Il filosofo
iraniano Ramin Jahanbegloo è stato arrestato
all’aeroporto di Teheran giovedì scorso,
per motivi ancora sconosciuti. La notizia, diffusa dal
sito indipendente Roozonline, è stata ripresa
dal quotidiano spagnolo El Pais. Intellettuale liberal
molto noto in Europa, Jahanbegloo è nato a Teheran
e attualmente insegna presso il Dipartimento per gli
Studi Contemporanei del Cultural Research Bureau della
capitale. Sebbene nulla sia stato detto sui motivi dell’arresto,
è probabile che l’intellettuale paghi oggi
la polemica pacifica ma intransigente che nell’ultimo
anno egli ha condotto verso il presidente Mahmoud Ahmadinejad.
A gennaio aveva raccontato su El Pais la sua visita
ad Auschwitz, in un articolo che suonava indirettamente
critico verso le dichiarazioni con cui, appena un mese
prima, il presidente iraniano aveva negato l’Olocausto.
Spiegava: “Senza dubbio Auschwitz è un
avvenimento inqualificabile dell’inumano, ma è
nostra responsabilità testimoniare l’inqualificabile
di Auschwitz”. Risale invece al 20 aprile l’ultimo
articolo pubblicato sul quotidiano progressista madrileno,
Il dibattito intellettuale iraniano.
In Italia è noto per aver partecipato a diversi
convegni, tra cui quello organizzato a ottobre a Venezia
da Francesco Rutelli, sul tema del rapporto tra Islam
e democrazia. Autore di alcuni articoli pubblicati dalla
rivista italiana Reset, diretta da Giancarlo Bosetti,
è da poco entrato a far parte del comitato scientifico
della neonata associazione internazionale Reset-Dialogues
on Civilizations, nel cui Consiglio direttivo siedono
tra gli altri Giuliano Amato, Francesco Micheli e Piergaetano
Marchetti. A inizio marzo ha partecipato al primo convegno
dell’associazione, tenutosi al Cairo, dove ha
letto un testo dall’emblematico titolo “Al
di là dello scontro delle intolleranze”.
Dopo aver conseguito un dottorato in filosofia alla
Sorbona e un post-dottorato a Harvard, Jahnabegloo ha
intrapreso la carriera accademica: assistant professor
all’Università di Toronto, docente all’Associazione
filosofica iraniana, ricercatore all’Istituto
Francese di Iranistica a Teheran. Proprio questo mese
stava per iniziare nuovi corsi di insegnamento delle
dottrine di Hegel alla Casa degli Artisti della capitale.
Autore di numerosi libri sulla globalizzazione, la
filosofia indiana ed occidentale (tra cui Conversazioni
con Isaiah Berlin), Jahanbegloo ha portato a Teheran
pensatori come Jürgen Habermas, Richard Rorty e
Antonio Negri, e ha tenuto corsi anche su autori ebrei
come Hannah Arendt. E’ stato arrestato mentre
era in partenza per Bruxelles, dove avrebbe dovuto partecipare
al Transatlantic Forum organizzato dal German Marshall
Fund (200 partecipanti di alto livello, da John McCain
a Javier Solana). La notizia dell’arresto non
e’ stata ancora ufficializzata, ma suona come
una conferma il pianto con cui la moglie dell’intellettuale
ha accolto un giornalista che chiedeva informazioni,
e anche il suo sito personale è ora inaccessibile.
Nelle ultime settimane, si legge sul sito Roozonline,
vari intellettuali hanno denunciato l’intensificarsi
di una campagna del governo contro le voci d’opposizione.
“Essere a favore o contro dell’Occidente
non è un problema. Il vero problema è
chi siamo noi. E non possiamo rispondere a questa domanda
senza sentirci parte del mondo e responsabili di ciò
che succede in esso”. E’ anche per queste
parole che Jahanbegloo è oggi in una prigione
di Teheran.
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