Anniversario
per una vittoria buttata via. L'Economist dedica
la copertina di questa settimana ai quarant'anni della
“guerra dei 6 giorni” che si svolse proprio
nel giugno del '67 tra Israele ed Egitto, Siria e Giordania.
E giudica disastrosi gli effetti che quel conflitto
ha avuto sulla stabilità dell'area mediorientale.
Quella dello Stato ebraico fu una “vittoria di
Pirro”, afferma senza mezzi termini il settimanale
inglese nell'editoriale d'apertura, proprio per la china
di instabilità che ha generato.
La questione non starebbe tanto nella guerra in sé
quanto piuttosto negli effetti. Il trionfo completo,
la schiacciante e fulminante vittoria israeliana in
quei primi giorni di giugno contribuì in maniera
decisiva alla nascita del movimento religioso e ultranazionalista
ebraico a favore della colonizzazione dei territori
occupati durante il conflitto. L'ubriacatura del successo
– unita all'umiliazione araba – ha giustificato
una politica aggressiva e di annessione della metà
araba di Gerusalemme e la moltiplicazione degli insediamenti
dei coloni nel West Bank, trasformando l'esito di un
conflitto perlopiù di natura nazionale per il
controllo di una regione in uno scontro tra islam radicale
e Israele, “iniettando veleno nelle relazioni
difficili tra islam e l'Occidente nel suo complesso”.
La chiosa finale dell'editoriale introduttivo è
oltremodo significativa: “Che pazzia autodistruttiva.
Per arrivare alla pace, Israele deve rassegnarsi a restituire
il West Bank e a condividere Gerusalemme. E i palestinesi
devono rassegnarsi al sogno del ritorno e far sentire
Israele sicura come Stato ebraico. Tutto il resto sono
dettagli”.
“Chi ha paura di Tariq Ramadan?”
Su The New Republic, mensile della sinistra
Usa, copertina e ritratto molto ricco per l'intellettuale
svizzero-egiziano “profeta” dell'islam in
Europa. Quale sia l'islam di Ramadan ancora non è
chiaro, almeno per gli europei. In molti lo prendono
per un provocatore altri gli aprono le porte come ha
fatto Tony Blair che l'aveva voluto con sé come
consulente. A raccontare all'America progressista chi
è questo professore di liceo che scuote qualsiasi
uditorio nel quale si presenti è Paul Berman,
intellettuale liberal conosciuto anche da noi
per i suoi volumi contro la sinistra pacifista. Berman,
nel dibattito planetario sul multiculturalismo e le
debolezze dell'Europa nei confronti dell'islam, si schiera
al fianco di Hirsi Ali, la scrittrice somala minacciata
dal fondamentalismo, e contro Garton Ash e Buruma.
La nuova “provocazione” di Craig
Venter
Craig Venter, il celebre imprenditore-scienziato, si
lancia in una nuova sfida discutibile e discussa.
Neewsweek racconta la nuova impresa di uno dei
padri della sequenziazione del genoma umano e di un
altro manipolo di scienziati: la creazione artificiale
della vita. Venter, secondo il settimanale Usa, avrebbe
investito 10 milioni di dollari per creare organismi
capaci di convertire la luce del sole in combustibili
con un minimo impatto ambientale, senza alcun rilascio
di anidride carbonica. “Questi organismi –
spiega Venter – rimpiazzeranno l'industria petrolchimica”.
Un'iniziativa che ha importanti risvolti etici. Benedetto
XVI ha bollato come un oltraggio “modificare la
sola e unica grammatica della vita voluta e pianificata
da Dio”. Un giudizio negativo condiviso anche
da molti esponenti del mondo ecologista, come Doreen
Stabinsky di Greenpeace.
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