questo modo d’intendere il viaggio.

Lei è l’ideatore dell’iniziativa, parteciperà a qualcuno dei viaggi in programma in qualità di geografo?

Per molti versi, mi sento simile al Salgari inventore di avventure esotiche costruite su esperienza libresca, piuttosto che su esplorazione diretta. Amo cimentarmi in costruzioni intellettuali giocate sull’invenzione innovativa; per ciò mi limito alla fase del progetto. La realizzazione la lascio volentieri agli altri. E poi tra impegni, interessi e lavori in corso difficilmente potrei fare l’esploratore professionale. Meglio restare ciò che sono e fare ciò che mi compete.

Le esplorazioni del XIX e XX secolo organizzate dai ricercatori della Società Geografica Italiana hanno contribuito alla scoperta di civiltà millenarie quali quelle indiane, cinesi e africane…seguire oggi la rotta di quei viaggiatori-studiosi quale tipo di emozione e arricchimento culturale può portare al moderno esploratore?

“Viaggi dell’esperienza” vuol dire proprio ripercorrere esperienze documentate da relazioni scientifiche, notazioni stese da mani esperte, documentazioni cartografiche e fotografiche originali in un’ottica personalistica. Cioè utilizzando le conoscenze documentarie come strumento interpretativo di una realtà antecedente per misurare attraverso l’esperienza diretta le trasformazioni intervenute nel tempo e imparare a valutare prospettive e indirizzi futuribili di sviluppo attraverso i confronti tra passato e presente. Per questa ragione i viaggi promossi dalla Società Geografica Italiana sono assistiti da un’agile, ma puntuale, “geo-graphia” dei luoghi visitati, realizzata da una giornalista professionista, Raffaella Rizzo, con la supervisione di uno studioso esperto geografo, attingendo agli archivi sociali.

Perché si sono scelte la Cambogia e la Thailandia come prime mete? Quali itinerari seguiranno i turisti?

L’itinerario è stato calibrato dal Cts, che ci è parsa la controparte operativa più idonea e meglio attrezzata per il tipo di mission che persegue e l’approccio decisamente rivolto al turismo responsabile che persegue. Quello che abbiamo voluto chiamare “viaggio zero” propone un tour che parte dalla sede romana della Società geografica, nella storica Villa Mattei al Celio, dove sarà offerta la visita degli archivi e della monumentale biblioteca geografica, per poi proseguire il viaggio.

L’intento del Cts e della Società Geografica Italiana è quello di contribuire a instaurare un tipo di turismo diverso dal solito, che coinvolga la mente stimolando la curiosità, che permetta anche ad un viaggiatore comune (non un geografo o un antropologo) di entrare in contatto con realtà tanto distanti. Crede che questo tipo di turismo culturale prenderà sempre più piede in Italia?

La mia impressione è che già esista un’ampia domanda del genere a cui la nostra proposta si rivolge. Semmai è una domanda in buona parte ancora inespressa. E non tanto per insensibilità del viaggiatore quanto per carenza di proposte adeguate, pesate su di un target dell’utenza che riesca a formulare un adeguato equilibrio delle diverse sollecitazioni, curiosità intellettuali, opportunità di divertimento e di riflessione che un viaggio dell’altrove può consentire. Il tentativo della Società Geografica è proprio riducibile a questa esplicita condizione: non pretendere di essere mera esperienza di studio, viaggio scientifico, bensì assumere un valore esperienziale attraverso un opportuno mix di sollecitazioni culturali e di puro divertimento.

Riguardo le prossime mete stabilite: India, Cina, Messico, Stati Uniti, Marocco. Può anticipare quale tipo di rotte saranno seguite dai turisti e perché?

Molto dipenderà dalla risposta commerciale della sperimentazione proposta attraverso l’iniziativa congiunta della Società Geografica e del Cts e dalle conseguenti valutazioni imprenditoriali del tour operator di riferimento. Per ora posso solo dirle che gli archivi della Società Geografica traboccano di materiali interessantissimi e che l’attuale leadership dell’Ente ha piena consapevolezza dell’esigenza di aprire alla gente scrigni sin’ora troppo gelosamente custoditi e protetti da malintese profanazioni. Del resto, ormai, si è sempre più consapevoli che per diffondere la cultura geografica, che è il fine precipuo del sodalizio, non sia sufficiente arricchire biblioteche realizzando, come comunità scientifica, studi esemplari, bensì è improcrastinabile l’esigenza di aprire le porte delle splendide biblioteche, proporre esperienze stimolanti di nuove conoscenze; in altri termini aiutare a lasciare emergere una domanda che, sia pure imprecisata e in certa misura ancora timida, inequivocabilmente è in progressiva espansione.




 

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