“Si
erano trasferiti tutti nella veranda lato oceano a guardare
il tramonto”. Quando in un romanzo si incontrano
frasi così, si capisce subito che si ha tra le
mani pagine di letteratura. Charles Simmons è
uno scrittore di ottant’anni. Il suo primo romanzo
pubblicato in Italia si chiama Acqua di mare
(BUR), e la trama segue, seppure a distanza, quella
di Primo amore di Turgenev, come si intuisce già
dalla scelta dell’epigrafe: “ciascuno di
noi deve raccontare la storia del suo primo amore”.
Una frase di Turgenev, appunto.
Le altre spie che segnalano presto che questo romanzo
si confronta con la grande letteratura sono i temi che
indaga: l’estate e l’amore. Raccontare l’estate
nei luoghi di mare è una sfida altissima per
uno scrittore, perché vuol dire mettersi a riempire
le pagine di un’atmosfera che si caratterizza
proprio per l’assenza di grandi eventi. Nell’ultimo
anno, solo in Italia, si sono osservati e letti i tentativi
di: John Banville (Il mare, Guanda), di Pedro
Zarraluki (Un’estate a Cabrera, Neri
Pozza) e di Marie NDiaye (Fuori stagione, Morellini).
In modi diversi questi scrittori hanno cercato di restituire
il cuore dell’estate dovendo fare infatti i conti
con la rarefazione assoluta, la mancanza di energie,
l’immobilità, e con il fatto che questo
universo statico sia determinante nella vita dei personaggi
e per loro schiacciante: trascorrere un’estate
può essere un’esperienza terribilmente
densa e dolorosa. Per scrivere dell’estate bisognerebbe
comunque imparare da Onde di Eduard von Keyserling (Marcos
y Marcos) e non dal recente L’estate è
crudele di Bijan Zarmandili (Feltrinelli). E cioè
metterla al centro delle pagine e non tenerla come fondale.
È per questi motivi e alla luce anche di queste
ultime letture che si può dire che chi riesce
a narrare l’estate è solo chi sa scoprire
l’epica estiva nei minuscoli movimenti che la
costruiscono. Charles Simmons non delude proprio perché
appunta e colleziona centinaia di micro emozioni che
si saldano tra loro fino a costituire macigni emotivi.
Il suo libro sa percepire tutto ciò che rende
le vacanze marine un’esperienza immensa e indelebile:
l’attesa delle feste in veranda, le frasi reticenti,
le canzoni al pianoforte, la gente che legge libri e
quella che prende il sole, i baci sulle labbra, i thermos
di Martini, le notti perfette, gli amori taciuti e quelli
fulminanti. La scrittura di Simmons riesce ad assumere
la cadenza dell’estate scegliendo la stessa leggerezza
affilata delle giornate estive. Simmons ha il coraggio
di scrivere: “Bone Point le piaceva perché
non era costretta a portare le scarpe”, oppure
“Entriamo, qui ci sono le zanzare”, oppure:
“La notte era chiara e asciutta, con una temperatura
perfetta. Si stava bene sia vestiti, sia nudi”.
È grazie a queste frasi che la potenza della
stagione calda si accumula nelle pagine.
Il motivo però per cui il romanzo di Simmons
può essere definito un piccolo capolavoro, è
che questa precisione dei dettagli effimeri, fatale
per chi legge, asseconda, e si salda, con una storia
che tocca gli strati più profondi delle anime
che mette in scena: la gelosia, l’amore, la fine
dell’adolescenza, rivalità e ammirazione
tra un padre e un figlio, la morte. Tutto il libro infatti
è riassunto già nell’incipit: “Nell’estate
del 1963 io mi innamorai e mio padre morì annegato”.
Bisogna certo tenere presente che la costruzione dell’intreccio,
un ingranaggio che non si inceppa mai, deriva dal racconto
lungo di Turgenev, però Simmons riadatta la storia
aggiungendo l’elemento mare, e ciò fa cambiare
del tutto l’atmosfera. Michael, il protagonista,
ama Zina, che avvista per la prima volta in spiaggia
(“mi innamorai di Zina capovolta”). Anche
in Turgenev Zinaida veniva vista per la prima volta
“di fianco”. Zina, che inizialmente ricambia
l’amore di Michael, si innamora del padre di Michael.
Era così anche in Turgenev, identico. La madre
di Zina anche è una donna affascinante e desidera
anch’essa il padre di Michael, ma questo amore
è contrastato dalla madre di Michael che tuttavia
non sa rendere felice il proprio marito. Ognuno insomma
desidera la persona sbagliata e per conquistarla compie
atti insopportabili.
La simmetria, l’equilibrio, e l’armonia
tra le parti di questo breve romanzo è tale da
far sembrare simmetrici, durante la lettura, anche questi
sentimenti che sono in realtà storti, deformi.
Servirebbe un saggio di René Girard per individuare
il tragitto dei desideri mimetici che attraversano queste
pagine. Michael, che adora il proprio padre - che intanto
corteggia Zina – lo ammira tanto da chiedersi:
“Chissà se sarei mai stato capace di far
così con le donne”. Ancora più esplicito
era il protagonista di Turgenev: “io lo amavo
e lo ammiravo, egli mi sembrava il modello di uomo”.
Il padre di Michael e la madre di Zina anche si assomigliano:
“erano entrambi seduttori, salvo che lui lo era
per diletto, lei per mestiere”. L’intrico
è tuttavia un congegno cupo che scandisce inevitabilmente
un conto alla rovescia.
Avvicinandosi alla fine del libro i sotterfugi, le
gelosie e i ricatti non riescono più a muoversi
nell’ombra, la serenità va in pezzi. Inizia
una pioggia tiepida. Poi c’è uno schiaffo
durante un bagno in mare, e da quel punto in poi volano
le accuse aperte.
Osserviamo la storia che si va a schiantare inesorabilmente
verso il finale tragico, annunciato già dall’incipit.
È il momento della resa dei conti: alcuni hanno
rimpianti, altri crescono, c’è chi muore.
“L’amore è cieco, inspiegabile e
crudele”, dice qualcuno, verso la fine.
La vendetta di Michael – quando Zina ammette:
“sono innamorata di tuo padre” – non
si compie solo verso Zina, ma anche, incredibilmente,
verso il lettore. Michael dà voce al peggiore
sentimento che questo libro possa rivolgere al suo lettore.
Alla fine infatti chi legge si ritrova innamorato non
solo dei personaggi ma di tutta l’atmosfera dell’estate
di Bone Point, ed è allora che con ferocia assoluta
il protagonista pugnala il suo lettore alle spalle:
“Avevo voglia che finisse l’estate”.
Charles Simmons
Acqua di mare
Bur, pagine 160, euro 8,40
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