“Non
ho mai avuto un amore particolare per i libri. Ma essi
contenevano quello di cui mi sentivo privato, perché
erano saturi di molteplici vite all’infinito”.
E così è questa pungente autobiografia
di François Maspero: satura di molteplici vite
all’infinito. Editore di culto per generazioni
di intellettuali francesi, giovane ribelle senza fede
né partito che combatte e racconta le lotte politiche
esterne ed interne al suo paese, giornalista per necessità
di cronaca, traduttore per amore, scrittore. Viaggiatore
per vocazione: la Cuba di Castro, la Bolivia delle scoperte,
la Cina lontana, la Palestina e l’Israele da sempre
in guerra, i Balcani dopo la lotta fratricida.
Si parla di tutto, in questa autobiografia fuori dalle
righe: al centro non c’è Maspero, ma la
Storia. Che nell’arco di poco più di un
cinquantennio non fa che ripetersi, progredire e regredire
con guerre, sofferenza, conflitti. Pungente, sottile,
profonda, densa di significati, questa Storia.
Maspero ci racconta la vita dei suoi genitori, francesi
chiusi in lager tedeschi non perché ebrei, quindi
non “vittime”, ma “combattenti volontari”,
cioè oppositori politici.
Racconta del fratello. Dei suoi amici, dei suoi collaboratori,
di sconosciuti incontrati sulla strada del viaggio.
Decine e decine di vite, di storie dentro la sua storia.
Il giornalista Miguel, il medico Fanon, l’editore
Ruedo Ibérico, l’amico algerino Sadek,
la compagna di viaggio Michèle.
Per questo Maspero crea un nuovo tipo di biografia:
non più “solo” la testimonianza di
un’unica esperienza, ma mille e più vite
mescolate, unite da un ideale e separate dalla morte.
Mille vite, mille api. Anche Maspero era un’ape,
ma “per dirla con una metafora: di tutte quelle
api che mi avevano preceduto, non avevo conservato neanche
un po’ di miele. Solo il pungiglione. Ero diventato
proprio una vespa”. Ogni lettore darà una
sua interpretazione di cosa significhi esser vespa in
un mondo di api.
Maspero Ci fa riflettere sul perché dell’odio,
su come sia possibile affrontare questa vita, troppo
spesso dura e malinconica. Fondamentale quindi, anche
per lui, futuro editore militante nella Francia anni
’70, la lettura del nostro Primo Levi: “Se
questo è un uomo… essere un uomo,
un essere umano, può anche significare uccidere,
come estrema risorsa il nemico che nega ad altri il
diritto di essere un essere umano. Non se ne esce. I
benpensanti si stupiscono: come si può lottare
e uccidere per un’idea, l’idea che uno si
fa dell’uomo? Questo è vero, i benpensanti
hanno ragione: l’uomo non è un’idea.
Ma senza idea non c’è più uomo”.
La sua vita è quella sottile linea rossa che
unisce tutto: eventi, guerre, amore e morte, riflessioni,
passione per l’avventura. Emerge, soprattutto
nella prime pagine (dove ci spiega la fine della sua
famiglia) la personalità del francese doc: affascinante,
distaccato, senza radici, bohèmien ma battagliero.
Pungente, spesso tagliente, perché sa dove colpire.
Maspero ha scritto un libro stimolante, coinvolgente,
a tratti un po’ triste, ma sempre pieno di passione.
Un libro che non aspira a cambiare il mondo –
come i primi che lui stesso ha pubblicato sulla guerra
in Algeria – ma che si accontenta di descriverlo
così com’è.
François Maspero
Le api e la vespa
(Fusi orari), pag. 272, euro 16,00
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