(In un
dibattito televisivo una DONNA cerca da tempo di prendere
la parola, ci riesce e sbotta : )
Che cos’è la morte? Posso chiederlo? Ormai
vorrei davvero porre questa domanda pubblicamente.
Qua tutti si preoccupano che prima o poi moriamo…
o che ne so.
Non lo so.
Cioè, grazie che moriamo. Ma che moriamo prima
del dovuto.
Ma come e di cosa moriamo, quando vediamo che non muore
neanche quello che dovrebbe o che ci si aspetterebbe
che muoia perché, diciamo, è malato, certo
nessuno ce lo vuole dire! Non sto mica alludendo ai
fantasmi o ai politici, davvero!
Non è questo che vi sto domandando, giuro.
Bensì: che cos’è la morte? Chi l’ha
vista? Perché minacciano?
Chi è colui che mi può provare di essere
morto? Perché allora si trova qua?
Primo. O dove si trova? E se non è qua, allora
chi sta parlando? Perché ci spaventa? Chi lo
ha assoldato? Secondo. Da giorni c’è questa
cosa in me, di cui pure gli altri si lamentano, meglio
se non faccio nomi, che insomma io non so chi sono!
So il mio nome, Teresa Hadas in Gyuriska, è solo
che non so cosa ci sia dietro. Se c’è qualcuno
dietro. C’è qualcuno dietro o è
solo un gran pezzo di…Questo si che é interessante!
Visto che ne parliamo…non sto annoiando nessuno,
vero? In questo mondo, come pure nell’altro, ero
capo contabile. Non vi dico dove, da allora la ditta
è fallita, e da parte del ministero è
cominciata una procedura fallimentare in cui io mi sono
trovata dentro fino al collo – perché i
dirigenti della Spa mi hanno bella e ingannata che mettono
tutto a tacere, bèh non l’hanno fatto –
e io ci starei pure.
Eppure non ci sto!
Vi dico perché? Perché ormai mi trovo
in un altro mondo!
In questo.
A questo punto vedo che le mie azioni non hanno conseguenze.
E non soltanto le mie. Secondo me neanche le vostre.
Se mai siete morti…Non lo so, ma voi come vi sentite?
Vedete?
È di questo che sto parlando. Non c’è
riscontro, eppure qualcuno sta alle mie spalle.
Mi somiglia, in passato aveva pure un bel corpicino,
non devo neppure girarmi per sapere che porta il rossetto
C-8, e il marito è un nessuno, ormai non conta.
Cioè nel mondo reale! In questo mondo io sputo
su chi mi pare, non ha importanza. E mica si puliscono,
al massimo restituiscono lo sputo. Lei, cioè
io, che mi sto dietro, eh, ora cominciamo con la grammatica…(pensa)
O non mi trovo qua, o non sono io quella!
(si fa pensierosa, magari si mette a sputacchiare
intorno, e intanto sorridendo parla fra se:)
Sono una misera buona a nulla, alla fine ecco quello
che sono. Una vipera occhialuta. Non ci sono prove.
Ma ha importanza? (Parla più forte) Però
prima che mi tolgano il microfono, voglio ancora domandare,
come andrà a finire?
Chi può essere considerato vivo, e chi no?
Chi é che paga le tasse, e chi non le paga?
E chi paga in modo tale che paga veramente?
E chi é che non paga, se non paga? Come gli danno
l’ ingiunzione finale?
E per morire non ci danno l’ingiunzione? Come
stanno le cose, eh?
Fino a quando si andrà avanti così? (silenzio)
Io aspetto!
Questo monologo, tratto dall’opera “Condizione
straordinaria – cabaret contemporaneo” di
Mihály Kornis (trad. Monica Savoia), è
stato letto all’incontro con l’autore tenutosi
all’Accademia di Ungheria di Rroma il 4 ottobre
2006.
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