Il concetto
di Arte muta e si trasforma di pari passo agli sconvolgimenti
sociali che negli anni si sono susseguiti, sino a divenire
“uno strano caso” su cui ancora si indaga,
e su cui domina l’inafferrabilità di un
approdo assoluto e singolare che accomuni i molteplici
punti di vista della critica.
In tale contesto si è venuto sempre più
a confondere, e compromettere, il ruolo e la dimensione
dell’artista nei confronti della realtà
e del pubblico.
Gran parte dell’arte contemporanea è arrivata
alla mediazione della realtà, incurante di una
mediazione estetica, questo perché, come anticipò
Artaud ( per quanto delirante possa sembrare tale affermazione):
“La vita presente si mantiene nella sua vecchia
atmosfera di stupro, anarchia, disordine, delirio, sregolatezza,
pazzia cronica, inerzia borghese, anomalia psichica
(perché non l’uomo ma il mondo è
diventato un anormale), di voluta disonestà ed
esimia tartuferia, di lurido disprezzo per tutto ciò
che mostra di avere razza”.
Società schizofrenica, dunque, che incurante
della cultura, sta lasciando andare in rovina l’intero
patrimonio naturale mirando più al potenziamento
dei mezzi di comunicazione senza considerare l’effettivo
contenuto delle informazioni.
Intorno a questa situazione girano le pagine di Jekill,
Hyde e lo strano caso dell’arte contemporanea
(Luca Sossella Editore), in cui Alessandro Masi
sottolinea come è venuta sempre più sviluppandosi
una schizofrenica ambiguità nella sensibilità
dell’artista moderno che, alla stregua ora d’un
Jekyll ora d’un Hyde, mantiene ancorate due facce
di una stessa medaglia, due emisferi opposti: l’uno
impersonificazione di una realtà banale, l’altro
di una natura creativa.
Forse più Jekyll che Hyde, l’artista che
ha attraversato diverse tappe di identità, dal
Rinascimento quando passa dallo stato di semplice artigiano
ad artista, al Romanticismo in cui afferma il suo estro
di genio ribelle, fino ad approdare agli anni Sessanta
che lo vedono trasformarsi in semplice capitale umano.
E qui ha inizio ha inizio la sua crisi interiore.
Da qui in poi l’arte non riveste più alcun
valore ed il posto è sopraffatto dalla comunicazione
e dalle istituzioni.
Il libro di Masi, dunque, è un invito a riflettere
su cosa stia succedendo oggi nel vasto dominio dell’arte,
e verso quale dove, se un dove mai
possa intravedersi all’orizzonte, la mediazione
puramente provocatoria ed anti-estetica dell’artista
stia volgendo.
Tra le pagine del libro si intrecciano tematiche moderne
e classiche nel cui a-cronologico spazio-tempo l’artista
è al tempo stesso Jekyll e Perseo.
Perseo nei panni di Hyde, deluso da una realtà
al cui cospetto rischia una pesante pietrificazione
ma che continua a combattere contro la sua Medusa-Jekyll,
che riesce, infine, a vincere e sconfiggere evitando
di guardarla negli occhi.
Uno scritto, quello di Masi, in cui resta comunque il
grande interrogativo di come comportarsi con questa
labile realtà che ci circonda.
Il grande interrogativo di un caso non ancora
risolto e, forse, difficilmente risolvibile.
Alessandro Masi,
Jekill, Hyde e lo strano
caso dell’arte
contemporanea,
Luca Sossella Editore
pagine 86, euro 12,00
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