288 - 13.11.05


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Alle primarie, pensando
a Gaber e a Bobbio

Massimo Negri



Cari amici di Caffe' Europa,
domenica 16 ottobre 2005 ho partecipato, nella duplice veste di elettore
e di scrutatore, alle primarie del centrosinistra che hanno visto,
attraverso una elevata affluenza al voto, la conferma di Romano Prodi quale candidato premier alle elezioni politiche della primavera 2006.

Pur non facendone un dogma e preferendo una valutazione caso per caso, sono anch’io tra i sostenitori delle primarie e mi auguro che questo tipo di verifica popolare delle candidature possa diventare nel tempo la regola e non restare l' eccezione. Ritengo infatti che l’idea di democrazia propria del centrosinistra debba porre l' accento sul "noi" e dunque su un soggetto plurale che comprende la rete di relazioni tra candidati, partiti e cittadini.
In altre parole, il metodo delle primarie crea un’occasione di dialogo in più tra chi si propone alle varie cariche elettive, i partiti che fungono da principale agente organizzativo e i cittadini ai quali è demandata la decisione di ultima istanza rispetto alle ipotesi in campo.

Ecco, se penso a un’idea che aiuti a ridare credibilità alla politica, oltre all’onestà e alla competenza di chi la esercita per professione, penso esattamente a questo: alla democrazia partecipata.

Riprendo il filo del racconto per annotare che, mentre ero al seggio e svolgevo le funzioni di scrutatore, mi sono ritrovato a canticchiare, fra me e me, alcuni versi di una canzone di Giorgio Gaber: "libertà non è star sopra un albero, non è neanche avere un’opinione, libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione".
Queste parole sono state parte essenziale della colonna sonora che ha accompagnato la stagione di impegno civile e politico degli anni Settanta. Per quanto mi riguarda, rammento che posi il motto "libertà è partecipazione" in cima agli ideali che animarono il mio attivismo nel movimento studentesco.
Vennero poi gli anni Ottanta, epoca di riflusso nel privato e disincanto dalle ideologie. Il primato della politica sulla società e sulle persone entrò in crisi. I primi a risentirne furono i partiti che si svuotarono in un passaggio storico, ancora in corso, che li ha chiamati a ripensare se stessi, ridefinendo valori, identità, comportamenti e strategie.

Sono i corsi e i ricorsi della storia in un moto pendolare che vede pure gli individui alternare fasi di afflato comunitario ad altre di maggiore introspezione personale se non proprio di disinteresse nei confronti della politica.
Ritorno però al presente di questa riflessione per dire che la stima e l'affetto che continuo a provare verso il compianto Gaber non mi impedisce una rivisitazione critica dei suoi versi. Alla luce degli studi e dell’esperienza, ho appreso un significato più esteso del termine libertà, che contempla sia la sfera dei diritti individuali che quella dei diritti collettivi. E dunque, per stare all’esempio, la libertà è sì partecipazione ma pure rispetto e tutela di chi sceglie di restare sopra l’albero a giocare o a osservare le cose, oppure di chi ha un’opinione magari non allineata o, infine, di chi gode di uno spazio libero in cui esprimersi, secondo insindacabili gusti e inclinazioni.

Rientrato a casa dal seggio, ho compiuto una piccola verifica teorica dei miei pensieri, riprendendo in mano il libro di Norberto Bobbio Liberalismo e democrazia (Franco Angeli, 1985).
Ricordo che, quando lo lessi per la prima volta, mi accese la classica lampadina illustrando i concetti di "libertà negativa" e di "libertà positiva". La prima attiene alle garanzie di libertà e ha lo scopo di difendere l’individuo dagli abusi del potere. Muove dal principio dello stato liberale come stato limitato e vede una delle sue espressioni più note nell’art. 2 della Dichiarazione dei diritti dell' uomo e del cittadino, 1789: "Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili dell' uomo".
Se la libertà negativa è, pertanto, una libertà "da", la libertà positiva è una libertà "di". In uno stato democratico, il tipico momento di questa libertà è la partecipazione al voto dei cittadini che, in questo modo, influenzano la formazione delle decisioni pubbliche.
Opportunamente, il filosofo scomparso insegnava che affinché tale partecipazione sia reale e non fittizia devono sussistere dei presupposti
necessari quali la libertà di opinione, di stampa, di riunione,
di associazione e, aggiungo senza probabilità di errore, di pluralismo
televisivo.
A complemento di questi classici concetti, divenuti ormai patrimonio
comune di larga parte dei partiti e dei cittadini di centrosinistra, cito, di nuovo, una tesi di Bobbio secondo cui "ideali liberali e metodo
democratico si sono venuti gradualmente intrecciando. Oggi soltanto
gli stati nati dalle rivoluzioni liberali sono democratici e soltanto gli
stati democratici proteggono i diritti dell'uomo: tutti gli stati
autoritari sono invece antiliberali e antidemocratici".

Mi preme concludere la descrizione di una giornata particolare, per me e per molti altri densa di emozioni, con due brevi, curiose note relative al seggio in cui ho operato, vale a dire quello allestito in un gazebo posto davanti alle scuole elementari di Vicomoscano, frazione del comune di Casalmaggiore (CR).
La prima nota riguarda noi componenti di seggio che, dati i ritmi blandi
dell'affluenza al voto di un piccolo paese, ci siamo abbandonati, in mattinata, tra qualche chiacchiera, alla lettura dei giornali sino a che Giorgio, il più giovane e forse più saggio tra gli scrutatori, ha pensato di fornire un tono lievemente conviviale preparando, da vero esperto, un ottimo vin brulé, offerto poi anche agli elettori desiderosi di riscaldarsi un po' all' imbrunire di questo giorno autunnale.
Una telefonata a un amico di Torino che mi comunicava di aver fatto tre quarti d' ora di fila per votare ha contribuito a innalzare ulteriormente il buonumore del seggio.
La seconda nota attiene, invece, alla più intima soddisfazione che ho provato nel vedere una coppia sui 60 anni accostarsi al voto con un fare determinato versando, tra l' altro, 10 euro al posto dei 2 previsti.
E, detto questo, dopo aver ritirato il programma dell'Unione e ringraziato per aver potuto votare, la coppia si è incamminata, mano nella mano, verso casa. In quei gesti di tenera serenità m'è parso di cogliere un segno di fiducia e di speranza, la voglia di un'Italia civile, pulita, ben governata.
Se un appuntamento politico come le primarie del 16 ottobre sono state
anche solo una tappa di avvicinamento a tale obiettivo, penso che abbiano raggiunto il loro scopo. Un grazie finale al Professor Prodi che le ha tenacemente volute. Da ex allievo gli porgo i più sinceri auguri per le sfide future.
Cordiali saluti
Massimo Negri - Casalmaggiore (CR)

 


 

 

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