304 - 24.08.06


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Inutile, come un libro

Mauro Buonocore



I libri sono inutili.
La sentenza viene emessa non solo dai nostri tempi che, col conforto e col supporto delle tecnologie e delle innovazioni, permettono che il sapere e le idee viaggino veloci e impalpabili sulle inconsistenti onde della materia digitale e dell’etere. Archivi polverosi e fastidiosi scaffali sono finalmente mandati in congedo definitivo dalle nuove vie della comunicazione e dell’informazione che riducono gli spazi, annullano gli ingombri, azzerano la scomodità in supporti leggeri, volatili e minuscoli, ma capienti assai più dell’intera biblioteca di Alessandria. È finita l’era di tomi e volumi che, letteralmente, non servono più.

Tale verdetto, però, non ha necessariamente bisogno di guru mediali, di ingegneri elettronici o del gotha del Mit di Boston per essere pronunciato. Basta un po’ di buon senso, un piccolo colpo d’occhio e una buona dose di concretezza, di pragmatismo, di vocazione alla razionalizzazione degli spazi e delle nostre attività, siano esse ludiche, professionali o della più alta caratura culturale. Consideriamo l’oggetto e al giudizio non potremo scappare. Salviamo pure del libro il contenuto. Con uno sforzo di generosità verso i più conservatori tra gli amanti dello scibile umano, diciamo pure che il libro conserva ancor’oggi un suo senso poiché parole e figure che esso contiene rappresentano un’esperienza unica di confronto tra ciascun individuo e il mondo che lo circonda, addirittura (all’apice dello sforzo di generosità) ammettiamo anche che un libro possa rappresentare un incontro più o meno proficuo con se stessi, possa contribuire a conoscersi meglio e a indagare con accresciuta curiosità tutto quanto ci sta intorno.
Ma pur essendoci spinti al limite ultimo per poter salvare questo oggetto dall’inutilità, non avremo influito affatto sulla sentenza, giacché, ammesso che il libro si voglia leggere, dopo la lettura non ne rimane che un oggetto inutile, comodo ospizio per una popolosa comunità di acari (e quindi, in alcuni casi, da inutile il libro si fa addirittura nemico della salute, nocivo).

Raccogliere le prove su cui la condanna del libro all’inutilità si basa rischierebbe di farci accumulare inimmaginabili quantità di carta e scartoffie buone per gli scantinati dei tribunali e non certo per una rivista online.
Ma c’è chi non si arrende, c’è chi non solo si ostina a voler maneggiare un libro, ma addirittura arriva fino al punto da perorarne la causa per convincere noi tutti che la sentenza è sbagliata ed è necessario ricorrere in appello perché i libri sono utili assai, e servono più di quanto la nostra quotidiana distrazione non ci lasci immaginare.

Tra questi c’è il professor Hugo Viro, la cui relazione al convegno internazionale “La tradizione che si rinnova”, svoltosi ad Alessandria d’Egitto, è stato raccolto in Italia da Emanuele Bevilacqua e pubblicato (ovviamente) in un volume dal titolo La biblioteca di Fort Knox.
Mirabilmente, nel suo intervento, il prof Hugo spazza via luoghi comuni sull’inutilità del libro e, anziché gingillarsi in paludati dibattiti sul futuro di tale oggetto, suggerisce all’attenzione di noi tutti alcuni lampanti esempi di come l’oggetto in questione contribuisca concretamente a migliorare la nostra vita quotidiana.

Non starò qui a ripetere passo per passo la penetrante relazione di Viro, ma accennerò soltanto ad alcune delle più importanti tra le osservazioni del professore; prima fra tutte l’incontestabile dato che la presenza di libri in casa contribuisce a garantirne la sicurezza da ladri e malintenzionati. Il dato è empirico: ricerche statistiche dimostrano che un’abitazione ad alta densità libresca è pressoché immune da furti. In altre parole, recenti studi dimostrano che il numero di furti nelle case diminuisce in maniera consistente con il crescere del Lime, il numero medio di libri presenti per ogni metro quadrato di appartamento (tanto per essere concreti: un Lime pari a 3 – tre libri per metro quadrato – garantisce con buona sicurezza che nessun ladro si avvicini a quella casa).

Viro enuncia dettagliatamente e analiticamente altri 14 modi e situazioni della nostra quotidianità, dall’alimentazione alla difesa personale fino all’arredamento d’interni, in cui i libri manifestano tutta la loro utilità concreta e si dimostrano una risorsa per le nostre vite.
Le parole del professore sono puntualmente accompagnate da dati incontrovertibili che le difendono da ogni tentativo di confutazione; Viro, noto studioso della materia, non lascia falle nelle sue argomentazioni, cosciente del fatto che il destino del libro non è affatto uno scherzo e la sentenza che lo condanna non è per niente definitiva.


Emanuele Bevilacqua
La biblioteca di Fort Knox
ovvero: come salvare i
libri da una fine sicura

Cooper, pag. 72, euro 9

 


 

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