Negli Stati Uniti, si arricchisce il filone dei libri
sull'ateismo. Dopo i best seller di Richard Dawkins
(The God Delusion) e Daniel Dennett (Rompere
l'incantesimo, tradotto da Cortina in Italia),
arriva God Is Not Great di Christopher Hitchens,
giornalista inglese di gran successo negli Usa. Su
The Nation di giugno, Richard Aronson fa
il punto sulle ragioni di un successo editoriale che
ha sorpreso non poco. Come hanno fatto i “nuovi
atei” a conquistare un largo pubblico quando,
tradizionalmente, sono una esigua minoranza della
popolazione americana? Innanzitutto, sfatando il mito
– e i sondaggi – di una nazione super-religiosa.
Non è così, e lo hanno dimostrato varie
inchieste fatte dai quotidiani americani negli ultimi
mesi, come ricorda Aronson nel suo articolo. “Il
grande successo dei ‘nuovi atei’ consiste
nell'aver raggiunto tutti coloro che non si riconoscono
in nessuna fede, aver parlato loro e in loro vece”.
Malgrado siano libri differenti, scritti con intenzioni
diverse e in contesti lontani, questi volumi genericamente
definiti atei hanno obiettivi in comune. Da una parte,
secondo The Nation, si tratta di una battaglia
in favore delle premesse costituzionali di una società
secolare, dall'altra c'è il desiderio di far
guadagnare stima sociale all'ateismo in America. Recenti
sondaggi hanno certificato che gli americani preferirebbero
come presidente una donna o un afro-americano piuttosto
che un ateo (o un gay). Ecco, Dawkins e Dennett, e
ora anche Hitchens, starebbero combattendo una battaglia
culturale per cambiare la pubblica opinione intorno
all'ateismo.
Si attraversa l'oceano e si incontrano temi affini.
Le Figaro del 1 giugno ha invitato un filosofo
e un matematico a discutere di materialismo, scienza,
dio e inevitabilmente ateismo. André Comte-Sponville
e Jean Staune s'interrogano sulla necessità
o meno della scienza di essere senza dio. Ne esce
un dibattito colto sui valori e sul ruolo della scienza.
Il filosofo sottolinea l'irriducibilità della
filosofia al progresso scientifico, lo scienziato
ribatte che molte delle conoscenze scientifiche (o
pseudo tali) basate su assunti come la creazione oppure
la centralità della Terra all'interno del sistema
solare sono state superate proprio dall'evoluzione
del sapere scientifico. Eppure, ricorda Comte-Sponville,
il fatto che la religione esista non è indagabile
scientificamente, ovvero si tratta di un tema che
non può essere verificato o falsificato. Qualcosa
vorrà pur dire.
Eco e Napoli à la francese
Sempre in Francia, sul Nouvel Observateur,
Umberto Eco recensisce il Dictionnaire amoureux
de Naples. Scritto dal suo traduttore francese
Jean-Noël Schifano, il ponderoso volume (580
pagine) ha come oggetto quello che il semiologo definisce
un “il topos napoletano della letteratura francese”.
Eppure, sottolinea Eco, l'amore di Schifano per la
città “non è quello per cui si
dice che amiamo le arti o le passeggiate in campagna.
Schifano è un innamorato di Napoli nel senso
più sensuale ed erotico del termine, un amante
violento e geloso, appassionato, febbrile e intossicato”.
Eco contrappone l'immagine affascinata del libro francese
a quella più cruda e violenta che di Napoli
ha dato Roberto Saviano in Gomorra. A chi
credere? si chiede il recensore. “A Saviano
che parla di un inferno oppure allo sguardo velato
di nostalgia di Schifano che ci parla di un paradiso?”
Forse, conclude Eco, è proprio in questo destino
tragico e contraddittorio il fascino pericoloso e
pieno di luce di Napoli.
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