316 - 02.03.07


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Lo strano caso
dell’arte contemporanea

Gianna Bentivenga


Il concetto di Arte muta e si trasforma di pari passo agli sconvolgimenti sociali che negli anni si sono susseguiti, sino a divenire “uno strano caso” su cui ancora si indaga, e su cui domina l’inafferrabilità di un approdo assoluto e singolare che accomuni i molteplici punti di vista della critica.
In tale contesto si è venuto sempre più a confondere, e compromettere, il ruolo e la dimensione dell’artista nei confronti della realtà e del pubblico.
Gran parte dell’arte contemporanea è arrivata alla mediazione della realtà, incurante di una mediazione estetica, questo perché, come anticipò Artaud ( per quanto delirante possa sembrare tale affermazione): “La vita presente si mantiene nella sua vecchia atmosfera di stupro, anarchia, disordine, delirio, sregolatezza, pazzia cronica, inerzia borghese, anomalia psichica (perché non l’uomo ma il mondo è diventato un anormale), di voluta disonestà ed esimia tartuferia, di lurido disprezzo per tutto ciò che mostra di avere razza”.
Società schizofrenica, dunque, che incurante della cultura, sta lasciando andare in rovina l’intero patrimonio naturale mirando più al potenziamento dei mezzi di comunicazione senza considerare l’effettivo contenuto delle informazioni.

Intorno a questa situazione girano le pagine di Jekill, Hyde e lo strano caso dell’arte contemporanea (Luca Sossella Editore), in cui Alessandro Masi sottolinea come è venuta sempre più sviluppandosi una schizofrenica ambiguità nella sensibilità dell’artista moderno che, alla stregua ora d’un Jekyll ora d’un Hyde, mantiene ancorate due facce di una stessa medaglia, due emisferi opposti: l’uno impersonificazione di una realtà banale, l’altro di una natura creativa.

Forse più Jekyll che Hyde, l’artista che ha attraversato diverse tappe di identità, dal Rinascimento quando passa dallo stato di semplice artigiano ad artista, al Romanticismo in cui afferma il suo estro di genio ribelle, fino ad approdare agli anni Sessanta che lo vedono trasformarsi in semplice capitale umano.
E qui ha inizio ha inizio la sua crisi interiore.
Da qui in poi l’arte non riveste più alcun valore ed il posto è sopraffatto dalla comunicazione e dalle istituzioni.
Il libro di Masi, dunque, è un invito a riflettere su cosa stia succedendo oggi nel vasto dominio dell’arte, e verso quale dove, se un dove mai possa intravedersi all’orizzonte, la mediazione puramente provocatoria ed anti-estetica dell’artista stia volgendo.
Tra le pagine del libro si intrecciano tematiche moderne e classiche nel cui a-cronologico spazio-tempo l’artista è al tempo stesso Jekyll e Perseo.
Perseo nei panni di Hyde, deluso da una realtà al cui cospetto rischia una pesante pietrificazione ma che continua a combattere contro la sua Medusa-Jekyll, che riesce, infine, a vincere e sconfiggere evitando di guardarla negli occhi.
Uno scritto, quello di Masi, in cui resta comunque il grande interrogativo di come comportarsi con questa labile realtà che ci circonda.
Il grande interrogativo di un caso non ancora risolto e, forse, difficilmente risolvibile.


Alessandro Masi,
Jekill, Hyde e lo strano
caso dell’arte
contemporanea,

Luca Sossella Editore
pagine 86, euro 12,00

 

 



 

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