Cari amici
di Caffe' Europa,
domenica 16 ottobre 2005 ho partecipato, nella duplice
veste di elettore
e di scrutatore, alle primarie del centrosinistra che
hanno visto,
attraverso una elevata affluenza al voto, la conferma
di Romano Prodi quale candidato premier alle elezioni
politiche della primavera 2006.
Pur non facendone un dogma e preferendo una valutazione
caso per caso, sono anch’io tra i sostenitori
delle primarie e mi auguro che questo tipo di verifica
popolare delle candidature possa diventare nel tempo
la regola e non restare l' eccezione. Ritengo infatti
che l’idea di democrazia propria del centrosinistra
debba porre l' accento sul "noi" e dunque
su un soggetto plurale che comprende la rete di relazioni
tra candidati, partiti e cittadini.
In altre parole, il metodo delle primarie crea un’occasione
di dialogo in più tra chi si propone alle varie
cariche elettive, i partiti che fungono da principale
agente organizzativo e i cittadini ai quali è
demandata la decisione di ultima istanza rispetto alle
ipotesi in campo.
Ecco, se penso a un’idea che aiuti a ridare credibilità
alla politica, oltre all’onestà e alla
competenza di chi la esercita per professione, penso
esattamente a questo: alla democrazia partecipata.
Riprendo il filo del racconto per annotare che, mentre
ero al seggio e svolgevo le funzioni di scrutatore,
mi sono ritrovato a canticchiare, fra me e me, alcuni
versi di una canzone di Giorgio Gaber: "libertà
non è star sopra un albero, non è neanche
avere un’opinione, libertà non è
uno spazio libero, libertà è partecipazione".
Queste parole sono state parte essenziale della colonna
sonora che ha accompagnato la stagione di impegno civile
e politico degli anni Settanta. Per quanto mi riguarda,
rammento che posi il motto "libertà è
partecipazione" in cima agli ideali che animarono
il mio attivismo nel movimento studentesco.
Vennero poi gli anni Ottanta, epoca di riflusso nel
privato e disincanto dalle ideologie. Il primato della
politica sulla società e sulle persone entrò
in crisi. I primi a risentirne furono i partiti che
si svuotarono in un passaggio storico, ancora in corso,
che li ha chiamati a ripensare se stessi, ridefinendo
valori, identità, comportamenti e strategie.
Sono i corsi e i ricorsi della storia in un moto pendolare
che vede pure gli individui alternare fasi di afflato
comunitario ad altre di maggiore introspezione personale
se non proprio di disinteresse nei confronti della politica.
Ritorno però al presente di questa riflessione
per dire che la stima e l'affetto che continuo a provare
verso il compianto Gaber non mi impedisce una rivisitazione
critica dei suoi versi. Alla luce degli studi e dell’esperienza,
ho appreso un significato più esteso del termine
libertà, che contempla sia la sfera dei diritti
individuali che quella dei diritti collettivi. E dunque,
per stare all’esempio, la libertà è
sì partecipazione ma pure rispetto e tutela di
chi sceglie di restare sopra l’albero a giocare
o a osservare le cose, oppure di chi ha un’opinione
magari non allineata o, infine, di chi gode di uno spazio
libero in cui esprimersi, secondo insindacabili gusti
e inclinazioni.
Rientrato a casa dal seggio, ho compiuto una piccola
verifica teorica dei miei pensieri, riprendendo in mano
il libro di Norberto Bobbio Liberalismo e democrazia
(Franco Angeli, 1985).
Ricordo che, quando lo lessi per la prima volta, mi
accese la classica lampadina illustrando i concetti
di "libertà negativa" e di "libertà
positiva". La prima attiene alle garanzie di libertà
e ha lo scopo di difendere l’individuo dagli abusi
del potere. Muove dal principio dello stato liberale
come stato limitato e vede una delle sue espressioni
più note nell’art. 2 della Dichiarazione
dei diritti dell' uomo e del cittadino, 1789: "Lo
scopo di ogni associazione politica è la conservazione
dei diritti naturali e imprescrittibili dell' uomo".
Se la libertà negativa è, pertanto, una
libertà "da", la libertà positiva
è una libertà "di". In uno stato
democratico, il tipico momento di questa libertà
è la partecipazione al voto dei cittadini che,
in questo modo, influenzano la formazione delle decisioni
pubbliche.
Opportunamente, il filosofo scomparso insegnava che
affinché tale partecipazione sia reale e non
fittizia devono sussistere dei presupposti
necessari quali la libertà di opinione, di stampa,
di riunione,
di associazione e, aggiungo senza probabilità
di errore, di pluralismo
televisivo.
A complemento di questi classici concetti, divenuti
ormai patrimonio
comune di larga parte dei partiti e dei cittadini di
centrosinistra, cito, di nuovo, una tesi di Bobbio secondo
cui "ideali liberali e metodo
democratico si sono venuti gradualmente intrecciando.
Oggi soltanto
gli stati nati dalle rivoluzioni liberali sono democratici
e soltanto gli
stati democratici proteggono i diritti dell'uomo: tutti
gli stati
autoritari sono invece antiliberali e antidemocratici".
Mi preme concludere la descrizione di una giornata
particolare, per me e per molti altri densa di emozioni,
con due brevi, curiose note relative al seggio in cui
ho operato, vale a dire quello allestito in un gazebo
posto davanti alle scuole elementari di Vicomoscano,
frazione del comune di Casalmaggiore (CR).
La prima nota riguarda noi componenti di seggio che,
dati i ritmi blandi
dell'affluenza al voto di un piccolo paese, ci siamo
abbandonati, in mattinata, tra qualche chiacchiera,
alla lettura dei giornali sino a che Giorgio, il più
giovane e forse più saggio tra gli scrutatori,
ha pensato di fornire un tono lievemente conviviale
preparando, da vero esperto, un ottimo vin brulé,
offerto poi anche agli elettori desiderosi di riscaldarsi
un po' all' imbrunire di questo giorno autunnale.
Una telefonata a un amico di Torino che mi comunicava
di aver fatto tre quarti d' ora di fila per votare ha
contribuito a innalzare ulteriormente il buonumore del
seggio.
La seconda nota attiene, invece, alla più intima
soddisfazione che ho provato nel vedere una coppia sui
60 anni accostarsi al voto con un fare determinato versando,
tra l' altro, 10 euro al posto dei 2 previsti.
E, detto questo, dopo aver ritirato il programma dell'Unione
e ringraziato per aver potuto votare, la coppia si è
incamminata, mano nella mano, verso casa. In quei gesti
di tenera serenità m'è parso di cogliere
un segno di fiducia e di speranza, la voglia di un'Italia
civile, pulita, ben governata.
Se un appuntamento politico come le primarie del 16
ottobre sono state
anche solo una tappa di avvicinamento a tale obiettivo,
penso che abbiano raggiunto il loro scopo. Un grazie
finale al Professor Prodi che le ha tenacemente volute.
Da ex allievo gli porgo i più sinceri auguri
per le sfide future.
Cordiali saluti
Massimo Negri - Casalmaggiore (CR)
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