Vincenzo
Trione
Atlanti Metafisici
Skira editore, 2005
pag.384, euro 24,50
Atlanti Metafisici è un invito, e tentativo
al tempo stesso, di viaggiare entro traiettorie metafisiche
di un'altra mente, proprio come sfogliando le innumerevoli
immagini che si susseguono sulle pagine di un atlante
geografico. La mappa geografica di luoghi lontani in
cui paralleli e meridiani si intersecano nel loro più
ampio significato di relazione tra letteratura, filosofia,
pittura, e che vedono quale primo protagonista, il padre
della Metafisica.
Il libro di Trione racchiude, appunto, l'intrigante
percorso che De Chirico compie, attraverso tappe fatte
di incontri con Nietzsche, Jung, Eisenstein, il mondo
della Grecia, quello suo attuale, senza giungere mai
a un totale arrivo. Più che di arrivo in lui
si parla di deriva.
Un viaggio interminabile che, come un Ulisse diretto
verso la sua Itaca, lo porta e conduce semplicemente
di fronte alla sublimità dell'opera d'arte.
Le sue radici di sicuro affondano in un terreno dal
sapore antico, quale quello della Grecia, fatto di misurazione,
canoni prestabiliti, prospettiva ricorrente, perenne
presenza del simbolo della statua che nella sua immobilità
vive contesti cristallizzati di una città in
continuo divenire.
De Chirico "nemico degli alberi, amico della statua",
come lo ebbe a definire Apollinaire, è il continuatore
di una tradizione di ibridazione che nasce già
nell'Ellenismo, nella Grecia, paese in cui nasce il
post-moderno.
La trasposizione della statua greca a Roma è
appunto una forma di ibridazione, attraverso cui De
Chirico atarassicamente arriva a creare una continuazione
tra accecamento della statua greca e il nordismo, ed
in tal maniera, quasi come un nomade nell'ambito dei
trascorsi storici, porta con sè sempre nuove
culture, attraverso il processo del dimenticare
a memoria.
Dimenticare a memoria il passato insegnamento degli
antichi, e procedere il viaggio, come un nomade, per
il conseguimento di una propria scoperta.
De Chirico è il bambino che gioca con il mondo.
Per lui la critica non ha alcuna importanza, poiché
l'opera d'arte è di per sé un pensiero
eloquente che, in quanto tale, non necessita di didascalia
alcuna.
In questa maniera si può guardare De Chirico
come un'icona; come un artista che è vissuto
in posa; un artista in cui è vibrante il senso
infantile del vivere, il senso del vuoto di chi è
vissuto corpo a corpo col deserto.
Mentre nel Rinascimento la prospettiva rappresenta l'ottimismo,
l'egocentrismo dell'uomo divenuto copula mundi e
faber sui, in De Chirico simboleggia il vuoto silenziosamente
rappresentato.
I quadri di De Chirico appaiono come degli altari,
privi di sociale, in cui è impossibile rintracciare
e scorgere una benchè minima vitalità.
Come afferma Breton: "da un lato l'artista che
sceglie di stare in una città solida come una
roccaforte, con portici e frontoni, illuminata dalle
albe e dai tramonti dei 'soli dello spirito'. Dall'altro
lato il pittore che decide di schierarsi tra gli assediati
della stessa città, da lui disegnata per essere
inespugnabile".
Atlanti Metafisici, dunque, un ponderoso libro
che nasce dal frammento per sfociare nel dettaglio di
guardare l'opera d'arte nei suoi molteplici particolari.
Opera letteraria in cui vi sono riferimenti geografici,
osservazione al dettaglio.
Esplorazioni geografiche che Trione pensa siano una
strategia su cui la critica non ha mai posto la dovuta
attenzione.
Guardare De Chirico attraverso le sue molteplici sfaccettature,
e provare a viaggiare attraverso i suoi illimitati viaggi,
peraltro privi di arrivo.
Viaggiare significa muoversi nel tempo e nello spazio.
Sprofondare in una idilliaca fessura che conduce da
un territorio a un altro.
Continuo procedere, andare avanti che, alla fine, appare
vano. Correre verso un luogo, ma mentre la destinazione
si avvicina divenendo reale, il luogo di partenza si
allontana e sostituisce la destinazione nell'irrealtà
del ricordo.
Il nomade si illude di essere giunto in un luogo, ma
non approda mai nella terra del desiderio. Ogni navigazione
sfocia in un naufragio inevitabile.
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