“Hey
Houston, abbiamo un problema” dicevano dall’Apollo
13 mentre la loro navicella stava per cedere e perdeva
ossigeno e controllo. Nel film che ne fecero, a quelle
parole il pubblico rimaneva congelato. Niente luna per
l’Apollo 13. Sogni infranti. Missione fallita.
Certo, lo spazio infinito e i nostri spazi quotidiani
– fatti di scrivanie e computer, o di catene di
montaggio e tute blu – appaiono lontani, ma chi
parla oggi del nostro mondo lancia il suo mayday, come
sulla navicella, come con “Hey Houston, abbiamo
un problema”. E chi ascolta resta inevitabilmente
congelato: niente luna per impiegati e operai. Sogni
infranti. Missione fallita. Lavoro precario.
Il mayday lo lanciano in tanti: politici, sindacalisti,
sociologi, ma anche gli scrittori, quelli del mestiere
di scrivere, che più precario di così
si muore. E da quella richiesta di soccorso nasce una
letteratura su co.co.co., co.co.pro., job on call e
tempi determinati vari. La casa editrice Ediesse ha
raccolto alcuni di questi racconti in una bella antologia
intitolata Laboriosi oroscopi e curata da Mario
Desiati e Tarcisio Tarquini. Diciotto scrittori si confrontano
con i temi del lavoro contemporaneo e, soprattutto,
con il disagio di un lavoro che non c’è
o che, quando c’è, è traballante
e incerto. Attesa e paure, frustrazione e rassegnazione
accompagnano le giornate e le notti di giovani che arrancano
per arrivare a fine mese, che per finanziare gli studi
attraversano la città di notte per un lavoro
in fabbrica, che per mantenersi rinunciano a un’impossibile
carriera universitaria e iniziano a vendere aspirapolveri
superaccessoriate a chi, invece, ha soldi da dare.
Il lettore resta congelato perché, per ora,
questi racconti, queste richieste di soccorso o “denunce
letterarie” non concedono grande speranza. Per
l’Apollo 13 non c’è luna, la navicella
è rotta, il viaggio è interrotto. Secondo
Raffaele Manica, nella prefazione che apre l’antologia,
i racconti portano con sé una sensazione di stupefazione
che “deriva dalla percezione vertiginosamente
mutata del lavoro (…). Un mito filosofico-artistico
(l’instabilità, la precarietà) è
diventato il problema concreto per eccellenza, insieme
alla disoccupazione, che trasfigura un altro mito (l’assenza,
la mancanza)”.
Ogni racconto lascia una traccia nel lettore, rendendolo
anche lui precario, dandogli la possibilità di
sentire il richiamo di sensazioni, idee, progetti mancati
e visioni che vivono nella quotidianità di un
lavoratore temporaneo. Ci sono topi che mordicchiano
cervelli negli incubi di chi vorrebbe scrivere per mestiere
ma non può fare altro che lavorare in fabbrica.
Ci sono i soliti amici che dicono “Cercati la
raccomandazione che è meglio”. Ci sono
plurilaureati che finiscono a spolverare i materassi
in case di lusso. E c’è chi ha un figlio,
ma al datore di lavoro, deve dire: “No, io di
figli non ne ho in programma”.
Anche la scrittura, come la lettura, si fa precaria:
a volte surreale, a volte realista, ogni testo dà
conto in poche pagine di un mondo nuovo che impone di
declinare i tempi solo al presente, di guardarsi intorno
senza immaginare il dopo ma solo l’adesso e che,
allo stesso tempo, rende tutti flessibilmente disponibili
ad accettare quel poco che c’è.
Laboriosi Oroscopi
Ediesse, pp.162 € 15,00
a cura di Mario Desiati e Tarcisio Tarquini,
racconti di Elisabetta Liguori, Massimiliano Zambetta,
Francesco Dezio, Emanuele Trevi,
Carola Susani, Angelo Ferracuti, Flavio Santi, Andrea
Melone, Lorenzo Pavolini, Andrea Bajani,
Roberto Saviano, Sara Ventroni, Andrea Carraro,
Marco Di Marco, Silvia Colangeli, Giulia Fazzi,
Alessandro Piperno e Mario Desiati
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